Mense scolastiche: la Babele delle tariffe

20 Agosto 2016

Paese che vai, tariffe delle mense scolastiche trovi. Ogni Comune organizza il servizio da sè e mangiare nelle refezioni, per le famiglie degli alunni di scuole materne, elementari e medie ha un costo diverso in ogni paese della Valle. Considerando i Comuni più popolosi della Valle, si può andare da prezzi estremamente bassi come quelli di Châtillon, dove un pasto costa 2,50 euro al giorno con 30 euro di iscrizione annuale al servizio e Morgex che fa pagare una quota fissa mensile, da ottobre a maggio, di 50 euro per l’infanzia e di 60 euro per la primaria (per chi usufruisce saltuariamente del servizio sono previsti dei buoni mensa di 5 euro circa) fino a costi decisamente più alti come a Sarre.

Nel Comune della cintura di Aosta per sedersi a tavola in refezione si paga un minimo di 4,50 euro nella fascia di reddito familiare più bassa, fino ad un massimo di 6,90, con una quota di iscrizione di 20 euro l’anno.

Non considerando le detrazioni alle quali si può accedere facendo la dichiarazione dei redditi, che valgono per tutti, le differenze sono ingenti anche tra le riduzioni in base al reditto. A seconda dell’Isee familiare, ad esempio, a Courmayeur una famiglia può pagare per il proprio figlio un pasto da 2,50 euro al giorno fino a 5, mentre ad Aosta pagano tutti indistintamente 4,50 euro a pasto, più altri 25 di iscrizione all’anno. 

Alcuni Comuni, come i già citati Sarre e Morgex, applicano poi degli sconti del 25 e del 30 per cento sui pasti dei bambini della stessa famiglia, oltre al primo, che mangiano in mensa. In molti altri invece, questa possibilità non è proprio contemplata. Poi ci sono i costi di iscrizione al servizio: chi non li ha e chi li ha altissimi come Fénis, che fa pagare 140 euro, o Donnas, ben 232, con lo scopo probabilmente di incentivare chi si iscrive a frequentare la mensa più giorni possibili. 

Vere e proprie bordate arrivano invece per i non residenti nel Comune in cui si va a scuola, anche qui però con proporzioni molto diverse tra paese e paese: a Morgex o a Châtillon pagano un euro in più a pasto, a Vèrres due, a Pollein 6 euro, ben 2,40 in più dei residenti, a Quart addirittura 8,36 in confronto a chi abita nel paese, che paga 3,80.

«Quella somma però non la paga nessuno – spiega il sindaco del paese Jean Barocco – perché facciamo sempre la convenzione con i Comuni di provenienza degli utenti, che quindi pagano la tariffa normale». Un altro accorgimento viene utilizzato per i bimbi di genitori separati o divorziati: «Se ci troviamo di fronte ad un bambino che ha un genitore a Quart e l’altro no – continua Barocco – lo consideriamo sempre come residente».

Vivere in Valle qualche chilometro più in qua o più in là può perciò comportare spese annuali molto diverse per le famiglie e al Celva da qualche tempo si riflette sulla questione: «Stiamo cercando di convergere con le tariffe negli ambiti ottimali, ovvero in quei paesi vicini che già si dividono alcuni servizi – spiega il consigliere di amministrazione Barocco – e l’idea è arrivare a lavorarci anche in ambito di Unité».

Sono molti i fattori che fanno oscillare i costi per le famiglie da paese a paese: «Ci sono Comuni che esternalizzano tutto il servizio e abbattono i costi, mentre altri non possono perché hanno addirittura un cuoco assunto negli anni passati – racconta Barocco – se si hanno più sedi scolastiche aumenta la spesa per il trasporto del cibo e incide anche l’assistenza alla mensa».

Ogni Comune poi può scegliere quanto far coprire dal contributo degli utenti il servizio, generalmente è intorno al 40 per cento dei costi, ma la decisione è politica. «Ognuno sceglie come crede meglio, anche se la tendenza ultimamente è quella di avere aumenti – spiega Barocco – anche se magari prima si interviene sui trasporti scolastici, che coinvolgono meno persone».

L’ipotesi di avere tariffe uguali in tutta la Valle per ora è remota, ma non impossibile: «Non sarebbe facile fare un appalto unico che mantenga gli stessi livelli di perfomance o caratteristiche specifiche a cui gli abitanti di un paese sono abituati – conclude Barocco – ma non sarebbe neanche impossibile, si potrebbe magari pensare ad una divisione in lotti, tra Alta, Media e Bassa Valle».

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