Mamma, nonna e amica: il ricordo di Bernadette
“La chiameremo Bernadette!”, ma nella fretta e nella gioia all’anagrafe, novant’anni fa, veniva registrata come Ernestina, anche se nessuno l’ha mai chiamata così.
Il 19 gennaio 1933 al Pleiney la neve era di quelle vere, metri di coltre bianca che oggi sono impensabili e condizioni di vita che sono lontanissime nel tempo: prima di quattro figli, nata in una frazione che oggi vive una rinascita turistica, ma che, all’epoca, era una porzione di comune incastrata tra la montagna e il solco del torrente, fredda e disagevole, specialmente in inverno, quando il capoluogo di Bosses sembrava lontanissimo pur essendo a un solo chilometro di distanza, Bernadette ha vissuto la sua vita nel segno della resilienza e del lavoro duro, l’unico possibile nella Coumba Freida della guerra e del secondo dopoguerra. Poi lo spostamento verso la Plaine valdostana, il matrimonio e due figlie, ma il cuore che rimane a Bosses, perché, nonostante le condizioni difficili dell’infanzia e della gioventù, il paese d’origine non si dimentica e non si lascia mai veramente.
Si è spenta Bernadette l’11 maggio 2024, dopo quasi 92 anni vissuti dando valore alle relazioni e nel segno della riconoscenza e dell’importanza di credere e investire nella comunità. Del resto, Bernadette di comunità ne ha conosciute e viste trasformare diverse: quella della Coumba Freida prima di tutto, luogo da cui è partita, ma che mai ha dimenticato e a cui è sempre tornata per le feste importanti del paese e per festeggiare i momenti salienti della sua vita, ma anche quella dell’Aosta degli anni a cavallo tra il 1950 e il 1960, nel quartiere popolare nei pressi dello stadio Mario Puchoz che, in quegli anni, viveva un vero e proprio melting pot di arrivi da diverse parti di Italia, nuove conoscenze che hanno forgiato il carattere aperto e generoso di Bernadette. Senza dimenticare la comunità che l’ha poi accolta fino alla fine, Sarre, dove è arrivata nel 1968, integrandosi come sapeva fare lei: partecipando attivamente alla vita del vicinato e più in generale della comunità, divertendosi tra le vigne e accogliendo nel suo orto chiunque passasse da casa sua, o percorrendo le strade del paese in lungo e in largo camminando, un’altra delle sue grandi passioni. In ogni comunità ha lasciato il segno, naturalmente, semplicemente, investendo nel senso di vicinanza, di appartenenza e tessendo relazioni durature e mai superficiali.
La famiglia coglie l’occasione per ringraziare i Volontari del Soccorso Grand Paradis per l’impeccabile servizio svolto in questi anni, Don Diego Cuaz, Don Claude Duverney, Don Ettore Capra e Don Ivano Reboulaz per la loro disponibilità e la Cantoria di Saint-Maurice di Sarre per la Santa Messa cantata, oltre che tutti coloro che con messaggi, presenza e affetto si sono stretti intorno ai cari di Bernadette.
La famiglia