La Aosta-Pré Saint Didier va smantellata

05 Luglio 2012

Sta acquistando un certo spazio sui media locali, da qualche tempo, una polemica sulla possibile dismissione della tratta ferroviaria Aosta-Pré Saint Didier. A leggere alcuni articoli, la questione sembrerebbe configurarsi in uno scontro tra istituzioni e popolo, con tanto di comitati, raccolte firme e proposte di petizioni popolari.
Ora, con tutto il rispetto per le opinioni, mi sentirei di dire che nel nostro Paese, pur con tutti i suoi difetti, vige(rebbe) una forma di democrazia complessivamente più evoluta rispetto ai comitati, e che questa democrazia che prevede collaborazione, delega, rappresentanza, ruoli e responsabilità sia abbastanza funzionante nell’ambito che ci riguarda. A me sembra che la moda attuale di bloccare sempre ogni decisione, ogni programma con sollevazioni popolari non sia soltanto un danno per il Paese, ma anche un tentativo, più sottile, di destituire gli ideali democratici, restaurando una contrapposizione più "fisica" tra fazioni (facilmente manipolabili). E quanto sia facile manipolare i dati e le opinioni lo si è potuto vedere in questa occasione: stando al comitato, numerose persone hanno firmato, e questo varrebbe a dirte che la gente ha quella opinione. Avendo assistito per una decina di minuti alla raccolta firme ha potuto vedere una realtà ben diversa: sono passate centinaia di persone ma nessuno ha voluto firmare!

Detto questo e tornando ai treni mi sembra che la tendenza, in tutto il mondo, sia più o meno questa: medio-lunghe tratte, grandi volumi, e magari medio-alte velocità. E chiunque utilizzi le ferrovie in Italia sa bene quanto siano rimaste indietro, e quale sforzo ci sia da fare per renderle più adeguate alle esigenze odierne, soprattutto in tema di affidabilità del servizio. L’obiettivo, ambizioso e credo auspicato da tutti, e comunque richiesto anche a livello europeo, è quello di rilanciare il mezzo ferroviario spostando una consistente quota di traffico dalla gomma alla rotaia. La rete ferroviaria italiana, insomma, ha bisogno di una bella ristrutturazione. E proprio come si fa con gli edifici, è necessario scegliere cosa tenere, cosa buttare, cosa modificare, sapendo che comunque si dovrà puntare a migliorare l’efficienza. Credo che, se le cose funzioneranno, spariranno molte piccole stazioni e molti rami secondari, ma non è un dramma: entra in gioco la sinergia con il trasporto locale su gomma, fatto di mezzi più piccoli e leggeri e quindi più efficienti nei piccoli spostamenti, oltre che molto più adatti a fornire un servizio capillare.
La Aosta-Pré Saint Didier farà sicuramente questa fine. L’idea di una ferrovia moderna ed efficiente nell’alta Valle non è brutta, ma purtroppo è patetica. Non mi sembra necessaria una laurea in ingegneria dei trasporti per rendersi conto che un treno che lavora su tratte brevissime, e per di più con un bacino d’utenza così risibile, sia disperatamente fuori dal suo campo di efficienza operativa. Tanto più che non lo usa praticamente nessuno: a parte la corsa-studenti, è desolante vederlo passare su e giù, per decine di volte al giorno, sempre vuoto.
Facciamo attenzione, perché a mio avviso anche la Aosta-Chivasso è a rischio di chiusura, e lì sarebbe veramente un peccato perché quella non soltanto è molto più utilizzata, ma ha anche maggiori possibilità di migliorarsi (tanto per cominciare, riducendo le fermate). Per quanto mi riguarda invece, la Aosta-Pré Saint Didier andrebbe smantellata. Attualmente è un macinino, rumoroso ed estremamente inquinante, e una modernizzazione di tale linea avrebbe un costo molto ingente e comunque il suo funzionamento dovrà sempre essere sovvenzionato. La crisi attuale, e tutto quello che sta succedendo, dovrebbe aver mostrato chiaramente che non è più tempo per immaginare soluzioni che si reggono solo con massicce iniezioni di denaro pubblico.
Con tutta la simpatia per il mezzo ferroviario, ma è una questione che deve essere affrontata sul piano tecnico, evitando una difesa a oltranza che è solo ideologia.

Cordiali saluti.
Paolo Fornelli
Sarre

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