Il linguaggio dalle guide di viaggio ai podcast, il primo incontro del Festival In-træcci a Bard
Video in formato verticale, racconti audio al massimo di cinque minuti e guide turistiche sottoforma di podcast. I linguaggi sono cambiati e cambiano di continuo. Cosa hanno in comune i diversi mezzi di comunicazione? Hanno affrontato queste questioni Angelo Pittro, il direttore della casa editrice di guide turistiche Lonely Planet Italia, Katia Berruquier, programmista-regista della sede Rai Valle d’Aosta, e Denis Falconieri, giornalista e autore di guide di viaggio.
La “chiacchierata” ha avuto luogo il 2 settembre, nella sala comunale di Bard, ed è stato il primo di una serie di incontri che compongono il nuovo Festival In-træcci, un progetto nato dalla collaborazione fra AostaSera e il podcast “Passaggi a Nord Ovest”. L’intenzione del festival, spiega Denis Falconieri, è quella di “organizzare appuntamenti per fare chiacchierate con chi lavora con questi mezzi e per raccontare i territori. I linguaggi sono tanti, diversi e si sono evoluti”, ed è una parte di quello che è emerso in questo primo incontro.
Come sono cambiati e cambiano i linguaggi
“Il linguaggio è una rivoluzione in cui siamo da tempo immersi” anticipa subito Angelo Pittro “Si parla sempre di digitale, di tecnologie, ma quasi mai ci soffermiamo su quanto cambi il modo di raccontare, di veicolare quel contenuto. La verità è che ognuno di noi ne è immerso, grazie ai social siamo diventati tutti comunicatori, e lo facciamo con linguaggi che cambiano continuamente”.
La casa editrice Lonely Planet è nata nel 1973 dall’esigenza di colmare una mancanza di contenuti, in quanto non esistevano guide turistiche che raccontassero la parte di mondo dell’Asia “che era interessante” aggiunge Pittro.
“Non c’erano proprio gli strumenti, e quelli che c’erano raccontavano il mondo in modo tradizionale”. La svolta di Lonely Planet è stata quella di deviare queste consuetudini, proponendo una narrazione di stampo amichevole, usando un “tono scanzonato” e iniziando a raccogliere i suggerimenti dei lettori. “Per l’epoca era rivoluzionario” ricorda il referente.
“Cambiano gli strumenti, il linguaggio si affina in virtù del mezzo che si usa e in virtù dello spettatore ed evolve anche il professionista” annuncia Katia Berruquier, che ha iniziato la sua carriera lavorando con Tele Alpi. “Per me è stato un vantaggio, perché è così che mi sono resa conto che mi interessava di più il racconto approfondito invece che la notizia. Poi sono passata alla radio”.
Nonostante ora si occupi di linguaggio scritto, anche Angelo Pittro ha sperimentato il campo radiofonico lavorando per una dozzina di anni per Radio Capital, per la quale realizzava dirette radiofoniche durante brevi viaggi. “Per me è stata una grande lezione di linguaggio. Scrivere guide turistiche è completamente diverso da raccontare la propria esperienza in solo un’ora di trasmissione radiofonica. Mi sembrava che non si potesse raccontare nulla in un tempo così contratto. In realtà, non avevo capito niente”.
Infatti, Pittro ha fatto notare che quello è diventato l’elemento al quale ora siamo abituati. “Ora con i social è tutto velocissimo, ma allo stesso tempo tutto si sta appiattendo e tutto si somiglia. Per me scrivere guide turistiche resta un bisogno, è la raccolta di un momento quasi intimo che io percepisco solo nei libri. Penso infatti che la libreria di casa sia un oggetto che racconta qualcosa di noi”.
Anche Berruquier ha sperimentato una declinazione diversa della sua abituale occupazione: “Volevo portare la radio in podcast” dichiara “Mi sono accorta che scrivere un podcast era ancora diverso da scrivere per la radio, la televisione o per giornali”. “Io trovo che il linguaggio dei podcast sia più vicino alla narrazione di un libro rispetto a quella dei social” opina Pittro “ci sono meno limiti e si può approfondire di più”.
