Cento(z) bacchettate da Giordano al suo successore
Egregio Direttore,
ho sempre pensato che in politica, così come più in generale nella vita, non vi sia nulla di peggio di un “Ex”, per cui, forte di questo convincimento, mi ero imposto una sorta di rigida autocensura su tutti gli accadimenti politici e amministrativi di questi ultimi mesi, soprattutto quelli che riguardavano il comune di Aosta, che ho avuto l’onere e l’onore di amministrare nelle passate consiliature.
Sottolineo, non a caso questo passaggio, perché per una mera questione di onestà intellettuale e politica mi era parso non corretto impegnare risorse ( che c’erano!) per coprire scelte amministrative che la nuova e parzialmente diversa amministrazione avrebbe voluto e dovuto compiere soprattutto all’insegna della tanto sbandierata “discontinuità”.
Pare quindi del tutto ovvio che, insediatasi, la nuova Amministrazione avrebbe dovuto, sin da subito, vale a dire come prima cosa da fare, mettere mano ad un sostanzioso piano di assestamento di bilancio, senza aspettare gli equilibri/squilibri di bilancio di ottobre e monitorare l’andamento del patto. Mi preme qui ricordare che alla data del 31 dicembre 2014 il Comune di Aosta aveva depositati in banca circa 30 milioni di euro e un avanzo di amministrazione che si avvicinava agli otto milioni di euro (alla faccia del gruzzoletto caro Carlo!)
In aggiunta, mi risulta, sia tuttora non revocata la delibera di Giunta comunale nr. 91 del 13 giugno 2014, con la quale si mettevano in campo tutta una serie di “raccomandazioni e indirizzi” atti a ottenere il rispetto del patto di “stupidità” interno che valeva circa 8.853.000,00 euro per il 2014 e che sarebbe sceso a circa 3.298.000,00 euro per l’anno 2015. Vale a dire circa il 70% in meno!
Al fine di ottenere l’obiettivo del rispetto del patto occorreva che la gestione si attenesse rigorosamente alle raccomandazioni della succitata delibera, avendo particolare riguardo alla cessione del credito pro soluto per saldare servizi e forniture e non già attingendo costantemente e direttamente alle casse del Comune. Tradotto si sono lasciati uscire i buoi dalla stalla e non si è neppure cercato di chiudere il recinto con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti (9.500.000,00 di saldo negativo rispetto all’obbiettivo assegnato per il 2015.)
In nome, per contro, della assoluta e totale discontinuità con l’amministrazione precedente, si è ritenuto che la priorità delle priorità non fosse quella di governare, ma fosse quella di scegliere un segretario generale diverso, anzi un “esterno” (altro sonoro ceffone alla dirigenza interna del comune!) e anche qui sappiamo bene come è andata a finire con il grandissimo risultato che, a regime, l’ottimo dirigente Dr. Franco oggi fa il vice-Segretario generale all’ottima Dr.ssa Tambini, mentre prima questi due ruoli apicali erano semplicemente invertiti. (Anche qui, tradotto la montagna ha partorito il topolino…di paperino sinceramente non so nulla!)
A proposito, se il Presidente del Consiglio dichiara che sarà il presidente di tutti (compreso paperino e topolino) risulta difficile comprendere come possa continuare a cassare in via preventiva iniziative consiliari che, al di là della loro efficacia o meno, appaiono del tutto legittime e questo, naturalmente, regolamenti alla mano. Ricordo che nei trascorsi cinque anni nessuna iniziativa politico-amministrativa (e confesso che molte apparivano “non coerenti” con il mandato consiliare ) dei gruppi di opposizione mai fu preventivamente censurata. Mi sorge il sospetto che il buon Michele stia facendo un pensierino ad un’altra poltrona diciamo molto più politica.
Infine mi permetta ancora alcune riflessioni più di “attualità”.
Se è vero come è vero che l’autonomia dei Comuni si estrinseca, da oltre 25 anni, su due principali pilastri normativi che sono:
a) l’autonomia statutaria (certezza di regole)
b) l’autonomia finanziaria(certezza di risorse)
la decisione dell’onnipresente e onnipotente Premier Renzi di inserire nella prossima legge di stabilità il divieto assoluto di elevare tasse, imposte e tributi agli Enti Locali (ad esclusione della TARI, che peraltro è una tariffa e che mi appare già sufficientemente onerosa, anche a causa di scelte sciagurate fatte da una minoranza degli aventi diritto al voto, anche se, per la verità, la nostra Valle, che non è propriamente terra di criminalità organizzata, ultimamente è piena di pentiti, alcuni anche eccellenti) tale decisione fa venire meno, cosa che mi sono sforzato di denunciare con forza in tempi non sospetti, definitivamente uno di questi due pilastri.
I soldi dei cittadini devono rimanere al servizio dei cittadini!
Troppo facile affermare di voler abbassare le tasse, continuando biecamente ad usare il fondo schiena altrui.
E così i Comuni si trovano stretti in una dolorosissima morsa che da un lato, per effetto della legge di stabilità nazionale, impedisce loro di agire in autonomia sull’imposizione fiscale locale e dall’altro, contemporaneamente, subiscono, per effetto della crisi, una naturale contrazione delle risorse messe loro a disposizione dalla Regione, a sua volta ingenerosamente punita.
La mia opinione, caro Direttore, è che il sistema delle Autonomie locali stia collassando e solo sforzandosi, tutti insieme, di riscrivere le “regole del gioco” possiamo almeno cercare di venirne fuori in modo dignitoso. Diversamente quando svolteremo l’angolo ci accorgeremo che esistono solo più macerie e allora sarà, francamente, perfettamente inutile fare una scelta delle “priorità” che, concordo, vanno fatte e al più presto. Qui non si tratta di welfare si – welfare no – welfare forse, qui si tratta di mettere insieme un nuovo modello di welfare che ricomprenda pubblico e privato, laddove il pubblico detta le linee strategiche e mantiene a sé il controllo sugli standard quali-quantitativi e il privato gestisce in modo efficiente ed efficace e questo naturalmente non vale solo per gli asili nido o l’assistenza agli anziani.
Chi è portatore di una cultura di governo si faccia avanti, offra soluzioni, proponga priorità, faccia rivivere l’albero delle idee, costruisca tavoli e getti ponti, ma sappia che nulla sarà più come prima e che con le risorse economiche a disposizione bisogna e bisognerà fare i conti.
O il sistema si rigenera o il sistema muore!
Se poi si preferisce continuare ad abbaiare alla luna e a rimpiangere i bei tempi andati quando il miele colava dalle piante, la cassa dei dobloni era sempre piena e i treni arrivavano in orario, tanti auguri a tutti, soprattutto alla nostra amata Valle d’Aosta.
Una ultimissima annotazione: per cortesia giù la mani dallo sportello unico polivalente del Comune di Aosta e questo non perché l’abbia voluto il sottoscritto, ma molto più semplicemente perché funziona e funziona benissimo soprattutto grazie alla non comune professionalità degli operatori che si sono messi in gioco e che è giusto venga loro riconosciuta per intero! ( mai sentito parlare di meritocrazia?).
Grazie per l’attenzione e buon lavoro
Bruno Giordano