Distanziamento scolastico, la prevenzione è peggiore della malattia?
Gentile Redazione di Aostasera,
Sono un insegnante della scuola primaria di Aosta. Ho letto le 54 pagine del “piano di rientro scolastico” del ministro Azzolina in cui si definiscono le linee guida per accogliere gli studenti a settembre. Noto che se per i D.P.I (dispositivi di protezione individuale), le “mascherine” per intenderci, si rimanda la decisione a inizio scuola a seconda del rischio epidemiologico, non è in discussione il distanziamento tra bambini all’interno delle aule scolastiche. Ma ha ancora senso il distanziamento? E’ di martedì scorso l’articolo della Stampa per cui non è più necessario il distanziamento sui treni, aerei, sui bus, così come non lo è da settimane tra i giocatori di calcio di serie A.
Quotidianamente stiamo assistendo ad incoerenze legislative inerenti al Covid-19 per cui (perdonate l’ironia) a tratti sembra essere un virus “intelligente” che colpisce solo in certi ambiti. Oggi, quando entro in un ristorante devo indossare la mascherina ma, appena passata la soglia, magicamente posso toglierla e non sono più contagioso, nonostante inevitabilmente ci possa essere un contatto tra me ed i commensali, i camerieri ecc. Gli assembramenti sono permessi per certe categorie mentre per altre inspiegabilmente non lo sono. Tra i 10 nuovi focolai non rientra la città di Napoli in cui 5.000 tifosi si sono abbracciati dopo la vittoria della loro squadra del Cuore in Coppa Italia. Mi aspettavo una inpennata nei contagi, invece…
Oggi leggo sui siti come orizzontescuola.it quali soluzioni adottare per distanziare al meglio. Io qui rifletto invece a priori sul distanziamento stesso e sui suoi effetti retroattivi nel tempo, a danno dei bambini. Il collega di motoria ci ha informato che si richiederanno 2 mt di distanziamento in palestra. Quindi in una classe di circa 25 studenti, l’ultimo è posizionato a 50 mt. dall’insegnante. Forse la ministra Azzolina ha previsto un fondo per l’acquisto dei megafoni per i professori di motoria?!? Tra le varie assurde proposte che ho ascoltato c’è la visiera trasparente per le insegnanti dell’infanzia. Un bambino di 3 anni che fa il suo ingresso per la prima volta nella scuola dell’infanzia vive già il disagio di lasciare la sua mamma per dare la mano ad una maestra con la visiera?!? Idem per le classi prime della scuola primaria dove il contatto è educazione, affettività, crescita. Senza contatto rischiamo di avere dei bambini che non si ammalano di Covid ma di depressione.
Come ricorda il pediatra Antonio Di Mauro sul suo profilo Facebook, in base alle ricerche ad oggi “è improbabile che i bambini siano i principali motori della pandemia, gli untori per antonomasia come descritto per l’influenza. Alla luce di queste nuove evidenze, è improbabile che l’apertura di scuole e di asili abbia un impatto sui tassi di mortalità correlati al Covid-19. Specie in un paese come l’Italia che ha fatto ripartire attività ben più a rischio di quelle dedicate all’infanzia”. Aggiunge il pedagogista Daniele Novara: “No alla mascherina e al metro di distanza per i bambini, i bambini hanno bisogno di tornare alla normalità. I documenti elaborati finora sulla riapertura rischiano di parlare di una realtà epidemiologica che è un capitolo ormai passato o comunque in fase di esaurimento”. I medici, virologi e biologi sono cauti nelle restrizioni. Il professor Zangrillo, primario del San Raffaele si sta esponendo a critiche pubbliche perché lui assieme a nove scienziati di fama invita le istituzioni a ridimensionare il fenomeno Covid perché “di fatto la crisi sanitaria, tra minore ricorso all’ospedalizzazione ed evidenze virologiche, è superata”. Forse Zangrillo, Di Mauro e Novara non vengono invitati da Fazio ma non per questo penso abbiano meno ragione del team di esperti del presidente Conte. Per cui, nonostante siano leggi, decreti e piani di rientro, forse noi insegnanti, professionisti nel campo dell’educazione, abbiamo il diritto/dovere di esprimerci verso le autorità.
In Belgio, nelle scuole, non applicano né distanziamento né D.P.I. Gli esperti del gruppo GEES, istituito per l’emergenza dal Governo Federale, hanno valutato che non è necessario perché la probabilità di contagio e il rischio per i più piccoli, secondo le ricerche pubblicate, è molto basso.
Al contrario sono assolutamente a favore: della sanificazione ed areazione dei locali; del ripensamento della logistica scolastica onde evitare le “classi-pollaio” di 25-30 studenti (forse ben prima del Covid erano da rivedere); del ripensamento delle scuole di Aosta senza un prato dove poter muoversi all’aperto, ricordando che Aosta è un agglomerato urbano di circa 35.000 persone, circa un quartiere di medie dimensioni di Torino; di trasmettere ai nostri studenti buone prassi per rafforzare il loro sistema immunitario; della didattica all’aperto in cui la Città e la Scuola collaborano reciprocamente.
Segnalo 2 associazioni che trattano questo tema e sono un punto di riferimento per genitori ed insegnanti che intendono proporre alternative al distanziamento: lascuolacheaccoglie e rinascimentoitalia.it.
Grazie per l’attenzione.
Patrick Bryer