Ordinanza riapertura negozi, Lavevaz: “Si erano create delle disuguaglianze fra cittadini italiani”

03 Dicembre 2020

“Abbiamo il diritto di essere trattati allo stesso modo”. Il Presidente della Regione Erik Lavevaz ritorna in Consiglio Valle sullo scontro apertosi con lo Stato. Nel presentare la bozza del nuovo Dpcm, inviato nella notte e oggetto questa mattina del nuovo confronto con il Governo, Lavevaz ha spiegato come con ogni probabilità entro domenica la Valle d’Aosta verrà classificata in zona arancione, dove in base al nuovo decreto, dovrà restare almeno fino al 20 di dicembre. Il nuovo Dpcm sembra infatti prevedere almeno tre settimane di permanenza in uno dei tre scenari di rischio.

Ma è proprio sulla classificazione delle regioni che da lunedì scorso è calato il gelo sulla via fra Aosta e Roma. Lavevaz ha ribadito in Consiglio Valle come l’ordinanza che ha permesso agli esercizi commerciali la riapertura nasca dalla diversa interpretazione del Dcpm ancora in vigore e si collochi “nell’ambito di prerogative costituzionali”. L’ordinanza, in attesa della nuova classificazione della Valle d’Aosta, sarà rinnovata fino a domenica. Nel provvedimento non troveranno spazio i servizi alla persona, per i quali serve un aggiornamento del protocollo in vigore e che pertanto potranno riaprire solo dopo l’effettivo “ingresso” in zona arancione.

“Siamo fra le regioni che hanno visto i dati migliorare più velocemente. – ha detto il Presidente della Regione – Nonostante questo si erano create delle disuguaglianze importanti fra cittadini italiani, soprattutto per le imprese. C’è un piano pandemico lo rispettiamo, così come rispettiamo il Dpcm, ma questo va seguito altrimenti andiamo a creare situazioni difficili da spiegare”.

In merito alle affermazioni di ieri del Ministro Boccia, il Presidente della Regione ha replicato: “Tutte le scelte fatte sono coerenti con gli obiettivi del Dpcm e se sono state fatte è perché la situazione sanitaria ce lo permetteva“. Secondo i dati informali ricevuti oggi da Lavevaz il nuovo indice Rt della nostra regione dovrebbe attestarsi intorno allo 0.70. 

Sul nuovo Dpcm in arrivo, Lavevaz ha raccontato la contrarietà di tutte le regioni, che questa mattina hanno deciso di non esprimere parere sul testo. Fra i punti contestati, il divieto agli spostamenti fra regioni, anche gialle, dal 21 al 6 di gennaio e lo spostamento fra comuni a Natale, Santo Stefano e a Capodanno.

“E’ una norma iniqua perché ci sono comuni e comuni.  Un conto è Roma e un altro un piccolo comune. Ci sono realtà che non hanno ristoranti o attività ricettive sul proprio comune e poi c’è la questione dei parenti”.

Oltre agli spostamenti, la discussione con lo Stato si è aperta sul nodo scuola. La bozza del Dpcm prevede per le scuole superiori il proseguimento della didattica a distanza fino alle festività natalizie e poi dal 7 gennaio il rientro in aula, ma solo al 50%.

Infine lo sci: con la data della ripartenza fissata al 7 gennaio, ma solo a patto che il Cts approvi il protocollo, già validato settimane fa delle regioni.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO

Ricordando i richiami di ieri del Ministro Boccia, il consigliere della VdA Stefano Aggravi ha aperto il dibattito. “Un discorso è chiedere leale collaborazione, tutt’altra cosa è mancare completamente di attenzione nei confronti dei governi locali. Chiediamo se, da parte di chi guida la Conferenza Stato-Regioni, ci sia stata una presa di coscienza per capire quali interventi sia possibile mettere in campo per arrivare a una nuova forma di collaborazione.”

Respinge le letture fatte del Dl approvato ieri in aula, il capogruppo UV Aurelio Marguerettaz.  “Dire che vogliamo aprire indiscriminatamente le attività di ristorazione e gli impianti sciistici senza tenere conto della situazione pandemica è una mistificazione. Le riaperture avverranno solo qualora le condizioni normative e sanitarie lo permetteranno”. Anche l’Assessore Caveri si dice dispiaciuto per come la nostra regione è stata dipinta.  “Noi vogliamo agire responsabilmente per il bene della nostra popolazione, non siamo montanari stupidi e ribelli a prescindere. Le leggi servono per essere corrispondenti alla realtà cui verranno applicate: è questo il compito che dobbiamo avere, nel rispetto dello statuto che è e resta la costituzione regionale.”

Concorda sull'”approccio molto superficiale alla montagna da parte del Governo nazionale” l’Assessore di Progetto Civico Progressista Chiara Minelli:”Ora abbiamo bisogno di risposte certe perché abbiamo bisogno di una montagna viva”.  L’Assessore reputa però lo scontro istituzionale e partitico “dannoso: bisogna confrontarsi e ragionare insieme per fare in modo che le misure non siano irragionevoli e contraddittorie. Oggi, bisogna puntare a una leale collaborazione tra Stato e Regione.”

Esprime invece “Dispiacere per certi atteggiamenti nei confronti della legge approvata ieri” il consigliere di Pour l’Autonomie Augusto Rollandin” perché “denunciano come qualcuno intenda screditare l’autonomia regionale. La Valle d’Aosta può reggere adeguatamente, perché non stiamo sottovalutando il problema sanitario”.

Dall’Assessore di Alliance Valdotaine Luigi Bertschy sembra invece arrivare un monito ai colleghi di maggioranza di Pcp. “A chi può costruire diplomazione, l’invito è a farlo davvero con fatti concreti” e poi sulla legge approvata “non l’abbiamo fatta per finta, l’abbiamo fatta con l’idea chiara, che se non ci sarà la possibilità di interloquire in modo serio con il Governo, avremo uno strumento per declinare con il massimo rispetto per la salute persone, le misure sul nostro territorio”.

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