Rendiconti finanziari, nel 2017 solo 18 comuni puntuali nell’approvazione
Solo diciotto comuni sui settantatré con meno di 5mila abitanti hanno approvato il rendiconto finanziario 2017 nei termini previsti dalla legge, cioè entro il 30 aprile del 2018. Il dato è evidenziato nella relazione della Sezione di Controllo della Corte dei Conti, che ha esaminato i documenti contabili degli enti locali. Dei restanti cinquantacinque, ventiquattro hanno adottato l’atto a maggio, ventidue a giugno, cinque a luglio e quattro ad agosto.
Tali dati vengono giudicati “non soddisfacenti in rapporto alle prescrizioni in materia” (il testo unico sugli Enti locali e le normative regionali) e evidenziano “al tempo stesso un’oggettiva criticità nel presidio dei processi correlati” al bilancio, giacché “il rispetto del termine è sintomo di una corretta attuazione di tutto il ciclo della programmazione delle attività dell’ente”.
Tant’è, annotano i magistrati contabili, che esaminando i nove massimi ritardatari (quelli arrivati con il rendiconto – che è il documento che fotografa i conti al 31 dicembre precedente, quindi alla chiusura dell’esercizio contabile – tra luglio e agosto) “vi sono specifici rilievi sul punto formulati dai rispettivi organi di revisione soltanto in sei casi” (Allein, Etroubles, Gignod, Sarre, Saint-Oyen, Saint-Rhémy-en-Bosses). Nulla hanno invece ritenuto di segnalare, i revisori, per gli altri tre (Courmayeur, Saint-Pierre e Pré-Saint-Didier).
Dati caricati erroneamente
Quello sulla puntualità dell’approvazione del consuntivo non è il solo appunto che s’individua nella relazione. Sull’assolvimento degli oneri informativi, cioè inserire i propri dati finanziari nella banca dati unitaria delle amministrazioni pubbliche (BDAP), la Corte dei Conti ha rilevato incongruenze nel caso di diciannove comuni. Sedici di questi figuravano nel database online con un avanzo di amministrazione diverso da quello presente sulla relazione dei revisori dei conti. “Lo scostamento complessivo (sia in aumento che in diminuzione – si legge – è di circa 8 milioni di euro”.
Tutti in avanzo!
Tutti i comuni con meno di 5mila abitanti risultano aver conseguito, alla fine dell’esercizio 2017, un risultato di amministrazione positivo. L’importo minore si è registrato a Verrayes, con 36.741,65 euro, mentre quello più elevato è a Pré-Saint-Didier, pari a 5milioni 509mila euro. Complessivamente, il totale degli avanzi accertati (78milioni 673mila euro) “risulta essere superiore di circa 15,7 milioni di euro rispetto a quello risultante dai rendiconti 2016” (che era di 63 milioni).
Valutando i casi specifici, tre comuni (Pontboset, Valpelline e Verrayes) presentano un avanzo disponibile pari a zero, mentre un altro (Roisan) lo ha di 697,59 euro. Valori che, per la Sezione, “potrebbero rappresentare una potenziale criticità del risultato di amministrazione, in quanto sono posizionati sulla soglia sintomatica di una situazione di deficit ordinario”. Tuttavia, dalla verifica della Corte, è emersa l’assenza, nel sistema degli enti locali valdostano, del ricorso ad anticipazioni di tesoreria, che costituiscono, per le norme del settore, uno dei fattori patologici di minaccia più sensibile all’equilibrio dei bilanci pubblici”.
L’indebitamento non aumenta
All’esito della verifica sul rispetto, da parte degli enti locali, delle prescrizioni per cui l’indebitamento è autorizzato solo per finanziare le spese di investimento e per cui i limiti del ricorso al credito sono stabiliti in rapporto alla situazione finanziaria dell’ente, il documento dà conto del fatto che “nessun comune ha contratto nuovi mutui nel corso del 2017” e cinque (Bard, Courmayeur, Donnas, Gressoneyu-La-Trinité e Jovençan) non presentano, al 31 dicembre 2017, finanziamenti da rendere.
Sette debiti fuori bilancio
Nell’esercizio oggetto dell’analisi, sette comuni hanno riconosciuto debiti fuori bilancio. In tre casi sono derivati dall’acquisizione di beni e servizi (Châtillon, Ollomont, Rhêmes-Notre-Dame), mentre negli altri quattro è accaduto per effetto di sentenze esecutive (La Salle, Saint-Christophe, Saint-Pierre e Saint-Vincent).
Riguardo a questi ultimi, la Corte evidenzia che solo La Salle, nel bilancio di previsione 2017-2019, aveva creato l’apposito fondo cui la legge stabilisce che vadano accantonate le somme necessarie nel caso in cui, a seguito di contenzioso, l’ente “ha significative probabilità di soccombere, o di sentenza non definitiva e non esecutiva, sia condannato al pagamento di spese”.
Tra l’altro, annotano i magistrati, una deliberazione della Sezione delle Autonomie della Corte pone in capo agli organi di revisione dei comuni, ma nelle relazioni degli enti interessati “non appaiono svolte verifiche puntuali in ordine a tale aspetto”. L’aspetto dell’accantonamento al fondo contenzioso risulta critico anche per gli undici comuni dell’Unité Grand-Combin, interessati dal contenzioso che aveva condotto le regioni Valle d’Aosta e Lombardia alla revoca di finanziamenti europei ottenuti dagli enti.
Rapporti non evidenti con le partecipate
Solo ventisei comuni risultano dotati di un sistema informativo “che consenta di rilevare i rapporti finanziari, economici e patrimoniali tra l’ente e le società partecipate”. Tra questi, soltanto in diciotto casi è possibile la “scomposizione dei rapporti nelle loro componenti elementari (causali dei flussi finanziari, economici e patrimoniali)”.
Al di là di questo, in merito all’obbligo di conciliazione dei debiti e credici reciproci, la Sezione solleva criticità in due casi. Uno riguarda il comune di Courmayeur e la sua società in house “C.S.C. srl”, con “specifico specifico riferimento ai residui attivi per complessivi euro 43.168,42, che non trovano corrispondenza tra i debiti della società la quale, per altro verso, non iscrive il totale dei crediti vantati nei confronti del Comune per complessivi euro 76.110,55”.
L’altra situazione critica è quella di Valtournenche, per il quale l’organo di revisione ha fotografato una totale inadempienza, dichiarando “non risulta che l’Ente abbia provveduto a verificare le posizioni debitorie/creditorie con le società partecipate” e che “non risultano attestazione e/o certificazioni da parte delle società e neppure certificazioni da revisore e/o legali rappresentanti”.
Residui passivi non giustificati
Al termine della ricognizione dei residui che compaiono nei rendiconti, non appaiono appunti in ordine a quelli attivi, che ammontano a 75 milioni 270mila euro. Su quelli passivi, pari a 76 milioni 616mila euro (in netta diminuzione rispetto al dato al 31 dicembre 2016, che era di 95 milioni 800 mila euro) permangono complessità per dieci enti.
Châtillon, Gressoney-Saint-Jean, Hône, Pontey, Rhêmes-Notre-Dame, Roisan, Saint-Pierre, Sarre, Valgrisenche e Valpelline hanno mantenuto nel rendiconto 2017 residui “in assenza dei presupposti di legge”. Per quanto “ancorché le criticità non siano tali da pregiudicare gli equilibri degli enti in esame”, la Sezione ha ritenuto doveroso richiamarli all’attenzione su questo aspetto.