Valpelline, cinque assoluzioni per i lavori della centralina idroelettrica
Assoluzione da buona parte dei capi d’imputazione, estinzione del reato contestato in altri per sanatoria e una condanna ad un mese e dieci giorni di reclusione.
È l’esito del processo dinanzi al Gup Luca Fadda, conclusosi in Tribunale oggi, martedì 25 giugno, innescato dalle indagini sulla realizzazione della centralina idroelettrica “Arpisson”, in località Bois de Prailles a Valpelline.
Secondo il pm Carlo Introvigne I’opera era costellata da irregolarità, a vari livelli. I cinque imputati (difesi, a vario titolo, dagli avvocati Nilo Rebecchi, Carlo Curtaz, Gianni Maria Saracco, Saverio Rodierano) tutti coinvolti nell’iter di realizzazione. In tutto, l’accusa aveva invocato al giudice condanne per un totale di oltre sette anni.
Nel dettaglio, le richieste erano state di: due anni di carcere per Bruno Nex, legale rappresentante della “Ceab Srl”, impresa committente dei lavori; un anno e otto mesi per l’ingegnere Joël Créton, progettista e direttore dei lavori; un anno e quattro mesi per l’ex sindaco di Valpelline Ermanno Riva Rivot, in carica dal 2013 al 2015; un anno e due mesi per David Nex, titolare della “Alpiscavi”, esecutrice materiale dell’opera; un anno per Marco Magliano, altro socio della “Ceab”.
Tutti sono stati scagionati dalle accuse, mosse a vario titolo (ed in alcuni casi in concorso), di tentato abuso d’ufficio, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, appropriazione indebita, violazione colposa di doveri inerenti alla custodia di cose, violazioni del testo unico in materia edilizia e del codice dei beni culturali e del paesaggio e falsità ideologica in certificati.
La sola condanna emessa, per poco più di un mese, riguarda l’impresario Bruno Nex ed è relativa al falso ideologico commesso in un atto pubblico. Le indagini erano state condotte dal Corpo Forestale della Valle d’Aosta. Secondo gli inquirenti, l’ex sindaco Riva Rivot aveva procurato al committente dei lavori Bruno Nex un indebito vantaggio, rappresentato dalle sovvenzioni del Gestore Servizi Energetici per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Per aggirare la prescrizione di non aumentare la derivazione d’acqua (condizione alla base dell’ottenimento degli aiuti), l’ex amministratore, stando alle indagini, avrebbe sfruttato la sua doppia veste di amministratore comunale e dipendente dell’Ufficio gestione demanio idrico dell’Assessorato regionale alle opere pubbliche.
In sostanza, sarebbe arrivato ad istruire, sul lavoro, le pratiche di adeguamento delle portate idriche derivabili dall’amministrazione comunale dalle sorgenti di Arpisson alta e Les Planes, dopo averle egli stesso innescate, chiedendo alla Regione, come sindaco di Valpelline, di adeguare quei prelievi ai volumi già permessi alla “Ceab Srl” per produrre corrente.
Da questo filone d’inchiesta erano nati gli addebiti per gli altri imputati, legati sempre alla relazione inoltrata al Gse per l’ottenimento degli aiuti (la “Ceab” aveva introitato dal giugno 2017 contributi per oltre 176mila euro), o alla fase attuativa dell’opera. In quest’ultimo caso, la Procura imputava, tra l’altro, la trasformazione di parte dell’acquedotto comunale, attraverso la modifica arbitraria del tracciato, nella condotta di adduzione della futura centrale idroelettrica “Arpisson”.
Nell’attuare tale “variazione”, per l’accusa, sarebbero state installate anche, attestando il contrario, tubazioni in ghisa provenienti dal sistema antincendio del tunnel del Gran San Bernardo. Stando alle indagini, l’attività sulle condotte, oltre ad essere “mascherata” da intervento sulla rete idrica, sarebbe avvenuta senza titoli edilizi, nell’ambito dei lavori di costruzione di un’altra centralina e in una zona paesaggisticamente vincolata. Prospettazioni accusatorie che il Gup non ha però riscontrato, pronunciando le cinque assoluzioni principali.