La candidatura di Donzel alla segreteria del Pd è inopportuna

12 Ottobre 2017

La questione è troppo delicata e importante perché io, da semplice iscritto al Pd, non debba fare piena luce su un fatto che a mio avviso nuoce all’immagine del mio Partito e quindi a quella di ogni suo iscritto. Parlo di Raimondo Donzel che è uno dei candidati per le prossime primarie da Segretario regionale. Donzel ha una condanna per peculato, se non ricordo male, su cui lui ha fatto ricorso in Cassazione. Lo avevo già scritto e lo ripeto, spero che la Cassazione gli dia ragione, ma ad oggi questo è il dato di fatto.

Una pronuncia della Cassazione non è prevista a breve e non certo entro Novembre che è il termine delle Primarie. Mi risulta che la Commissione di Garanzia del Congresso, divisa al suo interno su questo problema ha chiesto un parere alla Commissione nazionale. Ed io è proprio su questo che oggi voglio discutere. Io non credo che vi siano impedimenti legali al fatto che il Sig. Donzel si candidi a Segretario, così fosse il problema non si sarebbe posto ed io non lo avrei mai posto. Ma qui stiamo parlando di Politica, Etica e di un Partito che non è un fatto privato ma pubblico.

Credo che vi siano mille opportunità perché ognuno di noi, in qualsiasi momento possa rientrare nel gioco politico. Io ad esempio sono stato lontano per 25 anni, non perché avessi mai avuto condanne, semplicemente perché ritenevo che fosse una cosa giusta prendersi una pausa per imparare a valutare un mondo, in cui ero stato molto coinvolto, con un certo distacco. Credo la motivazione del Sig. Donzel dovrebbe essere assai più pressante perché ne stia lontano, se non altro per difendersi al meglio.

D’altronde non penso che in un grande partito come il nostro manchino figure di spicco per ricoprire una carica come quella da Segretario. Perché questo interesse così pressante. Immagino che l’interessato ci spiegherà che lui è assolutamente innocente e il suo interesse e nell’interesse di tutti, non potrebbe essere diversamente. Indubbiamente alcuni gli danno ancora fiducia altrimenti non avrebbe nemmeno avanzato la sua candidatura. Ma ci sono anche altri che in questa sua caparbietà, di non avere nemmeno la pazienza di aspettare i tempi della Cassazione, possono dubitare interessi meno nobili. Di fronte a questo scenario può la Commissione di Garanzia regionale lavarsi le mani delegando scelte che dovrebbero essere proprie, ripeto non per questioni legali ma per questioni etiche e politiche, alla Commissione Nazionale? E noi iscritti qualora la condanna dovesse essere confermata dalla Cassazione i danni morali a chi gli chiederemo, alla Sig.ra Titti Forcellati, Presidente di questa Commissione o a Matteo Renzi?

Antonio Pazienza 

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