E’ morto il partigiano Ferruccio Miazzo “Gordon”

06 Marzo 2024

Ultimo saluto ieri, martedì 5 marzo, al cimitero di Aosta al partigiano Ferruccio Miazzo “Gordon”. L’uomo, morto all’età di 99 anni, era entrato nella resistenza a 20 anni come partigiano nella 76^ Brigata Garibaldi, “ma lui amava ricordare che già a 14 anni, mentre sfilava come caposquadra moschettieri nei piccoli Balilla e assistette al pestaggio di un anziano che non si era tolto il cappello al loro passaggio, aveva deciso di togliersi la camicia nera e di non sfilare più”.

Durante la cerimonia funebre di ieri l’Anpi, nella sua orazione ha ringraziato l’uomo. “Ti siamo riconoscenti perché oggi, in questo momento di dolore, consenti all’ANPI, di rendere omaggio non solo al Ferruccio che abbiamo conosciuto, ma a Gordon, quel giovane ragazzo che scelse da che parte stare. E partirò proprio da qui, dal suo nome di battaglia, un nome che ricordava con fierezza perché legato all’eroe dei fumetti Flash Gordon. Forte e veloce come diceva di essere stato da giovane”.

Nato nel 1924 a Padova, all’età di 9 anni Miazzo sposta con la sua famiglia ad Aosta, per raggiungere una delle sorelle. Durante quel viaggio da Padova ad Aosta avevano fatto sosta a Bergamo, dove era salita la piccola Maria, una bambina di 6 anni che stava raggiungendo il papà, con la mamma e la sorella. Chi avrebbe mai immaginato che quella bambina, Maria Volpi, sarebbe diventata la fidanzata di Ferruccio e poi la sua sposa e compagna di tutta la vita.”

Miazzoha partecipato a molte azioni a Ivrea, Biella, Andrate, sulla Serra e li aveva iniziato a capire cos’era la guerra. “E poi ecco l’azione più difficile, la battaglia del Lys del luglio 1944. Qui, con i compagni, Gordon è destinato a Tour d’Héreraz, dove fanno saltare un ponte e attaccano i fascisti. Ne uccidono, alcuni scappano, ma uno di questi viene ferito e il comandante ordina a Gordon di restare lì a controllarlo e sparargli quando si ritireranno. Inutile dire che quando fu il momento della ritirata, lui non ha assolutamente sparato a quell’uomo ferito.

Nell’inverno del 1944 fu arrestato e trasferito alla Torre dei Balivi.” Entrato nel salone del carcere scorge altri 15 ragazzi, fra loro riconosce Carrara e Petroz che riconoscendolo a loro volta, rassicurano gli altri. Ogni giorno dalla finestra del carcere vede il padre che passeggia con il sigaro in bocca e Maria che gli porta cibo, che lui divide con i compagni.  – racconta ancora l’Anpi  – Un giorno però un secondino lo chiama fuori e immagina sia arrivata la sua ora. Invece viene liberato, perché il fratello Ampelio aveva trovato il modo per farlo passare per un contrabbandiere e non per un partigiano, ma quella traversata dalla Valle del Lys ad Aosta infligge una pleurite a Ferruccio che così passa quei mesi a letto e dalla sua stanza, sopra il tabacchino Mosca, sente arrivare gli alleati”.

Miazzo entra a lavorare alla Cogne, ma nel mentre continua a fare il barbiere, si impegna nel sociale, in politica e coltiva la sua passione per le moto.

L’uomo lascia il figlio Loris.

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