Terremoto, parla il soccorritore valdostano: “La gente ha perso tutto, restano solo macerie”

26 Agosto 2016

Marco Amerio, 37 anni di Torgnon, e Buck, un Flat Coated Retriever nero di 6 anni, sono una coppia da quando il secondo era un cucciolo di due mesi. Insieme hanno conseguito il brevetto da “unità cinofila polivalente” e, sempre insieme, da quattro anni e mezzo, lavorano per il Soccorso Alpino Valdostano. Mercoledì mattina, a poche ore dal terremoto che ha devastato l’Italia centrale, hanno ricevuto la chiamata del direttore, Adriano Favre: “Ci sono enormi cumuli di macerie, con il rischio di numerose persone sotto, servono cani da ricerca, dovete partire”.

Alle 11, erano sulla pista dell’aeroporto “Gex”, pronti a salire su “Sierra Alfa 4”, l’elicottero che, dopo uno scalo a Levaldigi di Cuneo (per accogliere a bordo un conduttore piemontese e il suo cane) e un altro ad Ancona, verso le 14.30 è atterrato ad Amatrici, una delle zone più colpite dal sisma, le cui immagini hanno fatto il giro del mondo. “Dopo esserci registrati al Centro operativo – racconta Amerio – siamo stati destinati in paese, che è effettivamente ridotto a mucchi di detriti. Tutto era accaduto da poche ore e non c’era una destinazione precisa, l’organizzazione dell’intervento stava ancora prendendo forma. Venivi chiamato un po’ da chiunque scavasse, per ‘passare’ il cane e vedere se manifestava un interesse”.

Il lavoro è continuato incessantemente fino al buio ed è ripreso il mattino successivo, quello di giovedì 25. “Sicuramente qualcuno ha proseguito in nottata, – aggiunge il tecnico cinofilo del SAV – ma noi, anche per motivi di sicurezza dei cani, siamo stati fermati. Il secondo giorno l’intervento era maggiormente organizzato: sono state composte squadre di 8/10 persone l’una e venivamo inviati sui diversi obiettivi, per escludere la presenza di persone sotto le macerie e passare quindi al settore successivo, dichiarando ‘bonificato’ quello in cui eravamo appena stati”.

Per Marco, e Buck, era la prima volta in una zona colpita da una calamità di proporzioni tanto vaste. “Nei settori che ho verificato personalmente, – prosegue Amerio – il cane si è rivelato interessato ad alcuni punti. Non so dire, però, se siano state ritrovate delle persone, perché il lavoro è tale per cui, in quel momento, subentrava una seconda squadra che iniziava a scavare, mentre l’unità cinofila si spostava su un altro obiettivo”. Di “target” in “target”, per restare al gergo dei soccorritori, la coppia del SAV ha continuato le ricerche fino al tardo pomeriggio di giovedì, quando sono volati nuovamente verso la Valle: la loro missione era conclusa, altri colleghi (a due e quattro zampe) avrebbero continuato il lavoro.

“Dal punto di vista emotivo – spiega Marco Amerio – è stata un’esperienza sicuramente toccante e non semplice. Ti concentravi sul lavoro, comunque in condizioni rischiose perché sono rimaste molte pareti pericolanti e le scosse non sono finite, ma di tanto in tanto incontravi persone con una coperta addosso e capivi che avevano perso tutto. Il paesaggio circostante era fatto di cumuli, che sembravano ammassati da un escavatore, ma era stato il terremoto. Oltretutto, il fatto che la terra abbia tremato di notte ha sorpreso nel sonno molte persone e, in effetti, gli ‘indizi’ che orientavano le nostre ricerche erano materassi che affioravano dai detriti, o altri elementi del genere”.

Tornati a casa ieri sera, Marco e Buck non hanno però quasi avuto tempo di riposare. Un cane da ricerca va tenuto costantemente allenato e, anche stamattina, sono scattati gli esercizi quotidiani. Fino a quando il Soccorso Alpino Valdostano avrà nuovamente bisogno di loro: su una valanga, o su un mucchio di detriti. Insieme, ancora una volta, proprio come nella foto della BBC che li ritrae nel paesaggio devastato di Amatrice, rilanciata dall'emittente inglese sul suo sito web e divenuta uno dei simboli della catastrofe nel mondo. 

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