E’ lodevole dare ai bambini la fruttta a scuola ma se poi questa ha dei conservanti…

20 Gennaio 2011

Sono la mamma di un bimbo di prima elementare di una scuola aostana, mi ha toccato particolarmente l’articolo soprattutto perché la mia tesi di laurea verteva in parte sull’alimentazione dei bambini, ed in particolare se i bambini valdostani, nonché i genitori sapevano scegliere adeguatamente i cibi nonostante le influenze pubblicitarie alle quali siamo costantemente sottoposti.

Quindi diciamo che non solo come mamma sono sensibile al problema e quando l’altro giorno mio figlio è arrivato a casa dicendomi, che a scuola gli hanno dato la mela per merenda ero entusiasta. Poi gli apro la cartella e ci trovo i tre quarti della mela, in una confezione, già tagliata a spicchi.
La mela che gli hanno dato era confezionata a spicchi.
Leggo gli ingredienti: mela e conservanti. Chiaramente per mantenerla bella bianca e appetitosa per tanti giorni devono per forza metterceli.
Tutta la mia contentezza per l’iniziativa svanisce in un baleno mi ritrovo a dire a mio figlio di non mangiare quella pseudo-mela e a spiegargli che l’iniziativa è lodevole, la frutta fa bene ma i conservanti no.
Mi sono così posta una serie di domande che vorrei condividere:
Perché non distribuiscono le mele intere?

Perché queste iniziative non insegnano che anche i conservanti non fanno poi così bene alla salute?
Perché non limitiamo la produzione di imballaggi, l’utilizzo della plastica e a scuola di queste campagne se fanno?
Perché non utilizzano produttori locali invece che affidare l’incarico della distribuzione a un “..raggruppamento temporaneo fra imprese ortofrutticole di varie parti d’Italia…” così sarebbe frutta a km 0?
Perché se si fa una campagna per migliorare l’alimentazione dei nostri figli non la si fa per bene!

Monica Romeo

NDR
Gentile lettrice il problema che lei solleva è sicuramente importante ma credo che non abbia alcun legame con l’iniziativa di cui tratta l’articolo.

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