Il Giro d’Italia e quella Valle d’Aosta che c’è ma non si vede
Tanto entusiasmo per le strade di una tappa del Giro d’Italia tutta valdostana: 131 km di persone assiepate ovunque, nei paesi o in montagna, con le scene che si vedono spesso quando le gare ciclistiche sono altrove, di gente che insegue i propri beniamini incitandoli di corsa per qualche metro.
Nel weekend e ancora oggi, sui social spopolano le foto di chi ha vissuto il Giro da tifoso. Tutte queste belle cartoline, però, sembrano essere circolate ben poco a livello nazionale. Da più parti, infatti, si storce il naso per la copertura televisiva della Saint-Vincent – Courmayeur, con immagini spesso poco funzionali a seguire l’andamento sportivo della gara – riprese dall’alto che “appiattivano” il percorso, senza lasciar capire se si fosse in piano o in salita, stacchi pubblicitari nel pieno della bagarre del Colle San Carlo – ma, soprattutto, non in grado di restituire ai milioni di telespettatori collegati l’immagine della Valle d’Aosta che si voleva trasmettere.
Per le persone vissute quando la televisione era in fase di espansione, il Giro d’Italia è molto più di una manifestazione sportiva: “Sai perché mi piace il Giro? Per i paesaggi”. Questi paesaggi non si sono visti molto, sabato 25 maggio, e la stoccata arriva da chi, di mestiere, per anni ha immortalato le più grandi manifestazioni sportive, citato anche durante la telecronaca RAI.
Giorgio Viana, telecineoperatore, sul suo profilo Facebook si dice “molto dispiaciuto”: “La tappa del Giro doveva essere un vero spot promozionale per la Valle d’Aosta ma non lo è stato. Purtroppo le riprese dai 2 elicotteri impiegati sulla corsa sono riusciti a saltare tutti i castelli nei primi 90 Km di corsa. E sono ben 10: Castello Gamba, Castello di Saint-Denis, Castello di Fénis, di Quart, di Sarre, di Aymavilles, Sarriod d’Introd, Châtel-Argent, Castello di Introd, Castello di Avise. Eppure la RAI ha pubblicizzato per mesi “Ci alziamo presto al mattino per farvi vedere questo stupendo territorio dell’Italia…”. Una volta non c’era lo spot e in volo c’era un solo un elicottero da ripresa ma non ci perdevamo niente. Sia a livello paesaggistico che di corsa. Non sono presuntuoso, so qual è il lavoro sull’elicottero. Cari ex colleghi guardate le riprese del Tour de France, sono un’altra cosa! Siete voi che siete sull’elicottero che avete gli occhi per vedere cosa c’è. Non scaricate la colpa alla Regia. Siate più professionali. Ma l’Assessorato al Turismo con i soldi che ha speso è contento del risultato? Capisco che le montagne erano coperte ma i Castelli sono sempre visibili”.
A dare supporto allo sfogo di Viana, che suggerisce poi una lettera di protesta a RCS ed al CdA RAI, pur sottolineando che si tratta di un episodio comune anche nelle altre tappe, anche nomi importanti del panorama valdostano: dal giornalista in pensione Carlo Gobbo, che sottolinea che, “all’arrivo, della Sky Way non si è visto proprio nulla”, a Ivo Charrère, organizzatore della Coppa del Mondo di sci di fondo di Cogne, al campionissimo Simone Origone o all’alpinista Abele Blanc, che la definisce “a livello paesaggistico una delle tappe meno documentate…. una delusione dopo aver aspettato tanto davanti al televisore”.