Io presa in cura in modo egregio al Parini: “molte eccellenze le abbiamo in casa”

02 Aprile 2019

L’8 Febbraio mi sono recata presso il Pronto soccorso dell’Ospedale Parini a causa di un forte stato di stanchezza accompagnato da un battito cardiaco accelerato. Credo il mio aspetto poco florido così come “la spiegazione” fornita dal mio medico di base (dott. R. Pietrafesa), cui va ancora tutta la mia riconoscenza, hanno accorciato i tempi di attesa tanto da essere subito presa in carico. Dopo i primi controlli, il medico di turno, il dott. Francesco Liriti, inquadrata la situazione e l’urgenza, mi ricovera e sottopone a tutte le cure del caso, in modo celere e accurato, e proprio per questa “accuratezza” e “risolutezza” ringrazio lui e il personale infermieristico che quella notte mi hanno assistita.

Dopo due giorni e alcune analisi vengo trasferita nel reparto di Medicina d’urgenza 2 – Gastroenterologia. Ho trascorso lì una settimana in cui sono iniziati una serie di accertamenti diagnostici. Tutto il personale infermieristico e le Oss mi hanno presa in “cura” in modo molto professionale e soprattutto “umano”, aspetto tutt’altro che scontato. La “vicinanza” che un paziente prova in certi momenti, credo, personalmente, sia parte integrante del processo di guarigione. Sono davvero riconoscente a quelle infermiere, infermieri e Oss che si sono occupati di me aiutandomi anche a capire la situazione e ad affrontare in modo più sereno ogni passaggio.

Dopo i primi risultati, il dott. Riccardo Lolli, primario del reparto Gastroenterologia e endoscopica digestiva e il suo staff, sono riusciti ad individuare la causa del mio “malessere” delineando in modo professionale e scrupoloso il processo da intraprendere per risolverlo.

Sono quindi stata trasferita al reparto di Chirurgia D’urgenza 1 e affidata al dott. Paolo Millo, primario del reparto, e al suo team. A loro va il mio più sincero ringraziamento per come hanno saputo non solo risolvere il mio problema, ma accompagnarmi in questo momento non facile. Il dott. Millo e il dott. Lolli con il loro staff medico e infermieristico hanno affrontato un intervento chirurgico che sapevo, da subito, grazie alle loro chiare spiegazioni, non sarebbe stato semplice, scoprendo poi solo in seguito che la delicatezza dell’intervento era anche dovuta alla mia patologia definita “molto” rara.

Credo che “le buone pratiche” meritino di essere conosciute e reparti come questo, con professionisti di un tale livello di eccellenza, debbano essere sostenuti. Non sarò mai abbastanza riconoscente a questi medici per le loro competenze ma anche per l’umanità e la capacità che hanno dimostrato nel prendere in “carico” il paziente.

Ringraziamenti particolari vanno al personale infermieristico e alle/agli Oss del reparto di Chirurgia d’Urgenza 1, che vorrei menzionare tutti, uno per uno, ma temo di dimenticare qualcuno… soprattutto quelli dei turni di notte. Vi ringrazio non solo per la professionalità con cui lavorate ogni giorno ma in particolar modo per la capacità di prendervi cura dei degenti, per la vicinanza e “l’empatia” che mettete in campo al fine di far sentire meglio, per quanto possibile, le persone di cui vi occupate. In questi quaranta giorni, nonostante le difficoltà, mi sono sempre sentita presa in “cura” e mai abbandonata a me stessa. Il che, almeno per quanto mi riguarda, ha accelerato il mio processo di guarigione. Pari riconoscenza va al fisioterapista (Enzo Galatro) che mi ha seguita nella fase pre o post operatoria, che con i suoi preziosi quanto semplici consigli ha reso più “accettabile” e soprattutto più facili da affrontare i “piccoli gesti quotidiani”.

Ho voluto rendere questa testimonianza perché lo ritengo un dovere civico, tanto quanto far rilevare ciò che va migliorato. Io per prima sono, a volte, caduta nella “solita prassi” di cercare fuori, altrove, professionalità migliori… senza accorgermi che molte eccellenze le abbiamo già “in casa”, a due passi da noi, solo che non le conosciamo oppure le sottovalutiamo senza renderci conto che andrebbero valorizzate di più. Ciò che mi auguro è che, soprattutto in campo sanitario e medico, il nostro sistema metta sempre più in luce le “buone prassi” e le competenze, migliorando ciò che invece ancora fatica a funzionare al meglio.

Due settimane dopo sarei dovuta partire per un viaggio negli Stati Uniti, viaggio che ovviamente non ho fatto. Alla luce di quanto mi è accaduto ringrazio semplicemente che il tutto sia avvenuto in Italia, poiché sicuramente l’assicurazione medica stipulata non avrebbe coperto tutte le cure e gli esami nonché l’intervento cui sono stata sottoposta. Per quanto da migliorare in determinati aspetti, nel suo complesso, almeno nella nostra Valle, ritengo che il nostro sia un buon sistema sanitario, sia per le “eccellenze” che vi operano sia per la prossimità e il rapporto umano che ancora riesce a garantire.

 

M.C.

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