Arrestato l’albanese ricercato per spaccio di droga nell’ambito dell’operazione “White Eagle”
13 Ottobre 2009
E’ stato fermato all’aeroporto di Verona, mentre rientrava in Italia dall’Albania, Robin Tafa, di 26 anni, albanese residente a Bolzano. L’uomo era ricercato in quanto su di lui pendeva un ordine di custodia cautelare emesso dal gip di Aosta, Maurizio D’Abrusco, su richiesta dal pm Pasquale Longarini. Tafa era ricercato in quanto accusato di fare parte di un’organizzazione di albanesi dediti allo spaccio di droga. Il giovane era ricercato nell'ambito dell'operazione "White Eagle" condotta dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Pollein.
Le indagini, coordinate dal pm Pasquale Longarini, avevano consentito di sgominare un'organizzazione dedita al traffico di droga, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e a i furti. Il 27 giugno scorso i finanzieri avevano eseguito 23 ordinanze di custodia cautelare: 18 in carcere e 5 ai domiciliari. In manette erano finiti: Petrit Lekndreaj (34 anni) di Aosta; Flamur Lekndreaj (28) di Aosta; Ilir Lekndreaj (29) di Roma; Frederik Lekndreaj (21) di Quart; Kujtim Lekndreaj (20) di Aosta; Florian Molla (29) di Opera (Milano); Artur Kocecu (27) di Torino; Gering Kasa (25) di Aosta; Aleksander Dukati (25) di Gignod; Astrit Pjetra (26) di Mesero; Milano Sokol Gjoli (32) di Sarre; Altin Brahja (27) di Rimini; Besim Malaj (36) di Saltrio (Varese); Bardh Prendi (29) di Quart, tutti di origine albanese; e poi Matteo Salvatore (25) di Morgex; Salvatore Di Stefano (38) di Nova Milanes e Szczepan Marek Racon(26) di Aosta, cittadino polacco. Agli arresti domiciliari, invece: Shan Gjergjndreaj (27) di Roma; Marian Turkaj (31) di Malnate (Varese); Robin Tafa (26) di Bolzano; Marjan Zogu (32) di San Casciano Val Pesa (Firenze), anche loro cittadini albanesi e Giovanna Giovinazzo (41) di Aosta.
Tafa è accusato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Dalle indagini è emerso che a novembre dello scorso anno avrebbe tentato di fare entrare in Francia, facendolo passare per il traforo del Monte Bianco, un connazionale, il tutto facendosi pagare 2 mila euro. Secondo gli inquirenti, gli spacciatori ordinavano la droga da connazionali residenti in Olanda, la portavano in Italia con corrieri e poi la smerciavano attraverso parenti o connazionali ma anche pusher italiani. A gestire tutto dalla madre patria un potente boss albanese, che ordinava le partite di In Italia il principale referente della 'famiglia' era Sokol Gjoli. Sotto di lui l'organizzazione aveva vari livelli, fino ad arrivare ai corrieri e agli spacciatori al dettaglio.
Tafa è accusato di favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Dalle indagini è emerso che a novembre dello scorso anno avrebbe tentato di fare entrare in Francia, facendolo passare per il traforo del Monte Bianco, un connazionale, il tutto facendosi pagare 2 mila euro. Secondo gli inquirenti, gli spacciatori ordinavano la droga da connazionali residenti in Olanda, la portavano in Italia con corrieri e poi la smerciavano attraverso parenti o connazionali ma anche pusher italiani. A gestire tutto dalla madre patria un potente boss albanese, che ordinava le partite di In Italia il principale referente della 'famiglia' era Sokol Gjoli. Sotto di lui l'organizzazione aveva vari livelli, fino ad arrivare ai corrieri e agli spacciatori al dettaglio.
Durante le indagini, i finanzieri sono riusciti a sequestrate 374 grammi di cocaina nascosta in muretto a secco in un sentiero che porta sulle colline di Quart. La droga veniva venduta anche consumatori locali, ma principalmente veniva immessa sui mercati di altre regioni. In totale l'operazione ha permesso di sequestrare oltre due chili di droga e sette auto utilizzate dai corrieri.