Di questi tempi un buon Mea Culpa in stile cattolico non farebbe male a nessuno
La Valle d' Aosta è ormai da settimane infuocata dai programmi elettorali, dai candidati, dai comizi e dai “soliti noti” da pre-elezioni nei bar. Eppure tutta questa animazione suscita quasi un sentimento di tristezza. Già, perché se si ha un po' di tempo per andare a seguire almeno un comizio di ogni lista, si sente, o meglio si percepisce, quanto gli argomenti, in fin dei conti, siano sempre gli stessi.
Ebbene sì, i grandi argomenti, i “famosi” problemoni della nostra amata Regione, sono trattati, eviscerati, ricostruiti, inzuccherati, guarniti da ogni salsa e da chiunque; è facile parlare dell'ovvio!
Ma io mi chiedo, del Cervino, ad esempio, si ammira solo la totalità, ingenuamente, o da vero amatore se ne deve apprezzare ogni singolo sasso? o, perché noto, con stupore mal celato, che le piccolezze dei “problemi” giornalieri della comunità (quelli che, per inteso, aiutano o rendono più difficoltose le vite dei cittadini) non sono neppure citate nei comizi: ed allora si hanno liste che “sognano” grandi futuri progetti; liste che di un certo campo, di un certo settore, vedono e propongono soluzioni solo ad alcune necessità; liste che, nonostante le ovvietà contro le quali hanno sbattuto il muso, viaggiano coi paraocchi, paraorecchie (e spesso paracu**) per la loro strada, enfatizzando la loro capacità di essere, come sempre, la SALVEZZA. Ma non dimentichiamo le liste che si propongono come i “liberatori” dall'Impero delle ultime decadi: liberatori che sostengono di credere nei progetti, nel portarli a termine, ma che hanno candidato persone che i loro progetti in corso d'opera accoccolati in una poltrona minore, li mollano per vivere la grande avventura di piazza Deffeyes. La stessa piazza che, in questa bellissima storia di libertà, di autonomia, di orgoglio cittadino, senza neppure essere colpevole di aver rapito una qualche Elena al suo Menelao, si è vista invasa, nella sua narrativa politica, da molteplici cavalli di Troia.
Il problema è che, se almeno queste “macchine da guerra”, questi “feticci giganti” avessero ospitato grandi guerrieri, avremmo assistito a battaglie realmente epiche. Invece, questi simulacri, non contenevano altro che virus, sanguisughe enormi, pronte a prosciugare tutto ciò che di buono “Qualcuno” aveva creato…ed a volte ci si disgusta al sol pensiero di un così bel luogo cosi poco amato: poco amato in passato da chi cercava di violentarlo approfittando dell'elargir favori, ma ancora meno amato da chi a compromessi scendeva, creando una serie di realtà senza meritocrazia, senza amor proprio a amore per il lavoro. Le stesse realtà, però, che ora hanno finito di bere dal calice il sangue di questo luogo, vogliono combattere gli “usurpatori dell'autonomia”.
Fumo negli occhi, specchietti per le allodole che ci seducono, ci fanno credere in un cambiamento che, però, nessuno ha la volontà o il coraggio di attuare davvero…continuando a trattare la popolazione per ciò che, purtroppo, tende sempre di più essere: un insieme di teste chine che si lamentano a bassa voce.
Ma la vergogna? Non esiste più? E l'amor proprio?
A volte, soprattutto di questi tempi, un buon Mea Culpa in stile cattolico non farebbe male a nessuno dei 332…e neppure a noi altri…
Lettera firmata