Trasporto ferroviario in Valle: perché non possiamo fare come Mercedes Bresso?
Per qualcuno (che evidentemente non ha la necessità di viaggiare) potrà risultare noioso leggere l'ennesima lamentela sui treni e, in particolare, sulla tratta Aosta Torino. Per i tanti, pendolari o no, che devono usare quotidianamente questo mezzo di trasporto la frustrazione di vedere immutata una situazione sempre più deprimente sta diventando insopportabile. Ritardi, disagi, sporcizia, affollamenti e guasti sono all'ordine del giorno. Ma qualcosa, forse, sta cambiando. In peggio.
Circola voce, tra i passeggeri, di un piano di ristrutturazione delle FS che, a partire dalla prossima primavera, ridurrà ulteriormente il personale e le strutture. Chiuderanno biglietterie e stazioni e i pensionamenti non saranno rimpiazzati. A Châtillon la biglietteria ha chiuso i battenti dal 6 novembre mentre stanno per finire i lavori di ristrutturazione della stazione. Si potrà comprare il biglietto alle solite (infernali) macchinette o al bar ma per i pendolari o i viaggiatori abituali abbonamenti e biglietti speciali potranno essere acquistati solo ad Aosta o a Torino. Della bretella per superare Chivasso non si parla più e, cosa strana, sempre più spesso vedo a Torino convogli composti dal famoso Minuetto "comprato con il contributo della regione Valle d'Aosta" diretti verso altre destinazioni.
Problemi organizzativi si dirà. Ma la somma di tutti questi problemi e la disattenzione della giunta regionale nei confronti del problema dei trasporti nella nostra regione sta trasformando la Valle d'Aosta non in un'"isola felice" ma in una prigione. Non sono un esperto e non conosco la complessità dei rapporti tra Regione Valle d'Aosta e FS ma, leggendo i giornali, mi ha colpito la scelta della Presidente Mercedes Bresso di chiudere l'inconcludente contenzioso con le Ferrovie sul trasporto locale e indire una gara europea per appaltare il servizio. Con buona pace del signor Moretti (amministratore delegato delle FS) che furioso ha minacciato il Piemonte di ritorsioni e guerre ma forse con una speranza e una prospettiva nuova per i milioni (13) di pendolari italiani.
Perché non possiamo fare come la Bresso? Se guardiamo al complesso della struttura della mobilità valdostana dovremmo metterci le mani tra i capelli. Da tempo non esiste una politica unitaria. L'autostrada è la più cara d'Italia e costantemente invasa da lavori; i collegamenti con le valli sono vecchi e in alcuni punti pericolosi; il trasporto pubblico su gomma è ampio come offerta ma scarsamente sostenuto; si investe su di un aeroporto "insostenibile" mentre alla compagnia aerea viene tolto il permesso di volare dall'Enac.
Da sempre le politiche della mobilità attengono incidono direttamente su tre fattori fondamentali della vita delle comunità. Lo sviluppo economico, la sostenibilità ambientale e la libertà di movimento dell'individuo. Forse, se la Valle d'Aosta soffre di lentezza nello sviluppo economico, di un rischio crescente per la incolumità del suo patrimonio ambientale e di un sostanziale isolamento dei suoi abitanti, una ragione ci sarà.
Lettera firmata