Denatalità, in Valle d’Aosta nel 2022 il calo dei primi figli è da record
La Valle d’Aosta continua a detenere il record negativo di una delle regioni italiane dove la denatalità si fa sentire in maniera più netta: dal 2008 a oggi è stato infatti registrato un calo del -43,8% dei primogeniti nati sul territorio, speculare al calo del -35,5% che concerne invece gli altri figli.
La diminuzione si estende a tutto il territorio nazionale, dove secondo Istat le nascite monitorate nel 2022 sono 393.333, 6.916 in meno rispetto al 2021 (-1,7%) e 183 mila in meno rispetto al 2008 (-31,8%). In Valle d’Aosta nel 2022 sono state registrate 781 nascite contro le 744 del 2021 (1 296 nel 2008).
Non risultano confortanti nemmeno i dati provvisori riferiti al 2023, che nel primo semestre denotano una riduzione di circa 3.500 unità (-1,9%) rispetto allo stesso periodo del 2022.
Secondo gli studiosi, l’ accentuazione della denatalità si deve alla complementare diminuzione della popolazione femminile in età feconda, tra i 15 e i 49 anni. Inoltre, negli ultimi anni si è ridotto l’apporto generato dalla componente straniera, a oggi pari all’8,6% dei residenti totali.
Figli e genitori
Secondo Istat, quasi tutti i casi di denatalità riguardano coppie di genitori entrambi italiani (311.117 nel 2022, quasi 169 mila in meno rispetto al 2008), per larga parte sposate (230.016 nel 2022, circa 233 mila in meno rispetto al 2008). Prosegue invece il trend delle nascite fuori dal matrimonio (163.317 nel 2022, quasi 50 mila in più rispetto al 2008), che a oggi rappresentano il 41,5% del totale, di cui il 35,0% da genitori mai coniugati e il 6,5% da coppie in cui almeno un genitore ha avuto una precedente esperienza matrimoniale. La regione che riscontra le percentuali più alte è la Sardegna (53,6%), seguita da Umbria (51,1%), Lazio (49,5%), Valle d’Aosta (49,3%), Toscana (48,6%) e provincia autonoma di Bolzano (48,1%).
La tendenza ad avere figli al di là di un impegno coniugale è diffusa soprattutto tra i giovani (59,5% sino a 24 anni e 41,9% tra i 25 e i 34 anni), mentre si attenua dopo i 34 anni di età attestandosi a 36,6% per il complesso delle coppie. Stando agli esperti, questo è motivato dal fatto che le neo coppie aderiscono a un sistema valoriale per il quale il matrimonio rappresenta meno che in passato un passaggio obbligato prima della maternità e della paternità.
Primogeniti e secondogeniti
Fattori quali tempistiche di formazione eccessivamente lunghe, difficoltà nel trovare un impiego stabile, bassa crescita economica e problematico accesso al mercato delle abitazioni contribuiscono oggi alla contrazione della natalità. Tuttavia, nel 2022 i primogeniti aumentano a 192.525, il 48,9% del totale dei nati, con una significativa crescita assoluta (+6 mila) e relativa (+3,2%) rispetto al 2021.
Tale recupero post Covid-19, però, non è del tutto in grado di contrastare le perdite subite negli anni della pandemia: se paragonate alla media nazionale (-32,4% sui primi figli e -31,2% sugli ordini successivi), le statistiche rivelano che il calo colpisce in maniera più rilevante il centro (-38,4% sui primi figli e -35,3% sugli ordini successivi) e il nord (-34,5% sui primi figli e -28,8% sugli ordini successivi) rispetto al sud (-25,2% sui primi figli e -32,2% sugli ordini successivi).
Gli stranieri
Diminuiscono nel 2022 anche i bambini nati da genitori stranieri, attestandosi a 82.216, il 20,9% del totale delle nuove nascite; anche in tale caso le perdite rispetto al 2012 sono consistenti e ammontano a 25.789.
Nel 2022 i neonati da una coppia dove entrambi i partner sono stranieri sono 53.079 (26.815 in meno rispetto al 2012) e risultano più frequenti al nord (19,3%) piuttosto che al centro (15,1%) e al sud (5,6%) e nelle isole (5%). I neonati da coppie miste sono per converso 29.137 (1.026 in meno rispetto al 2012) e risultano ugualmente più diffusi al nord (29,6%) e al centro (23%) piuttosto che al sud (9%) e nelle isole (8,4%).
Considerando le origini delle madri, primeggia la cittadinanza rumena (11.804 nati), seguita da quella marocchina (8.744 nati) e quella albanese (7.768 nati), che nel complesso coprono il 38,6% della natalità da madri straniere residenti.
Le donne
Nel 2022 le donne in età fertile residenti in Italia hanno in media 1,24 figli ciascuna, valore in lieve calo rispetto all’anno precedente (1,25 figli) e in linea con le previsioni dell’anno corrente (1,22 figli). I livelli di fecondità più bassi si riscontrano nel centro Italia (1,16 figli), mentre quelli più alti nel nord-est Italia (1,29 figli); fanno seguito il sud (1,26 figli) e il nord-ovest (1,24 figli).
L’età media nella quale le donne divengono madri resta invariata a 32,4 anni come nel 2021, registrando valori superiori per le italiane (32,9) piuttosto che per le straniere (29,6); i dati risultano più elevati al centro (32,8) e al nord (32,5) e inferiori al sud (32,0).
I nomi
Il nome maschile più scelto dai genitori a livello nazionale è Leonardo, che mantiene il primato conquistato nel 2018; al secondo posto risale Francesco, mentre Tommaso, Edoardo e Alessandro restano stabili nella seconda metà della classifica. La situazione rimane immutata anche tra i nomi femminili, con Sofia in prima posizione, Aurora in seconda posizione, Giulia in terza posizione (prima in Valle d’Aosta) e Ginevra in quarta posizione.
Ai bambini stranieri vengono attribuiti nomi come Adam, Amir e Rayan ma anche Leonardo, Matteo e Luca; per le bambine resta in testa Sofia, seguito da Sara, Amira, Emma, Emily e Aurora.
Nonostante esistano quasi 26 mila nomi diversi per i bambini e poco meno di 25 mila per le bambine, la distribuzione del numero di nati secondo il nome rivela un’elevata concentrazione intorno ai primi 30 in ordine di frequenza, che complessivamente coprono quasi il 44% di tutti i nomi attribuiti ai maschi e quasi il 38% di quelli alle femmine.