Considerazioni di Borluzzi sul PdL
Ho letto su Aostasera quanto dichiarato dal signor Zucchi presentando la lista del PdL alle regionali del 26 maggio e, da cittadino non candidato in questa consultazione, sottolineo l’errore in cui il predetto signore è incappato. Passando dalla politica all’enologia, direi che, secondo Zucchi, chi prende una bottiglia vuota, la riempie d’acqua di rubinetto, la chiude con un tappo e le incolla l’etichetta di un Brunello, ipso facto ha in mano una bottiglia di tale vino. Fuor di metafora, un partito è effettivamente quello contraddistinto da nome e logo se, e solo se, esplicita una linea politica conforme ai valori dichiarati nel suo statuto. La mia non è una critica preconcetta: fossi residente in una qualunque delle altre 19 regioni, voterei PdL cui pure mi iscriverei come, in effetti, mi iscrissi al PdL valdostano subito dopo il Congresso fondativo in Roma nel marzo 2009.
Ma me ne sono andato perché in regione il PdL non esiste: manca qualunque dialogo e viene imposta, per mastodontica incompetenza, una subordinazione all’UV col conseguente capovolgimento del sublime principio statutario del PdL, quello che auspica il “primato della persona sulla politica”. L’UV pretende la prevalenza della politica sulla persona, considerata mero strumento di finzioni etnolinguistiche per differenziare forzatamente la Valle dall’Italia; il PdL tace in merito e pretende silenzi tramite la creazione di un direttivo regionale costituito anche da estranei alla politica, buoni solo ad assentire. Per far parte del direttivo, a chi possiede preparazione si impone di firmare (e il PdL dovrebbe essere liberale!) un lurido documento che lo obbliga a mai criticare l’UV…
Anche l’escursione del sen. Gasparri in Valle va commentata: egli fu da me contattato affinchè una modifica statutaria introducesse la libertà di scelta culturale e linguistica in regione e si giunse alla presentazione (gli atti parlano) in Parlamento di una proposta di legge costituzionale firmata appunto dall’allora deputato Gasparri e dal Presidente della commissione Affari costituzionali on. Selva. Proposta che, in quanto di contenuto liberale, è oggi fumo negli occhi del ragionier Lattanzi perché non allineata agli integralismi unionisti. Deduzione: non si può fingere di avere un ok alla linea politica di subordinazione del PdL all’UV da parte del sen. Gasparri visto che egli sposa per prassi comportamentale ogni posizione regionale del partito in cui si trova.
Più in generale, la Valle va rigirata come un calzino e a tal fine è dannosa la subordinazione pidiellina all’UV; Zucchi dimostra di non capire che, alla base della lista contrapposta al PdL, c’è una diversa linea politica, quella dell’alternativa liberale in luogo di un comodo servilismo. Se poi si vedono livori, questi sono marginali e frutto umano del prendere decisioni da parte di Lattanzi/Zucchi/Paron e imporle a un direttivo pilotato, decisioni che impongono la sudditanza all’UV per soddisfare gli sfizi di chi col PdL c’azzecca quanto le piantagioni di caffè sul ghiacciaio della Brenva.
Giancarlo Borluzzi – Aosta