Al Festival In-træcci i linguaggi ed i personaggi femminili di Valeria Tron
Un piccolo borgo, una lingua che si fa metro di curiosità e rispetto, una donna disillusa alla ricerca di sé, un villaggio di personaggi e sentimenti. Accompagnata dalle note di Maura Susanna, Valeria Tron ha presentato ieri, sabato 3 settembre, il suo “L’equilibrio delle lucciole” in occasione del Festival In-træcci. A fare da sfondo all’incontro, moderato da Franz Rossi di Passaggi a Nord Ovest, il medievale Bard, un altro paese di montagna non dissimile dallo scenario che Adelaide, protagonista afflitta dal disamore, ritrova nella strada verso la ripresa in mano della propria vita.
L’intelligenza emotiva di Adelaide
Tra pagine nelle quali ogni personaggio incarna e condivide un preciso sentimento, tra le righe di una storia che parla di persone e paesi, una donna delusa torna a casa persa nel ricordo lontano della sua infanzia: circondata e confortata da paesaggi e volti familiari, lungo quattordici giorni ciascuno coincidente con un capitolo, ella ritrova la vecchia e affezionata custode Nana.
“Adelaide arriva nel mezzo a una bufera di neve primaverile e subito non si sente accolta da una casa sulla quale il tempo ha lavorato mutandola e modellandola e subito incontra Nana, sua zia elettiva che immediatamente ne coglie i bisogni – ha raccontato Valeria Tron -. Ella confida alla donna il segreto che ha lungamente tenuto nascosto, ovverosia la sua biblioteca di vita conservata in uno sgabuzzino, e le due come iniziano ad apprezzare la reciproca compagnia avendo cura l’una dell’altra e riuscendo a esaudirsi vicendevolmente”.
La lingua come “veicolo di emozioni e linguaggi”
Se l’italiano rappresenta per Valeria la lingua del viaggio e dell’esplorazione, l’autrice identifica il patois e il personaggio nel quale esso è impersonato, la custode Nana, quale modalità di sentire la terra cui esso si confida addestrando al linguaggio.
“Vivo in un paese piccolo che, ancorché vuoto, coincide con il senso stesso di casa, che diviene tutto ciò su cui si posa lo sguardo, da un nuovo viso in visita al nuovo arrivo di un bambino – ha spiegato l’autrice -. La mia lingua latte, il musicale e prevalentemente orale patois, è una lingua empatica poiché obbliga l’individuo ad ascoltare l’altro nonché un veicolo potentissimo di emozioni, gentile e pudico, perché incapace di contemplare concetti quali amo, odio o addio”.
La rilevanza dei personaggi femminili
Ognuno dei personaggi di Valeria Tron porta con sé una storia che non soltanto aiuta Adelaide a compiersi ma che a sua volta si completa e si disegna giungendo al proprio epilogo.
“Ella entra in contatto con la terra e la vita e inizia ad adattarsi al ritmo lento delle stagioni, ingrediente creatore di una memoria e di una cultura che, come piante da semi, crescono dal basso con la lentezza e la cura che contraddistinguono la natura – ha continuato la scrittrice -. In un mondo che ci richiede di essere sempre attivi e performanti è così difficoltoso ricercare una piccola cosa come può essere la felicità della lentezza e della cura”.
Tra i protagonisti maggiormente evidenziati e valorizzati de “L’equilibrio delle lucciole” figurano le donne, capostipiti della concezione matrilineare tipicamente montuosa poggiante però sul patriarcato.
“In quel villaggio di minatori, a portare le piccole cose nonché il peso della montagna sono non a caso le donne – ha aggiunto l’autrice -. Sono madri e falegname che prendono il posto di padri e mariti morti precocemente ai cui sentimenti ho voluto rendere un omaggio concreto”.
Un “romanzo di rapporti”
Pubblicato a giugno, il romanzo di Valeria Tron rappresenta il frutto di uno scavo interiore alla ricerca dei lati belli e brutti dei ricordi dell’autrice, che ha voluto presentarsi al mondo e al pubblico nel modo più onesto possibile.
“Ho svuotato una gerla di sassi arrivando a riempirla della gratitudine e dell’affetto che mi sono derivati da coloro che lo hanno letto e amato come io ho amato scriverlo – ha concluso la scrittrice -. Un libro può racchiudere tanto dell’esistenza di una persona ma può espandersi senza controllo come la casa che essa vive tutti i giorni come un dono”.
In una sovrapposizione tra due realtà non così diverse come la campagna e la città nelle quali ad averla da padrone è il bene comune dell’educazione sentimentale, “il cambiamento che noi vorremmo vedere è nelle nostre mani ma saremo in grado di attuarlo solamente se riusciremo ad avvicinarsi all’altro senza diffidenza, paura o preconcetti bensì presentandosi come una persona che ha da elargire sorrisi e gesti gentili”.