Ripartiamo dai libri, riapriamo alla cultura
Nel giorno in cui vengono resi noti i candidati di quest’anno al premio Strega e chiunque getta un’occhiata, anche solo distratta, al mondo letterario nazionale, conviene cogliere in fretta l’occasione per parlare di libri e del posto che occupano nei progetti di rilancio sociale e economico dopo i momenti più drammatici della pandemia. Da piccola editrice in una regione a vocazione turistica in cui i libri a tematica locale svolgono un ruolo fondamentale di promozione del territorio, veicolando conoscenza del nostro ambiente naturale e artistico e della nostra storia, dove il sostegno agli autori e alle librerie locali sarebbe un atto dovuto nell’ambito di una politica culturale lungimirante, non posso fare a meno di constatare che al momento non è stata messa in campo dall’amministrazione pubblica nessuna iniziativa a riguardo.
Non ci sono provvedimenti economici specifici a sostegno della cosiddetta filiera del libro (editori, librai, ma anche tipografie e professionisti come grafici, fotografi, traduttori), ma quello che è più grave ancora non c’è nessuna consapevolezza manifesta che proprio in un momento come quello che stiamo attraversando i libri potrebbero rappresentare uno strumento di rilancio di una stagione culturale estiva che si preannuncia poverissima di eventi.
Cancellate per ovvie ragioni sanitarie le grandi manifestazioni culturali, in primis il bellissimo festival Il richiamo della foresta a Estoul, potrebbe essere questa l’occasione per pensare a un programma di eventi letterari all’aperto diffusi sul territorio regionale che promuovano per una volta non solamente i grandi autori nazionali, ma prestino finalmente attenzione alla ricca produzione editoriale locale. Non è notizia di oggi che i lettori in Italia siano sempre troppo scarsi rispetto alla maggioranza degli altri Paesi europei. Non è ora che scopriamo di vivere in una regione in cui quasi tutte le vallate non contano nemmeno una piccola libreria stagionale e non è adesso che veniamo a conoscenza del progressivo depauperamento delle biblioteche comunali in termini di risorse economiche e personale specializzato. Eppure proprio questo momento di crisi determinato dal Coronavirus potrebbe dare l’opportunità di mettere in campo azioni decise a sostegno della lettura, dell’editoria e delle librerie della nostra regione.
Il decreto Rilancio metterà presto a disposizione delle biblioteche fondi per l’acquisto di libri. È auspicabile che questi fondi vengano usati per comperare (anche) libri di editori locali attraverso le librerie del territorio. È sperabile anche si adottino ulteriori provvedimenti a sostegno della filiera del libro che possono andare dall’acquisto di libri dei piccoli editori regionali per le biblioteche scolastiche alla creazione di un bonus lettura per giovani, anziani, disoccupati con una percentuale riservata all’acquisto di libri pubblicati da editori valdostani. Non è qui questione di campanilismo culturale, ma di scegliere tra il sostegno reale della bibliodiversità, resa possibile proprio dai piccoli editori locali indipendenti, o tornare al vecchio uso strumentale dell’editoria autoctona da parte di una politica più attenta a celebrare se stessa che a promuovere la ricchezza e varietà culturale del nostro territorio.
Dopo avere visto le tragiche conseguenze della sottrazione progressiva di risorse alla sanità pubblica e alla scuola non vorremmo ora dovere assistere all’impoverimento della proposta culturale valdostana per effetto di una miopia politica incapace di vedere proprio negli studiosi e nelle studiose, negli scrittori e nelle scrittrici, nelle case editrici e nelle librerie della nostra regione un bene collettivo indispensabile per il pluralismo, la democrazia, la crescita sociale, economica e turistica della Valle d’Aosta.
Viviana Rosi
Edizioni End (Gignod)