La donna che ha lavorato più ore nell’edilizia in Italia è la valdostana Valentina Nicco
La donna che ha lavorato di più nell’edilizia in Italia nel 2021 è valdostana, e le tante ore le ha accumulate dietro a un volante. Valentina Nicco, 41 anni a novembre, mamma di un bimbo di cinque anni, di Donnas, ha vinto il Woman Can Build, “le donne possono costruire”, una sezione del “Cassa Edile Awards”, un premio al suo terzo anno rivolto a imprese, lavoratori e consulenti che si sono contraddistinti per i loro comportamenti virtuosi.
Woman Can Build premiava le donne in base alle ore di lavoro svolte, e Valentina Nicco è risultata essere la donna che ha maturato più ore di lavoro in tutta Italia nel settore dell’edilizia. “Sono risultata la prima in classifica nel 2021” dice la protagonista. “Quando ti premiano fa sempre piacere. Soprattutto perché di donne nell’edilizia ce ne sono poche, in particolare di autiste come me”.
La vincitrice ha ricevuto il riconoscimento, una targhetta con la dicitura del premio e il suo nome, venerdì 21 ottobre a Bologna, in occasione della SAIE, una fiera di edilizia, costruzioni, progettazione e impianti.
Dalla passione per la guida alla professione di autotrasportatore edile
“È una passione che secondo me bisogna avere già da piccoli, altrimenti non lo faresti mai, comporta ore e ore di guide e di sacrifici” ammette Valentina.
La valdostana da quindici anni lavora come autotrasportatrice per Cogeis, una delle più grandi ditte di edilizia e costruzioni di tutta la Valle d’Aosta e del Canavese. “La Cogeis ha partecipato anche alla costruzione della Skyway a Courmayeur, una delle più grandi opere della Valle d’Aosta” dice l’interessata. La ditta conta 300 dipendenti, ha sede a Torino ma possiede anche una cava a Pontey. “Io mi occupo di edilizia, asfalti, pavimentazione. Guido camion da cava, con quattro assi, porto asfalto, fresato, inerti, ghiaia e sabbia necessari per i cantieri e lavoro in Valle d’Aosta e Piemonte”.
“Mi è sempre piaciuto, da quando sono piccola” introduce, definendosi, “un po’ un maschiaccio”. “Da bambina giocavo con le macchinine, poi a diciott’anni non vedevo l’ora di prendere la patente per poter guidare la macchina e andare in giro; infatti ho scelto il lavoro giusto, che mi permette di essere sempre in giro per le strade! Mi piace guidare, viaggiare, condurre un grande mezzo che domini la strada”.
Valentina possiede un diploma di segretaria d’azienda, riconoscendo tuttavia l’inconsapevolezza che a volte incombe nelle scelte giovanili. È stato durante uno stage in una ditta pubblicitaria di un cugino che la ragazza, appena diplomata, ha metabolizzato la sua ambizione. “Vedevo sempre passare questi camion, e mi sono detta: ‘io voglio fare quel lavoro’. I miei genitori erano contrari, ma io non mi sono mai pentita di averlo fatto”.
Così, ha iniziato a lavorare per una ditta di trasporti di Issime, che le ha permesso di girare il Nord Italia.
“Visto che si deve lavorare tutta la vita, è bene fare un lavoro che soddisfi, infatti dicono che se trovi un lavoro che ti piace non lavorerai mai un giorno della tua vita. Certo, è fatto di sacrificio, perché comunque ci si alza presto al mattino, si arriva alla sera tardi in base a quando si finisce in cantiere, si è stanchi e c’è poco tempo libero. Ma sicuramente mi dà più soddisfazione questo lavoro che stare otto ore seduta davanti a un computer; io sto seduta otto ore, ma tenendo in mano un volante!” scherza.
Un premio che mette in luce le difficoltà delle donne nel mondo del lavoro
Alla notizia della vittoria, “ero emozionata, non me l’aspettavo” commenta Valentina “Mi hanno telefonato dalla cassa edile di Torino, quella di cui faccio parte, dicendomi che sarei stata premiata come la donna che ha lavorato più ore in tutta Italia”. Al premio hanno partecipato 84 casse edili e la vincitrice ha ricevuto come riconoscimento una targhetta.
“Questo premio mi rende soddisfatta perché indica che anche le donne possono svolgere il lavoro degli uomini senza nessun problema” racconta ancora, riconoscendo il suo mestiere come tipicamente “non molto consono per una donna”, soprattutto in Italia, dove le autiste sono ancora poche.
“In Italia la gente è arretrata come mentalità” aggiunge. A causa di questi preconcetti, i suoi esordi in un mestiere di tradizione prevalente maschile non sono stati facili. “Erano tutti titubanti ad assumere una donna come autista. Il detto dice ‘donna al volante pericolo costante’, e anche se sono solo dicerie io vedo nella realtà che è un’idea radicata nella mentalità delle persone” osserva.
Infatti, Valentina testimonia: “È come se dovessi dare e fare di più rispetto agli altri per ottenere lo stesso risultato che ha un uomo. Nel cantiere i miei colleghi autisti sono tutti uomini; ora non mi trovo male, ma all’inizio mi sentivo a disagio perché loro mi guardavano con aria come per dire: ‘chissà se ce la farà a fare quello che faccio io’”.