Cresce in Valle il ricorso al Difensore civico, 127% casi in più in sette anni

25 Maggio 2019

1024 casi nel 2018, 908 definiti durante l’anno, in lieve aumento – 8 in più, lo 0,78% – rispetto ai dodici mesi precedenti.

Questo il “bilancio” tracciato da Enrico Formento Dojot, Difensore civico della Valle d’Aosta, sull’attività del suo Ufficio.

Se l’incremento è tenue, interessante è il parallelo con i numeri progressivi degli ultimi sette anni, che parlano di un aumento di oltre il 127% di chi si rivolge al Difensore civico, passando dai 450 del 2012 agli attuali, appunto, poco oltre i mille.

“L’incremento rilevato del numero complessivo dei casi trattati – ha spiegato Formento Dojot – quest’anno riguarda in particolare il settore dell’ordinamento con 370 casi, a carattere trasversale, nell’ambito del quale si ricomprendono i tributi, fra i quali anche quelli locali, le sanzioni amministrative, i servizi pubblici, la circolazione stradale, i beni pubblici, i danni e la residenza, nonché i settori dell’organizzazione, 134 casi, segnatamente in ordine al rapporto di lavoro alle dipendenze dell’Ente pubblico, dell’assetto del territorio (62 casi) che ricomprende tra l’altro l’edilizia, l’urbanistica e le espropriazioni, della sanità (34 casi) principalmente per servizi sanitari, e ancora dell’istruzione, cultura e formazione professionale (20 casi)”.

Tra questi spicca l’assistenza sociale che, spiega il Difensore civico “ha registrato nel suo complesso un cospicuo incremento dovuto principalmente a istanze collettive, passando dai 134 casi del 2017 ai 206 del 2018. Casi principalmente riconducibili ai settori delle politiche sociali, dell’emergenza abitativa pubblica nonché della previdenza e assistenza”.

“L’attività del Difensore civico cresce – spiega ancora Formento Dojot -, ed è interessante ‘battere’ sull’argomento del lavoro che purtroppo manca, visto che mi sembra che le figure lavorative create da nuove tecnologie non compensino il lavoro tradizionale perso, che rappresenta il 90% della fonte di reddito ma soprattutto una ‘fonte di dignità’”.

Destinatari principali delle istanze sono gli Enti locali – grazie anche alla convenzione con ormai tutti e 74 i Comuni, che nel 2012 erano solamente 57 – anche se le difficoltà di dialogo cominciano a farsi più insistenti.

Formento Dojot, infatti, spiega: “Da parte di alcuni Enti è difficile ottenere delle risposte, come ho notato in questi sette anni. Mi sembra però che ora il trend sia un po’ in aumento. Bisogna capire bene come comportarsi, perché il Difensore civico non ha potere coercitivo ma di ‘moral suasion’, è uno strumento di mediazione e non di conflitto. Però il cittadino non può accettare le mancate risposte o le risposte evasive, e che non ci sia nessuna reazione alle istanze da parte dei vari Enti”.

Anche a questo proposito Formento Dojot torna su una richiesta annosa, che però potrebbe avere presto un futuro concreto: “Durante il workshop dell’IOI di Aosta del 28 e 29 marzo scorsi è stata sottoscritta la Déclaration d’Aoste per sensibilizzare l’Autorità nazionale ad istituire la figura del Difensore civico nazionale, anche perché l’Italia è l’unico paese europeo ad esserne sprovvisto”.

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