La libertà non è fare ciò che si vuole o desidera o accetta, ma è reciprocità

16 Ottobre 2021

Nella mia vita di tutti, di tutti i giorni affronto ed ubbidisco a divieti. Limitazioni della libertà si direbbe adesso. Ed è vero. Affrontare al contrario un senso unico, superare con la doppia linea continua, non indossare il casco in moto o anche in un cantiere edile, rispettare norme di igiene e sicurezza e, pensa un po’, pagare le tasse sono tutte limitazioni alla mia e nostra libertà, quella di affrontare una strada dalla parte che mi va, di sorpassare chi va troppo piano per me dove voglio, di sciogliere i capelli al vento se ho caldo, di lavorare un po’ più sporco e con prodotti scaduti, di non buttare soldi da spendere non per me ma per gli altri per servizi comuni. Sono limitazioni alla mia libertà, è vero.

Ho letto che sarebbe “legittima” la scelta di non vaccinarsi per avere il green pass. Per questo mi sono chiesto il significato di “legittima”: legittimo agg. [dal lat. legitĭmus, der. di lex legis «legge»] (op.cit. vocabolario Treccani): “che è secondo la legge, che ha le condizioni richieste dalla legge, e perciò valido, regolare”. Mi viene da dire che ho due opportunità davanti a me a questo punto: sindacare se ciò che è Legittimo così come viene definita la legittimità mi piace e mi va bene e lo condivido oppure accettare ciò che mi viene imposto, costituzionalmente, dall’alto, a prescindere che mi piaccia o no. Metto la cintura in macchina e non fumo in locali pubblici. Sono limitazioni alla mia libertà di scelta, di sentirmi non costretto in macchina e di godermi la mia sigaretta quando e dove mi va.

Ecco. Io sono per la seconda delle due opportunità. Credo che la mia libertà finisca ed inizi dove quella di qualsiasi altro, viceversa, inizia o finisca. La libertà non è fare ciò che si vuole o desidera o accetta o condivide a prescindere ma è farlo rispetto ad una regola di reciprocità, tra me e gli altri e gli altri e me. Perché è fantastico riflettere su un fatto: se io sono limitato rispetto agli altri dovrei ricordare che gli altri sono limitati rispetto a me, per cui se io tutelo gli altri so che loro tutelano me. Il che vuol dire che se è vero che la mia libertà assoluta è limitata è vero anche che quella degli altri è limitata per tutelare me. Sta lì il succo della vera libertà (che non è star sopra a un albero ma è partecipazione). Partecipazione. Quindi non affronto un senso unico al contrario ma confido che nessuno lo faccia se io, Legittimamente, lo affronto. Sacrosanta reciprocità.

E poi, io come tutti, ho sicuramente titolo e diritto ad essere contrario, ci mancherebbe. Ma tra le modalità che ho non c’è la disobbedienza cosiddetta civile però (civile? boh. sembra il furto definito come esproprio proletario, no?) ma c’è, ed è sacrosanto, il diritto alla protesta, allo sciopero, esteso fino a quello del voto, da dare o togliere rispetto ai risultati, partecipandoci però. Se un senso unico non mi convince non protesto percorrendolo al contrario, perché farei male a qualche innocente rispettoso del divieto e non raggiungerei nessun risultato nel mio obiettivo. Nemmeno se quel senso unico lo percorressimo al contrario in mille andando incontro ad uno. Se sgridati per una bugia, cari bambini, la miglior risposta non è un’altra bugia ma è rassegnarsi al dire la verità alla prossima, altrimenti punizione, punizione, punizione. E prediche, per far imparare ciò che è giusto per chi insegna rispetto a ciò che per lui è sbagliato. E spiegazioni, mille spiegazioni.

Il problema quindi è, secondo me, non tanto quello della libertà più o meno sottratta a chi non vuole il vaccino o a quello della libertà di chi lo ha accettato (c’è anche quella) ma è l’accettazione delle regole condivise fatte per il presunto bene comune. Scelte giuste a prescindere è difficile che ce siano ma le scelte sono comunque il mezzo necessario per governare.

I nostri governanti ci hanno lavorato parecchio per rovinare tutto questo ed il risultato è che l’autorevolezza di chi decide è venuta meno e non è riconosciuta. Siamo un paese in cui tutti si arrabbiano per uno parcheggiato in seconda fila salvo sentirsi autorizzati a farlo in terza. Perché “io ho fretta”, perché “ho messo le quattro frecce”, perché “tanto torno subito, che fastidio do?”.

Siamo un paese che non riconosce a chi governa l’autorevolezza della scelta e quindi il rispetto della norma, ci piaccia o no. I miei genitori davanti ad una punizione della mia maestra mi davano il resto perché quella punizione era Giusta, a prescindere. Poi magari loro rosicavano, ne parlavano con la docente, protestavano, ma mai davanti a me, destinato a scontare la pena e basta. Mi insegnavano l’Autorevolezza. Adesso quella stessa cosa né si insegna né la si accetta. Siamo il paese che si è inventato mafia, camorra, ‘ndrangheta e corona unita per surrogare ad uno Stato poco credibile e per niente autorevole ma anche incapace di dare ascolto ai rumori di stomaco della gente, come invece le mafie fanno.

Chi amministra, di sinistra, di centro, di protesta o di destra, come un genitore deve Educare con scelte, fastidiose a volte, ma funzionali alla volontà di crescere. Non è vero che un genitore è come un amico perché è molto ma molto di più.

I vaccini ed i green pass sono stati gestiti malissimo perché, con molta ipocrisia, ci sono stati lassismo contro rigidezza, severità contro disattenzione, condanne e non controlli, con un atteggiamento tipico della politica attuale che affronta ogni sua decisione con compromessi che non scontentino nessuno ma accontentino tutti. Sbagliando.

I partiti poi ci hanno messo il massimo del loro peggio, tutti. Ognuno a cercare il vento del sondaggio di turno, ognuno a rimarcare il proprio presunto essere, ognuno contro agli altri a prescindere ma mai costruttivi e soprattutto con nulla di effettivamente scelto e determinato in funzione del reale scopo. E cosi si può capire che lo spazio per negare, per non accettare, per protestare, per ribellarsi fino alla violenza, sia disponibile per chiunque. Chiunque abbia paura di un ago può appartenere a gruppi di protesta, chiunque, gridando però a libertà e democrazia

Mai nessuno che abbia gridato “libertà” quando le bollette esplodevano in alto, quando le banche strozzavano, quando le tangenti erano – sono – normali, quando le mafie distruggevano, quando rifiuti ed inquinamento strozzavano. Nessuno a gridare libertà davanti a soprusi diffusi, a magistrati fuori dalla legge, a ingiustizie diffuse e a comportamenti schifosi. Tutti assenti allora. Adesso tutti – no, non tutti – ma pochi sparuti ed impauriti e comunque troppi, tutti lì a gridare contro Dittatura, Nazismo e fascismo ed anche comunismo, senza sapere né conoscere di ciò che parlano, senza ricordare, senza aver vissuto. Meglio forse la Corea del Nord? Boh. Insomma, deluso…da tutto.

 

Lettera firmata

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