“Chiuso in casa da dieci giorni prigioniero della burocrazia”
Spett.le Redazione,
recentemente ho avuto la disavventura, come molti altri concittadini, di risultare positivo al tampone Covid-19.
Rientrando nella casistica degli asintomatici, ho avuto la fortuna di non aver dovuto affrontare particolari difficoltà, se non quelle causate dalla burocrazia.
Arrivo subito al dunque: lunedì 16, a seguito del secondo tampone di controllo, mi hanno comunicato l’esito negativo. Bene, non mi rimaneva che attendere fiducioso la revoca dell’ordinanza comunale che, come annunciato anche attraverso i mass media, mi sarebbe dovuta arrivare tramite mail al massimo entro 48 ore.
Ad oggi, dopo quasi 10 giorni di attesa, sono ancora agli “arresti domiciliari”, prigioniero della burocrazia.
A nulla sono servite le svariate telefonate di sollecito effettuate, se non a ricevere l’ennesimo “le faremo sapere”.
Posso sicuramente capire il periodo di difficoltà che stiamo attraversando, ma credo ci sia un limite alla sopportazione e alla cattiva organizzazione.
Ritengo sia inaccettabile, per una Regione che ha il numero di abitanti di un quartiere di Milano e in cui una persona su cinque lavora nella pubblica amministrazione, non riuscire a riorganizzarsi in periodo di emergenza per firmare e recapitare la revoca di un’ordinanza in tempi ragionevoli.
Ho l’impressione che quella che un tempo veniva definita “isola felice” stia proprio sprofondando..
Cordiali saluti
Gimmi Guido