Rollandin a processo per le lettere di “garanzia”, inchiesta chiusa in tempi record
Il caso delle tre lettere di patronage spedite nel 2014 esplode pochi giorni prima del “blitz” di quindici finanzieri a Palazzo regionale, il 15 marzo scorso. Si chiude, con la richiesta di giudizio immediato della Procura, all’inizio di questa settimana, lunedì 1 aprile. Istanza che il Gip del Tribunale Giuseppe Colazingari accoglie, fissando per il prossimo 29 maggio l’udienza per l’unico imputato, il presidente della Regione all’epoca dei fatti, Augusto Rollandin, chiamato a rispondere di abuso d’ufficio continuato ed aggravato.
In tutto, appena più di tre settimane. Un periodo in cui il pm Luca Ceccanti e gli uomini del Gruppo Aosta della Guardia di finanza sono, prima, venuti in possesso delle missive (che la Regione non aveva consegnato agli inquirenti in precedenti acquisizioni documentali sulla Casa da gioco) e, successivamente, hanno cercato, sentendo decine di “persone informate sui fatti” (tra politici, funzionari di banca e regionali) e acquisendo documentazione in varie sedi (Casa da gioco inclusa), gli elementi che fanno ritenere loro di essere giunti “all’evidenza della prova” dell’illecito commesso da Rollandin.
Cosa viene imputato esattamente all’ex presidente? Nella richiesta di giudizio immediato, il pubblico ministero scrive che l’aver inviato, tra marzo e maggio 2014, alle banche creditrici del Casinò (la Bccv per 4 milioni di euro, la Banca Passadore per 5 milioni e la Banca Popolare di Sondrio per 10) quelle lettere è stata azione condotta “con totale sviamento di potere” ed in “palese contrasto con i precetti di legalità ed imparzialità” cui era tenuto quale pubblico ufficiale, nonché “in spregio alle attribuzioni istituzionali degli organi della Regione”, previste dallo Statuto speciale.
Per gli inquirenti, le tre lettere integrano infatti un’assunzione “di vere e proprie garanzie patrimoniali, nei confronti” degli istituti di credito, attuata attraverso la “spendita illegittima della propria carica presidenziale di Giunta”, “in assenza di qualsivoglia determinazione” autorizzativa da parte del Consiglio Valle o Governo regionale. In termini pratici, per la Procura, quelle lettere erano atti che Rollandin non avrebbe potuto sottoscrivere, vista la mancanza di atti di copertura amministrativa a monte.
La firma e l’invio delle missive, secondo gli inquirenti, ha cagionato alla Casinò de la Vallée Spa “un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistito nella copertura a garanzia di ingenti debiti e, in tal modo, nella prosecuzione dell’attività della medesima società, contribuendo in modo determinante al decisamente consistente incremento del dissesto delle casse erariali”. Il “rovescio della medaglia” è individuato nel danno arrecato alla Regione, quantificato in 19 milioni di euro (il totale delle “rassicurazioni” alle banche) e considerato “di rilevante gravità”, tanto da costituire aggravante del reato contestato.
L’amministrazione di piazza Deffeyes è quindi persona offesa nel procedimento. Potrà decidere, pertanto, in vista dell’udienza già fissata, se costituirsi parte civile. Quanto a Rollandin, assistito in questa vicenda dall’avvocato Giorgio Piazzese del foro di Torino, ha di fronte a sé due opzioni: chiedere un rito alternativo (l’abbreviato, oppure un patteggiamento), o comparire all’udienza già in calendario per essere processato, con dibattimento ordinario, dinanzi al Tribunale in composizione collegiale. Nel primo caso, la data del procedimento cambierebbe.
Dopo la “mossa” della Procura di una chiusura in tempi record del fascicolo, si attende ora quella di Rollandin, che la settimana scorsa ha incassato il colpo della condanna a 4 anni e 6 mesi per corruzione nel giudizio in cui era coinvolto assieme all’imprenditore Gerardo Cuomo e all’ex manager di Finaosta Gabriele Accornero. Dimessosi dalla carica di Vicepresidente del Consiglio Valle, è in attesa di essere sospeso dalle funzioni di consigliere regionale, per effetto della legge “Severino”.
La settimana prossima, inoltre, inizierà con una nuova udienza del processo sulla presunta turbativa nella nomina dei vertici di Finaosta, in cui è alla sbarra assieme all’ex assessore Ego Perron e al già presidente della finanziaria regionale Massimo Lévêque. È in programma la discussione del rito abbreviato scelto dagli imputati, con le richieste del pubblico ministero e le arringhe degli avvocati. Un periodo dall’orizzonte non certo sgombero per l’uomo che, per quarant’anni, ha regnato sulla politica valdostana.