Verso il Rifugio Chabod: in Valsavarenche tra storia e natura

18 Gennaio 2017

Con questo racconto vogliamo far scoprire un sentiero molto frequentato e conosciuto sotto un altro punto di vista, facendo venir voglia di farsi accompagnare da una Guida del Parco per riscoprire un mondo nascosto.

Si lascia l’auto al parcheggio in località Pravieux, pochi km prima di Pont di Valsavarenche. Da qui parte la nostra avventura sul sentiero che sale verso il Rifugio Chabod. Siamo nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso, il più vecchio Parco d’Italia, e la sua storia ci accompagnerà per tutta la giornata, perché oltre alle meraviglie naturalistiche c’è un patrimonio storico inscindibile da queste montagne che non si può non raccontare.

Si attraversa il ponte sul torrente Savara, in uno dei pochi tratti in cui le sue acque scorrono tranquille sul fondo valle della Valsavarenche, e dirigendosi verso l'alpeggio omonimo, si inizia a salire per addentrarsi in un antico bosco di Larici.

Guardando verso l’alto, nella penombra del sottobosco, si vede uno degli esempi più rappresentativi dell’eredità lasciata da Re Vittorio Emanuele II. Con una serie di ingegnosi muretti a secco, il sentiero riesce a superare questo ripido pendio con apparente facilità. La maestria dei montanari di un tempo ha creato negli anni una rete di mulattiere reali in tutto il Parco, in modo che il Re potesse facilmente salire alle quote più alte per le sue battute di caccia, in sella al suo cavallo, senza far fatica. Il frutto di questo lavoro, giunto fino ai giorni nostri, rende facile le nostre escursioni nel Parco, potendo approfittare delle pendenze ridotte e di un battuto spesso piastrellato di rocce di gneiss occhiadino. L’istituzione del Parco ha fatto sì che non solo lo Stambecco si salvasse dall’estinzione, ma che anche questi importanti pezzi della nostra storia venissero mantenuti e valorizzati.

Dopo circa 30 minuti di salita su questi tornanti si arriva ad una stupenda balconata sul fondovalle, dove possiamo approfittare per riprender fiato, bere qualcosa di caldo e godere del volo di qualche Aquila reale intenta a cercare correnti di aria calda per alzarsi di quota e iniziare la sua battuta di caccia.

Ripartendo per la nostra salita si nota subito come il pendio diventa molto più dolce, le pendenze del sentiero molto più lievi, e il bosco fitto lascia pian piano spazio a radure sempre più ampie contornate da enormi Larici secolari. Questi sono gli ambienti preferiti del Gallo forcello che in questa stagione sfrutta la neve per costruirsi degli igloo di riparo sotto il manto nevoso. Per questo motivo bisogna sempre fare molta attenzione ad uscire dagli itinerari già battuti per andare fuori pista, perché si rischierebbe di schiacciarli sotto la neve. C’è da dire che nella maggior parte dei casi i Galli forcelli escono dai loro igloo molto tempo prima del nostro arrivo, poiché avvertono il nostro avvicinamento da grande distanza.

In neanche 20 minuti ci ritroviamo in un’ampia radura con al centro alcuni alpeggi. Questa località si chiama Lavassey ed è posta a 2194 m. Da qui la vista è superba ed indimenticabile, in qualsiasi stagione si passi, e merita la gita. Volendo il sentiero prosegue per almeno un'altra ora e mezza verso il Rifugio Chabod, meta di molti alpinisti che all’alba sfidano i 4000 metri del Gran Paradiso. Ma decidere di fermarsi per godersi in pieno il silenzio assordante della natura interrotto solo dal nostro respiro… può valere più di mille record di dislivello!

 

Partenza: Pravieux 1834 m
Arrivo: Lavassey mt 2194
Dislivello: 400 m circa

Date previste: domenica 29 gennaio

Info e prenotazioni: www.percorsialpini.com  

cell. 344 293 4602

 

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