La Corte del processo di appello contro la Franzoni ieri in trasferta a Cogne
Nuovo sopralluogo ieri nella villetta di Cogne.
A varcare la porta della casa di Montroz dove il 30 gennaio del 2002 fu ucciso il piccolo Samuele Lorenzi è stata questa volta tutta la corte in trasferta: il presidente della Corte di Appello di Torino Romano Pettenati, il pm Vittorio Corsi, i due consulenti incaricati della perizia psichiatrica, i 12 giudici popolari e il colonnello Luciano Garofano del Ris.
Presente anche l’avvocato difensore della Franzoni, Carlo Taormina, per il quale alla fine il nuovo sopralluogo altro non è che “una visita guidata …un atto nullo e del tutto inutile?.
Ultima mossa di Taormina prima di lasciare Cogne la richiesta di una nuova perizia su una macchia ai bordi del prato che potrebbe, nelle intenzioni della difesa dare corpo all’ipotesi che l’assassino di Samuele sia fuggito dalla casa dopo l’omicidio, non più per il garage, come sostenuto inizialmente e successivamente smentito, ma per il viottolo che porta a monte della villetta.
Nel frattempo ieri è stata anche la giornata delle affermazioni del medico legale Marina Tumiati che collaborò il giorno seguente l’omicidio con il professore Viglino all’esame autoptico del corpicino di Samuele.
La dott.ssa ha infatti ieri fatto conoscere il suo pensiero in merito all’ipotesi, emersa nell’ultima udienza del processo, che l’arma che uccise il bimbo fosse un mestolo o un pentolino di rame.
“Se l’arma del delitto è un mestolo o un pentolino dovrebbe essere stata impugnata in modo improprio”.
E poi descrive come si presentava il corpo di Samuele “le ferite erano tutte concentrate sulla fronte, quasi che si fosse trattato di un omicidio rituale. Per quella che è la mia esperienza direi che chi agisce di rabbia colpisce in vari punti. Mi pare che vi fossero 17 ferite”.
Se di mestolo si è trattato la parte contundente sarebbe dunque dovuta essere quella terminale del manico “che – sottolinea la dott.ssa – finisce in modo appuntito, a triangolo.?