L’Alfetta GTV Turbodelta
Il marchio Alfa Romeo viene normalmente associato, dal punto di vista sportivo, alle corse in pista, in particolare al glorioso Campionato Sport Prototipi, di cui furono protagoniste vincenti, nell’ordine, le 33TT3, 33TT12 e 33SC12, le ultime due iridate 1975 e 1977. Senza dimenticare le poco fortunate avventure, ben al di là di eventuali demeriti, in Formula Uno e in Formula Indy. E chiudendo con i trionfi spettacolari nel DTM ad inizio anni novanta del secolo scorso con la “155 V6 TI” e piloti come, tra gli altri, Nicola Larini e Alessandro Nannini. Ma Alfa, nelle corse, non è stata solo questo.
Pochi probabilmente ricordano l’impegno nei rally a cavallo degli anni settanta e ottanta del secolo scorso. Parliamo della “Alfetta GTV Turbodelta (qui nella foto di Auto.it)” omologata nel Gruppo 4, cioè l’eccellenza di allora. Elegante e aggressiva insieme, la vettura è derivata dalla “Alfetta GT” di serie, costruita dal 1974 al 1987. La versione stradale conta su un motore 1.8 litri di cilindrata per 122 cavalli a 5.500 giri/minuto e per una velocità massima pari a 195 chilometri orari. Una vera Alfa. Sarà poi la volta della “GTV 2.0” con cilindrata che si eleva a 1.962 cc.
La “Alfetta GT” è fatta per gareggiare. E il suo terreno di elezione sono le gare per vetture turismo, che regalano parecchie soddisfazioni. Ma la Casa raccoglie anche la sfida dei rally. Siamo nel 1975: la macchina è omologata in Gruppo 2, e il lignaggio dei piloti, Jean – Claude Andruet e Amilcare Ballestrieri, fa capire che l’obbiettivo è più elevato. Arriva subito la vittoria al “Rally dell’Elba” con Ballestrieri. Nel 1978, Mauro Pregliasco si aggiudica il titolo nazionale, sempre in Gruppo 2. L’anno seguente inizia la preparazione della versione turbo, la “GTV Turbodelta”. Le prospettive paiono incoraggianti, le ambizioni anche, dimostrate con l’affiancamento a Pregliasco di Maurizio Verini, campione europeo 1974 con la Fiat 124 Abarth: un’indiscussa coppia d’assi.
Purtroppo, le speranze si trasformano presto in delusioni cocenti. La vittoria al Rally del Danubio, prova dell’Europeo, rimane un episodio isolato. L’Autodelta, braccio sportivo dell’Alfa Romeo, diretta da Carlo Chiti, rinuncia al progetto. Alcuni elaboratori privati però ci credono ancora. Paradossalmente, le soddisfazioni vengono proprio da scuderie non ufficiali. Bruno Bentivogli, valido rallysta che si segnala anche sulle strade del Rally della Valle d’Aosta con tre podi dal 1985 al 1988, seppure con altre vetture, coglie un filotto di tre allori nazionali di Gruppo tra il 1982 e il 1984.
Ad una “GTV” omologata in Gruppo 2 Sandro Munari affida l’ultimo suo personale assalto ad una gara che l’aveva sempre respinto, il Rally Safari: finisce con un ritiro. Ultimo acuto della “GTV” , il terzo posto al “Tour de Corse” 1986, al volante Yves Loubet. La “GTV Turbodelta” non ottiene neanche lontanamente i successi di miti come Lancia Stratos o Fiat 131 Abarth, ma conserva un fascino, fatto di stile, di prestazioni appena abbozzate, che potevano essere ma non sono state. Un fascino, quindi, anche legato all’incompiutezza, condannata a ballare e incantare, la “GTV”, solo per qualche prova speciale, con il successo come eterno miraggio che si riproduce beffardamente per non concretizzarsi al traguardo.