Dai social media agli eventi, l’impegno di Arev nella valorizzazione delle carni autoctone
Promuovere la filiera corta di un mercato locale che nel solo 2022 ha visto macellati ben 2.720 capi tra vitelli, vitelloni e bovini adulti: si è chiuso con la conferenza stampa di oggi, lunedì 5 giugno, il progetto Arev “Valorizzazione delle carni autoctone”.
Iniziata nel 2014 e finanziata da fondi europei gestiti dal Gal Valle d’Aosta, l’iniziativa ha coinvolto oltre 1.500 soci e 105 operatori tra gestori di agriturismi e aziende agricole, ristoratori e pastifici, salumifici e punti vendita.
Le attività di valorizzazione
In una realtà attuale in cui il consumo di carne tende a essere limitato se non del tutto eliminato, Arev si è posta l’obiettivo di salvaguardare le razze locali e le modalità di allevamento più tradizionali; il messaggio che ha voluto trasmettere è stato quello della commercializzazione di una carne che rappresenta non soltanto un prodotto tipico bensì anche un alimento salubre, controllato e attento al benessere animale.
“Durante questi due anni ci siamo occupati di raccontare al pubblico il nostro sistema produttivo nonché l’attività degli operatori che si servono delle nostre carni – ha spiegato il referente del coordinamento tecnico dell’Arev, Diego Bovard -. Oltre agli interessanti risultati in termini di followers e visualizzazioni ottenuti da Facebook e Instagram, abbiamo lanciato un’apposita campagna stampa su periodici e siti web nonché realizzato servizi e spot televisivi su di un’emittente valdostana”.
L’altro grande filone promozionale della filiera bovina, ovina e caprina della Valle d’Aosta ha riguardato la pubblicizzazione del marchio Arev su locandine e tovagliette delle principali manifestazioni enogastronomiche passate oltre che tramite bandiere e striscioni dalle molteplici destinazioni.
“Abbiamo organizzato, in collaborazione con l’Associazione cuochi, quattro cene tematiche con degustazione dei nostri prodotti presso gli operatori affiliati e alcune dimostrazioni di cucina che raccontassero la nostra idea di carne – ha proseguito Bovard -. Abbiamo anche voluto incontrare gli stessi professionisti del comparto, circa una ventina, durante appositi colloqui durante i quali abbiamo cercato di fare con loro informazione e formazione circa l’uso dei social media”.
La famiglia Arev
Gli allevatori Arev di razze autoctone sono chiamati a seguire alcuni specifici disciplinari di etichettatura: accanto alla certificazione di attinenza ministeriale datata 2005, essi fruiscono di un’autocertificazione riguardante le carni ovi-caprine risalente al 2018 nonché di un documento redatto circa 6 anni fa che regoli l’utilizzo da parte degli operatori del loro marchio.
“Le nostre produzioni, così come le loro peculiarità, hanno bisogno di essere spiegate al consumatore in virtù del loro legame storico con il territorio e del savoir faire dei nostri avi – ha commentato il direttore dell’Arev, Edi Henriet -. La nostra economia si innesta su di un sistema delicato ma è capace di offrire unicità alimentari che richiedono di essere difese, pertanto ci appelliamo ai professionisti della filiera affinché essi sostengano il nostro impegno quotidiano”.
La grande rete Arev, costituita da ambedue produttori e utilizzatori delle carni certificate 100% made in VdA, si è negli ultimi anni potuta allargare grazie alle molteplici domande di adesione recentemente ottenute.
“Un sentito ringraziamento va a tutti gli autori e i fautori di un progetto che, speriamo, possa proseguire e dare i propri frutti anche in futuro – ha concluso l’assessore regionale Agricoltura e risorse naturali, Marco Carrel -. Vogliamo continuare a dare risposte concrete ai nostri allevatori, perciò non posso che appellarmi anche al settore turistico affinché esso attinga sempre di più a carni valdostane che, se prive di una produzione di quantità, vantano una qualità irraggiungibile”.