“Comunque, nonostante la velocità di questi tempi, l’approfondimento resta il mio approccio” asserisce Berruquier. Secondo Pittro, “la strategia è stare dietro ai cambiamenti continui. Noi sappiamo realizzare guide ma non è detto che siamo in grado di usare il linguaggio dei social. Pensiamo di saperlo fare ma non è così. Non basta spacchettare i contenuti e metterli sui social, perché non sono stati pensati per essere messi lì. Quando si scrive una guida si trasferiscono sia i dati oggettivi che le sensazioni provate durante la visita a un certo luogo; se se ne taglia un pezzo per farci un post su instagram si perde l’emozione inserita nel libro“.
Le diverse sfaccettature del linguaggio
La radio racconta attraverso l’esperienza dell’intervistato, mentre una guida turistica presenta un luogo a partire dalle suggestioni registrate dall’autore. Sono linguaggi diversi, che anche se raccontassero la stessa cosa genererebbero risultati meravigliosamente differenti.
Dalla frontiera radiofonica, Katia Berruquier conferma che la formula che adora è “il racconto attraverso gli ospiti. Mi piace chiedere perché mi piace ascoltare. Non sono io il filtro ma permetto a chi intervisto di raccontarsi. Non c’è persona dalla quale io non abbia imparato qualcosa”. Tuttavia, specifica che non si tratta di un interrogatorio unilaterale, ma di una narrazione che si costruisce insieme, una chiacchierata trascorsa in quello che lei ha deciso di chiamare “salotto radiofonico“, non studio.
“Va affinata la tecnica delle domande” aggiunge. “In particolare anche i bambini ci insegnano a raccontare il territorio in modo diverso, ma il contenuto resta lo stesso, è sempre l’esperienza personale, la passione, e a me interessa questo”. In più, la radio non è solo voce. “Non abbiamo solo il linguaggio verbale” fa notare ancora Berruquier “Noi parliamo con tutto il corpo. In radio usiamo tanto i gesti e gli sguardi anche se l’ascoltatore non lo vede ma io so che traspare. I miei ospiti quando vengono sorridono, e questo va oltre le parole”.
Dalla parte del linguaggio scritto, Denis Falconieri testimonia che “la parte difficile di un autore è dover scegliere: trovare le parole giuste e parlare anche di posti che magari a me sembrano meno significativi. Il linguaggio di una guida richiede un lavoro certosino, di rifinitura, scegliere le parole adeguate, sintetizzare. È un lavoro riflessivo, l’autore non deve comparire troppo ma si deve riuscire a trasmettere sensazioni a chi legge. Ecco come cambia il modo di declinare il racconto in base agli strumenti che si usano”.
“C’è una responsabilità enorme, quella di invogliare le persone a viaggiare” aggiunge Angelo Pittro “Un editore deve mettere l’accento sui posti e trasmettere il messaggio di viaggiare meno ma meglio. Io cerco sempre di parlare di attività che hanno una certa etica. A volte il turismo può portare belle cose. Ad esempio raccontando la storia di una ragazza abruzzese che ha ripreso l’allevamento di pecore ho contribuito alla crescita della sua iniziativa, ho dato vita a una preziosa reazione a catena“.
Il podcast che racconta il Borgo di Bard
Alla fine dell’incontro, gli spettatori hanno potuto ascoltare il primo episodio del podcast “Passaggi a Nord Ovest”. “È una forma di sperimentazione” spiega lo scrittore Franz Rossi, che ha lanciato l’iniziativa. Questo podcast mette a disposizione contenuti audio mentre si percorre il Borgo di Bard. Da settembre sarà disponibile anche su Loquis, un’applicazione per cui vengono geolocalizzati contenuti audio durante il passaggio. “La scommessa era generare contenuti per le persone che passano nel Borgo” specifica Rossi. “Quella che ora sentirete è la registrazione che si può ascoltare appena si entra a Bard”.
“Non so se sia successo anche a voi, ma ascoltando il podcast si visualizzano immagini in modo personale, si costruiscono viaggi soggettivi” condivide Angelo Pittro “È la magia della voce, del linguaggio, che permette di generare immagini, ed è questa la cosa più creativa che si possa fare”.
“Ecco la radio che diventa podcast, e che diventa guida turistica!” esclama entusiasta Katia Berruquier, coronando il messaggio dell’incontro.