Mobilità insostenibile ad Aosta

18 Ottobre 2019

Recentemente mi è capitato di ascoltare un racconto di un amico che è stato in una città nordica.
Là l’uso quotidiano delle biciclette è diffuso e normale; vi sono ciclabili che attraversano tutta la città, moderni stalli per parcheggiarle (addirittura su due piani), plotoni di persone che utilizzano la bici a beneficio loro e del pianeta.

E qui ad Aosta che c’è? Beh nella capitale dell’antico regno dei buoni carburante ci sono quattro ciclabili, ma fortunatamente, per ora, nessuna ha osato addentrarsi in città, grazie anche a barriere architettoniche ben studiate come il sottopasso della stazione ferroviaria ed il passaggio a livello.  Se poi qualche ciclista vuole condividere le strade con le auto entrando nel centro urbano comunque non avrà vita facile; sotto la biblioteca, l’ospedale, la stazione ferroviaria, il palazzo della regione e nelle piazze, poche e scomode rastrelliere vetuste (quando ci sono) lo obbligheranno ad incatenare l’amata compagna di viaggio a ringhiere, pali, alberi o quant’altro serva ad assicurarla contro il furto. Non sto esagerando, questa è la realtà, basta guardarsi un po’ attorno per notare biciclette legate ovunque; si vedono anche nei telefilm di Schiavone!

Mi chiedo se per fare una cosa così semplice, piazzare delle moderne e funzionali rastrelliere per biciclette (che sono già pronte da molti mesi nei magazzini del Comune di Aosta), ci sia bisogno di aspettare progetti europei o leggi con relative lungaggini burocratiche.
No, per ora la mobilità sostenibile ad Aosta e dintorni esiste solo sulla carta, nonostante l’immobilità degli amministratori locali sia stata scossa, quest’anno, da un illuminato cittadino che col suo progetto “Boudza –té” ha iniziato un processo di sensibilizzazione popolare.
Ma tranquilli, la Thumberg non ci ha ancora scoperti…

Fabrizio Busa.

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