Per sostenere davvero chi è in prima linea non servono solamente delle parole, ma anche il rispetto delle norme
In un raro momento di tanto agognato riposo a casa (sì, il massimo desiderio di chi è in prima linea è tornare a casa) tra un turno e l’altro, ho letto il contributo firmato anche da 9 magistrati in servizio tra VdA e Piemonte.
In un primo momento quasi non volevo credere a quanto leggevo, speravo fosse solo un titolo sensazionalista. Tuttavia, una lettura completa mi ha rivelato una posizione che personalmente trovo difficile da conciliare con figure di rilievo istituzionale. Infatti, pur comprendendo la situazione di grande disagio determinata dalle attuali limitazioni, non riesco a capacitarmi di come possano essere compatibili tali pensieri e il rispetto del pubblico interesse. Come è possibile andare a sostenere razionalmente e scientificamente l’assenza di rischi infettivi nell’attività motoria in montagna?
È vero, sicuramente non ci sarà un contatto con altre forme di vita, esclusi al più marmotte e camosci, ma questo non è l’unico problema. Un rapido giro all’ospedale Parini dimostra infatti come in montagna l’infortunio è sempre a una storta o una caduta di distanza, per quanta attenzione si possa prestare.
Il vero problema è che nelle attuali condizioni non si tratta solamente di un paziente in più di cui occuparsi in “pronto”. Perché quella persona che è stata soccorsa per un semplice incidente, potrebbe in seguito risultare (come spesso dimostrato dalla cronaca) un paziente positivo ma asintomatico. Ecco quindi che quel soccorso partito per un incidente potrebbe aver contagiato l’équipe dell’elisoccorso potenzialmente intervenuta, gli operatori in ambulanza, gli operatori ed i tecnici in ospedale, oltre che agli altri pazienti in attesa al pronto soccorso, dove continuano ad arrivare i pazienti senza sintomi da covid e con altre patologie (sì, nonostante l’emergenza covid le persone continuano a stare male per altre ragioni).
Per abbassare questo rischio vengono ovviamente prese tutte le precauzioni del caso, ma i tanti sanitari infettati durante questo periodo hanno dimostrato che il rischio purtroppo non è completamente eliminabile; l’uomo non è onnipotente così come spesso si crede.
Con tutto il rispetto che porto nei confronti delle istituzioni, pietra fondante di ogni società civile, mi chiedo come possano figure come magistrati e giudici ignorare tutto questo ed asserire che queste misure non sono legittimate da vere esigenze sanitarie. Numerosi miei colleghi hanno descritto con parole migliori il momento in cui un paziente da portare in ospedale saluta i propri cari, magari per l’ultima volta, le paure e lo smarrimento di pazienti e i loro affetti che cercano conforto nel nostro sguardo dall’interno di opprimenti tute, la sensazione di surrealtà che aleggia nei reparti covid unita allo straordinario lavoro di OSS, infermieri e medici, il grande impegno di tutti i dipendenti e volontari che quotidianamente assistono la popolazione. Mi chiedo quindi come tutto questo possa essere ridotto, sminuito ed annichilito dalla difesa di una posizione del genere, in una lettera dove si arriva a sostenere che incidenti domestici dovuti alle necessarie pulizie possono essere equiparati ad escursioni dettate dal semplice desiderio di uscire.
Non voglio logicamente mancare di rispetto a nessuno, ma forse sono stati ignorati o sottovalutati gli aspetti che stanno alla base della decisione del contenimento, seguendo una linea di pensiero che, già condannabile nel caso di un comune cittadino, trovo inspiegabile e pericolosa quando portata avanti da persone che rappresentano i principi e i valori alla base dello stato e dell’interesse pubblico. Le vostre parole hanno tenuto in considerazione la portata dell’attuale emergenza, le conseguenze che ha generato, avete seguito quanto consigliato dagli esperti in materia?
In ultimo, per quanto l’attività fisica sia un tassello fondamentale per la salute psicofisica delle persone, altrettanta importanza hanno una dieta equilibrata e comportamenti sani. Se per qualche giorno ancora ci accontentassimo di fare attività a casa e ci concentrassimo invece a mangiare più sano ed eliminare vizi come il fumo? Per sostenere davvero chi è in prima linea non servono solamente delle parole, ma anche il supporto delle altre istituzioni ed il rispetto delle norme da parte di qualunque cittadino, indipendentemente dalla sua carica. Noi ci siamo, voi dove siete?
Lettera firmata