Viticoltura in Valle: vendemmia anticipata per il caldo e calo nella produzione

25 Agosto 2012

Su una cosa il parere è unanime: il grande caldo dei giorni scorsi farà anticipare la vendemmia di 10-15 giorni, nei primi giorni di settembre. Di per sé non ci sarebbe nulla di male, anche se Costantino Charrère, dell’azienda “Les Crêtes” di Aymavilles, ha voluto sottolineare una criticità causata dal clima tropicale: "i primi dati analitici rilevano un rallentamento, in maturazione fenolica, dell’acquisizione in zuccheri e un accelleramento della perdita di acidità tartariche, che si stanno abbassando con costanza regolare".

La conseguenza, secondo Charrère, sarebbe quindi "la perdita di una caratteristica peculiare dei vitigni di montagna, ovvero un certo mantenimento dei quadri acidi nelle uve e questo deriva dal grande stress di calore di questi giorni". "Per quasi dieci giorni – continua – le piante hanno smesso di lavorare e c’è da sperare che le temperature ritornino su valori normali, soprattutto che la notte faccia un po’ fresco".

La speranza è condivisa anche dal vicino Omar Jerusel, dell’azienda “Atoueyo”, sempre di Aymavilles: "queste temperature di giorno possono andare bene, basta che rinfreschi un po’ la sera, un po’ più di escursione termica tra giorno e notte insomma". Leggermente in controtendenza, invece, il giudizio di Vincent Grosjean, della “Frères Grosjean” di Quart: "devo dire che il caldo alla vigna non ha mai fatto male, in più noi abbiamo avuto piogge a maggio, giugno e luglio, dopo le alte temperature si sono fatte sentire, ma direi che la qualità delle uve è buona per il momento".

"Nel resto d’Italia, invece, la situazione è molto critica", accenna Grosjean. Anche Charrère, che è presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, conferma: "In Toscana si parla di vigneti letteralmente bruciati e quindi i danni in altre regioni sono infinitamente più alti, noi fortunatamente siamo riusciti a limitare i danni". "Questo calore – conclude Charrère – ha toccato tutti, siamo tutti sotto lo stesso cielo e sotto una stella che non è stata delle migliori".

Sulla produzione i pareri dei viticoltori oscillano tra una conferma dagli anni scorsi e un calo. Charrère riporta i primi dati nazionali: "si prevede una diminuzione del 15% e anche da noi, che siamo parte del sistema, questa percentuale potrebbe essere reale". L’imprenditore di ‘Les Crêtes’ arriva ad ipotizzare anche un 20% in meno: "A primavera c’è stata la peronospora larvata su grappolo nell’80% dei vigneti della Media Valle, noi abbiamo perso il 30% della produzione dei rossi, mentre le bacche bianche si sono salvate". Anche Ivo Joly, dell’azienda “La Kiuva” di Arnad, conferma: "la quantità che abbiamo prodotto non è superiore a quella dell’anno scorso, considerando però che abbiamo acquisito dei vitigni nuovi, per cui prevederei un calo del 10%".

Per l’azienda Atoueyo e per i Grosjean, invece, sembra essere andata meglio: "siamo abbastanza in linea con gli altri anni – afferma Jerusel – facendo il diradamento manuale abbiamo sempre più o meno la produzione allo stesso punto e non ci sono grandi sbalzi, speriamo solo che non arrivi la grandine come l’anno scorso, che ci ha tolto il 30%". Grosjean, infine, parla di "una buona produzione, non abbiamo avuto grosse difficoltà: 80-90 quintali ad ettaro, considerando che il massimale è di 100".
 

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