Pirogassificatore: ci prendiamo le nostre responsabilità e concludiamo il ciclo dei rifiuti in Valle
Nel gennaio dello scorso anno, l’amministrazione regionale organizzò un incontro pubblico all’auditorium di Quart per spiegare i motivi della scelta di optare per un pirogassificatore rispetto ad un termovalorizzatore per il trattamento finale dei rifiuti in Valle d’Aosta. A distanza di un anno, in un secondo incontro riservato agli amministratori dei Comuni della Plaine, il “termovalorizzatore” è tornato a chiamarsi “inceneritore”, la strada verso la pirolisi e la gassificazione dei rifiuti è parsa ormai tracciata definitivamente e, a parte i “soliti noti”, il dibattito è filato via senza dubbi apparenti e con la “certezza” che il pirogassificatore è la scelta migliore.
“Spesso è riemersa la questione ‘perché non portare fuori i nostri rifiuti’ – ha esordito il presidente della Regione Augusto Rollandin -, ma abbiamo preferito prenderci le nostre responsabilità e concludere il ciclo dei rifiuti in Valle. La pirogassificazione è un sistema funzionante in diverse parti del mondo, e alternative vere non ce ne sono. Non vogliamo perdere tempo, non vogliamo che la nostra regione finisca in emergenza, come altre situazioni che non possono certo essere un esempio”.
Secondo l’assessore all’Ambiente Manuela Zublena, il percorso di scelta è stato “condiviso a tutti i livelli, senza improvvisazione” e porterà a “un sistema flessibile, con la taglia adatta anche ad una futura riduzione dei rifiuti indifferenziati” perché, oltre ai rifiuti urbani e assimilati servirà per smaltire i fanghi dei depuratori, i rifiuti speciali e quelli ospedalieri. L’impianto potrà bruciare 52 mila tonnellate all’anno di rifiuti, che corrisponde all’attuale produzione di indifferenziata. “Contestualmente alla delibera per il pirogassificatore – ha concluso l’assessore Zublena – è stata approvata la riorganizzazione del servizio di raccolta, per migliorare percentuali e qualità della differenziazione”.
L’opzione trattamento meccanico biologico? “Era stata confrontata con l’inceneritore – ha detto l’ingegner Luciano Ziviani, che ha curato gli studi comparativi per l’assessorato – e aveva emissioni a camino minori, ma porterebbe con sé flussi di materiale molto maggiori, con il problema della destinazione finale del residuo a discarica o in un inceneritore fuori Valle”. La pirogassificazione fornirà, secondo la Regione, scorie “vetrificate” al termine di un processo ulteriore successivo alla gassificazione, e perciò “inerti e in minima quantità”. L’opzione di utilizzare cementifici in cui bruciare i rifiuti fuori Valle? “Avrebbe emissioni più grandi e molto meno controllate rispetto al pirogassificatore – ha detto Giovanni Agnesod, direttore dell’Arpa Vda – e presenterebbe il problema del trasporto dei rifiuti”.
Secondo Agnesod, l’inquinamento del pirogassificatore “aumenterebbe le emissioni, anche di ‘inquinanti organici persistenti’ come diossine e furani di meno del cinque per cento”, una percentuale “praticamente ininfluente sulla qualità dell’aria anche in condizioni di inversione termica”. Un centro regionale di compostaggio “non sarebbe sostenibile” perché, secondo valutazioni e stime, accoglierebbe “sei o sette mila tonnellate l’anno di materiali”, non avendo una gestione economicamente conveniente. La Regione incentiverà però il compostaggio domestico, con iniziative delle Comunità montane.