“Gli 8 milioni della Voluntary disclosure spettano alla Regione”, ma lo Stato nicchia

21 Febbraio 2017

Gli oltre 8 milioni di euro di tributi evasi dai valdostani e versati aderendo alla voluntary disclosure devono finire nelle casse dell’Amministrazione regionale e non dello Stato. Era l’aprile scorso quando la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso della Regione si esprimeva in tal senso. Ma ad un anno circa dalla sentenza della Consulta lo Stato continua a far orecchie da mercante e così alla Regione non resta che percorrere nuovamente le vie della giustizia. Venerdì scorso la Giunta regionale ha deciso di presentare ricorso davanti al Tribunale ordinario.

La legge dello Stato in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all’estero, emanata nel 2014 per il potenziamento della lotta all’evasione fiscale, fissa “procedure di collaborazione volontaria attraverso le quali i contribuenti possono spontaneamente definire, mediante il versamento di quanto dovuto, anche a titolo di sanzione, le violazioni” in materia di varie imposte, nonché “le eventuali violazioni relative alla dichiarazione dei sostituti d’imposta, con riferimento ad attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute anche all’estero”. Le risorse recuperate attraverso la voluntary disclosure, in base alla normativa statale, dovevano in un apposito capitolo del bilancio dello Stato. Peccato che le imposte  – sui redditi, Irap, Iva ecc – sono state evase a danno della Regione a cui spettavano.

Dopo la sentenza della Consulta nel dicembre scorso lo Stato non ha riconosciuto alla Regione il gettito legato alla voluntary disclosure: 1 milione di euro circa per il 2015 e 7 milioni per il 2016. La ragione, come si legge nella delibera di venerdì, sembrerebbe legata "all’Accordo tra il Ministro dell’economia e delle finanze e la Regione autonoma Valle d’Aosta del 21 luglio 2015 che ha definito i rapporti finanziari relativamente al patto di stabilità interno e alle pendenze relative ai rapporti finanziari concernenti i contributi alla finanza pubblica richiesti alla Regione Valle d’Aosta, anche avuto riguardo ai contenziosi pendenti nella materia”. La Regione si era impegnata a rinunciare con questa intesa ad una serie ricorsi e/o agli effetti positivi che dovessero derivare da eventuali future pronunce di accoglimento da parte della Corte costituzionale. La querelle sul “condono” sui capitali all’estero e sulle violazioni relative a imposte erariali non era però contemplata nell'accordo. Il 18 gennaio scorso il Presidente della Regione ha nuovamente scritto al Ministero dell’Economia contestando il mancato riconoscimento delle somme spettanti alla Regione. Missiva rimasta senza risposta. E così avanti con un nuovo ricorso.

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