Anche un valdostano al 40° raduno Internazionale degli Spazzacamini
E’ un evento unico al mondo: quattro giornate per festeggiare l’antico mestiere dello spazzacamino, attraverso una vivace sfilata in tenuta da lavoro e ricorrenze ricreative, sempre con un occhio volto alla memoria del passato, purtroppo drammatico, quando erano i bambini a doversi occupare della pulizia dei camini, in modo pericoloso e inadeguato.
Il raduno internazionale degli spazzacamini si svolge in Valle Vigezzo, nel comune piemontese di Santa Maria Maggiore, in provincia di Verbania. Essendo confinante con la Svizzera, da questa valle emigrarono intere generazioni di spazzacamini verso Francia, Germania, Austria e Olanda: è per questo motivo che si è scelta la Val Vigezzo come sede della festa.
Quella di quest’anno era la quarantesima edizione. E’ un raduno internazionale, tra i principali Paesi che solitamente vi partecipano, oltre all’Italia, ci sono Francia, Svizzera, Germania, Inghilterra, Scozia, Norvegia, Finlandia, Slovenia, Stati Uniti, Giappone e, in precedenti edizioni, anche Russia e Moldavia. Nello specifico, gli spazzacamini italiani provengono da regioni quali Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Veneto e, da ben 25 anni, anche dalla Valle d’Aosta, rappresentata da Davide Pandolfini, spazzacamino proprio da 25 anni.
“Non è un travestimento, è la nostra divisa da lavoro”
“Sono sempre stato l’unico spazzacamino valdostano a sfilare. Oltre a me qualche anno c’era anche un fumista” spiega Pandolfini, che aveva iniziato ad aderire al raduno internazionale degli spazzacamini dopo aver scoperto della sua esistenza da un trafiletto letto sul giornale. “La prima volta che sono andato al raduno ero in borghese, non sapevo che si sfilasse” ricorda “Io ero andato come pubblico. Poi dall’anno dopo ho iniziato a travestirmi”. Usa questa parola Davide, tuttavia non si tratta di un travestimento, specifica, ma di un abbigliamento autentico: è così che gli spazzacamini si vestono.
Sfilano giovani, anziani, donne, uomini e anche bambini. La maggior parte di loro è vestita di nero, tranne gli olandesi che inaspettatamente sfoggiano indumenti bianchi. Portano giubbotti tassellati di spille, scarponi usurati, in testa hanno berretti e cappelli a cilindro e nelle mani stringono spazzole di ogni dimensione. Sono sporchi di fuliggine in viso e sulle mani: è realtà anche questa.
“I primi anni le persone che assistevano alla sfilata mi chiedevano se esisteva veramente il mestiere dello spazzacamino, loro pensavano fosse solo una sfilata goliardica!” si stupisce ancora divertito Pandolfini “credevano che quelle fossero una sorta di maschere”.
E’ un mestiere poco conosciuto probabilmente anche perché per parecchio tempo molti spazzacamini hanno cercato di dimenticare la loro professione e il loro vissuto, in quanto per anni la vita dello spazzacamino è stata durissima. Ci sono voluti decenni per arrivare a celebrare questa professione, invece che celarne il ricordo di com’era praticata in passato. Ed è proprio per desiderio di rendere onore ai sacrifici dei loro avi che si è dato avvio al Raduno degli Spazzacamini.
“All’inizio eravamo in pochi a sfilare” racconta Davide “Mentre adesso le delegazioni dei vari paesi sono aumentate e ognuna è composta dai venti ai trenta spazzacamini”. E la sua non è solo un’impressione, lo dicono anche i dati: nei primi anni Ottanta il raduno contava una trentina di spazzacamini, invece quest’anno erano 1200. “Quest’anno in particolare c’erano più di trecento tedeschi” continua.
Ad essere ancora più numeroso è il pubblico che accorre a vederli. “Quando andavo io all’inizio ci saranno state dalle 500 alle 800 persone a vedere la sfilata, mentre adesso ne arrivano 30.000. Sembra incredibile che un paesino di circa 2000 abitanti in una domenica possa accogliere tutte queste persone” si meraviglia lo spazzacamino valdostano.
Il raduno internazionale degli spazzacamini: un’occasione di scambio e tradizione
Il Raduno internazionale degli Spazzacamini comincia il primo venerdì di settembre con “La Notte Nera”, una serata tra musica e festa per le vie del paese.
Il giorno dopo, il sabato mattina, tutte le delegazioni si incontrano a Malesco, un borgo vigezzino, ai piedi del “Monumento dello Spazzacamino”: una statua rappresentante Fausto Cappini, un piccolo spazzacamino morto a 13 anni toccando i fili elettrici dell’alta tensione sporgendosi dal camino al termine della pulitura. “Lì c’è un bellissimo museo” aggiunge lo spazzacamino “sono esposte varie attrezzature storiche degli spazzacamini. Anni fa al momento della premiazione ogni delegazione regalava qualcosa al museo, e io anche avevo lasciato alcuni oggetti della tradizione valdostana. Successivamente, alla sera è organizzata ancora festa per il paese.
E finalmente arriva domenica, con la sfilata, presso Santa Maria Maggiore. “Durante la sfilata è tradizione accarezzare con le mani sporche di fuliggine le persone perché porta fortuna” dettaglia il portavoce, imitando il gesto “poi si regalano ai bambini caramelle e gadget. Quest’anno io ho acceso il fumogeno tricolore insieme a due spazzacamini piemontesi”. Infine, il lunedì è organizzata una gita fuori porta, quest’anno a Stresa.
“Il raduno internazionale degli spazzacamini è un’occasione per incontrare persone da tanti Paesi diversi. Ho avuto modo di parlare con spazzacamini svizzeri e francesi e di confrontarmi con loro sui nostri diversi modi di lavorare. Chiacchierando ho scoperto che nel Nord Europa è da anni che il mestiere dello spazzacamino è un mestiere professionale, come se fosse l’idraulico o come qualsiasi altro lavoro artigianale, mentre da noi è solo da quindici anni che è stato rivalutato.
Ho addirittura conosciuto alcuni spazzacamini che ora sono anziani ma che erano quelli che da bambini entravano nei camini!” racconta con partecipazione Davide, scavando tra i ricordi. “Mi piace perché in quel momento siamo tutti amici, anche se non parliamo la stessa lingua”.