Dal Forum per i diritti dei bambini una riflessione a 25 anni dal disastro di Chernobyl
Esattamente venticinque anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1986, la più grande catastrofe mondiale nella storia del nucleare segnava in maniera definitiva le sorti di milioni di persone non solo dell’Ucraina, ma anche della Russia e della Bielorussia, che all’epoca facevano ancora parte dell’URSS. Durante un test al reattore numero quattro, per verificare il funzionamento della turbina nel caso di mancanza improvvisa di corrente elettrica, errori umani e tecnici crearono le condizioni per il disastro. L’orologio segnava l’una, 23 minuti e 44 secondi. Fu liberata una quantità di radioattività circa cento volte maggiore rispetto a quella delle bombe americane su Hiroshima e Nagasaki dell’agosto 1945. Lo spostamento della nube radioattiva interessò in primo luogo le vicine regioni della Bielorussia, che ne fu investita in pieno.
Sono difficilmente quantificabili i danni che hanno subito la salute di tante persone e l’ambiente, per l’esposizione alle radiazioni e le conseguenze materiali e psichiche che ne sono derivate. Un drammatico evento, che ha acceso molti interrogativi sulla scelta del nucleare, e che si ripropone con forza oggi, dopo il disastro di Fukushima in Giappone e in concomitanza con l’anniversario del venticinquesimo: come a dire che Chernobyl comincia ad allontanarsi nel tempo, ma non è definitivamente alle nostre spalle. Ancora oggi, i livelli di contaminazione in quelle zone sono alti in molti alimenti, come il latte e alcuni frutti. In Ucraina sono 18.000 i chilometri quadrati di terreni agricoli contaminati, a cui si aggiunge il 40% dei boschi, per un totale di 35.000 chilometri quadrati.
Dal 2000, l’associazione onlus Forum per i diritti dei bambini di Chernobyl, con sede a Terni, ma presente in diverse regioni d’Italia e con una rappresentanza assai attiva in Valle d’Aosta, offre a bambini provenienti dalle zone contaminate dalle radiazioni l’opportunità di trascorrere in Italia uno o più periodi di vacanza all’anno, secondo le vigenti disposizioni relative all’ospitalità dei minori stranieri. Essa cura inoltre l’invio di aiuti umanitari e offre assistenza sanitaria mirata a ragazzi che non potrebbero essere adeguatamente curati nei loro paesi di origine.
La promozione di scambi culturali, col fine di aumentare la conoscenza delle condizioni di vita delle zone contaminate e promuovere la consapevolezza del problema, è un ulteriore obiettivo che l’associazione si propone. Un aspetto poco trattato dai media, ma assai significativo per tutte le persone coinvolte in questi progetti, riguarda infatti la riflessione su come devono cambiare le modalità di aiuto ai popoli vittime delle radiazioni: esse sono evidentemente necessarie e sempre opportune, tuttavia oggi devono tener conto di nuove esigenze, proprio per il fatto che il disastro si sta allontanando nel tempo e si assiste già ad un primo ricambio generazionale.
La ricorrenza dell’anniversario, per l’associazione valdostana è anche l’occasione per ringraziare pubblicamente tutte quelle famiglie che, da lunghi anni ormai, accolgono amorevolmente bambini e ragazzi bielorussi, per un’esperienza intensa, non esente qualche volta da difficoltà, ma sempre arricchente per tutti: non solo per i piccoli ospiti, ma anche per chi mette con generosità a disposizione la sua casa, il suo tempo e la sua compagnia, per far loro passare vacanze serene e spensierate.
Un ricordo riconoscente va poi anche a tutte le istituzioni, agli enti pubblici, alle aziende, ai tanti privati che con il loro contributo permettono la realizzazione di importanti progetti di solidarietà internazionale in Bielorussia e in altri Paesi.
Per maggiori informazioni sull’attività dell’associazione nella nostra regione, visionare il sito www.bambinichernobylaosta.it , dove sono illustrate le varie attività del Forum (i progetti sanitari, quelli dei laboratori, le vacanze di solidarietà).
Marie Rose Colliard