La frana rischia di mettere fine a un sogno: gestire “Le Vieux Quartier” di Valgrisenche

08 Maggio 2009

Fin da ragazzo avevo un sogno: gestire un locale tutto mio. Nel sogno il locale ideale avrebbe dovuto presentarsi come un rifugio: bella gente, bel panorama, contatto con la natura, stile di vita semplice e sano. Un sogno che solo quattro anni fa si è realizzato.

Una stupenda valle laterale, selvaggia, una delle più incontaminate della nostra regione. Pianti di gioia, emozioni mai provate, ricorderò sempre con particolare commozione la ceralacca con cui abbiamo dovuto sigillare la busta per partecipare alla gara d'appalto. Non ero solo. Condividevo il sogno con un mio caro amico d'infanzia, un mio fratello. Sono stati quattro anni di sacrifici, sacrificato la vita privata, il tempo con gli amici, quello con la famiglia. Tanti sacrifici ma mai troppi, il sogno era qui, realizzato, e per portarlo avanti, con tutte le soddisfazioni che ne sarebbero derivate, avremmo fatto di tutto.

Anno dopo anno però l'aspetto economico logorava l'entusiasmo. Il nostro stile di gestione ci imponeva di adottare prezzi che rendessero felici i clienti. Clienti che erano amici, partecipi del nostro sogno, della nostra vita. Chiunque sia passato al forte, ci è tornato.

Continuavamo a lottare convinti che "l'anno prossimo andrà meglio"… I quattro anni dovevano esser un buon periodo di avviamento, anche contando la localizzazione in una valle turisticamente difficile. Il nostro entusiasmo e la nostra forza di volontà, il sogno alimentato dai sorrisi dei clienti che tornavano controvoglia alla loro realtà dopo aver soggiornato in questo angolo di paradiso, gli aiuti comunali, seppur scarsi, date le ridotte dimensioni del paese e dati i diversi interessi in ballo, ci hanno permesso di arrivare alle porte del quinto anno.

Questo, date le abbondanti prenotazioni primaverili ed estive, avrebbe dovuto esser "l'anno buono". Avremmo finalmente iniziato a "raccoglier il seminato"… Ennesimo scontro con la realtà: la frana e l'immobilità di chi dovrebbe occuparsene.
Ed ecco il panorama attuale:conto in banca in rosso estremo, fornitori che non riescono a consegnare, clienti che non possono salire e che, anche potendo raggiungerci, non si fidano di transitare, fatture da pagare, dipendenti in aspettativa, quando non licenziati a causa di riduzione del personale, entusiasmo sostituito dalle disperazione e dalla convinzione di aver fallito.

Un paese di seconda categoria, un paese troppo piccolo e troppo poco importante per ricevere aiuti tempestivi, riservati alla "prima categoria"…Questa frana, una spada di damocle, immobilizza tutto e rischia di infrangere tutto ciò che abbiamo costruito.
Il sogno di creare un angolo il più incontaminato possibile, fuori da ogni luogo e da ogni tempo, lontano dalle corruzioni e aberrazioni cittadine, il posto sicuro ed incontaminato dove far crescere una filosofia di vita sana, dove poter "metter su famiglia" rischia di tornare ad esser un sogno. Anzi, ad oggi, direi quasi un utopia.
Forse non era il posto giusto, non era il tempo giusto e non eravamo le persone giuste.
Il sogno rimane, ma temo che dovremo lasciare ad altri la possibilità e l'occasione di viverlo.

Paolo Allegri

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