Bridget Jones’s Baby di Sharon Maguire

30 Settembre 2016

Che cosa racconta:

Bridget ora si racconta utilizzando un iPad e non il consueto diario rosso che riempiva quando l’abbiamo incontrata sullo schermo per la prima volta. Con una brillante carriera e l’appartamento ristrutturato, affronta le sue giornate con la sicurezza di una donna che ha compiuto i 43 anni fino a quando incontra l'affascinante americano di nome Jack…

 

Come lo racconta:

Terzo capitolo della serie che descrive le vicende della stravagante Jones, prototipo europeo della single impacciata e sfortunata (da quindici anni a questa parte), ne vuole presentare la maturazione. La matrice comica e autoironica (squisitamente british) continua a contraddistinguere la grande genuinità del personaggio, incarnato da una Renée Zellweger che parla, senza alcun filtro, di una società ormai completamente mutata. Esempi stereotipati ed esasperati del nostro attuale stile di vita generano una piacevole complicità con lo spettatore.

 

Una curiosità:

Questo sequel non si ispira, come si potrebbe immaginare, al terzo romanzo della saga, uscito nel 2013 (“Mad about the boy”). Inoltre, la produzione ha girato ben tre finali diversi e fino alla premiere il cast non sapeva quale avrebbero utilizzato.

 

Perché vederlo:

Il film non risulta scontato perché possiede una trama nuova che ha saputo crescere con la protagonista e gli altri personaggi. Le emozioni e le risate ci permettono di trovare un po' di ottimismo e di pensare che c'è speranza anche per le persone “normali”. Il film riesce nel suo intento di base: divertire e creare empatia per un personaggio femminile imperfetto e imprevedibile.

 

Una battuta:

Bridget Jones: “Non posso commettere sempre gli stessi sbagli, meglio farne di nuovi”.

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