Scendere da un treno che è in ritardo non permette di arrivare a destinazione
Gentile direttrice,
Ho letto il suo articolo di ieri pomeriggio su Rete civica e desidero fare alcune considerazioni nel merito, nel pieno rispetto delle sue legittime opinioni.
Innanzitutto sorprende che nel momento stesso in cui Rete civica svolgeva la sua assemblea, senza nulla conoscere delle valutazioni che in essa si stavano effettuando (e che sono state riassunte in un comunicato stampa emesso stamattina, vista l’ora tarda in cui si sono conclusi i lavori), si sia pubblicato un editoriale che, fin dal titolo, ma anche nei suoi contenuti è una sorta di sentenza drastica, che non ha nemmeno atteso il termine dei nostri lavori assembleari per accusarci di un silenzio assordante.
L’accordo dei “Reciproci impegni” del 2 luglio era veramente una cosa nuova, stupisce che non lo si colga. Nuova perché invece di chiedere posti in Giunta o in altri organismi abbiamo chiesto contenuti e proposto cose da realizzare: punti precisi con una tempistica per raggiungerli, una cosa inedita nella politica valdostana.
L’Accordo e il cronoprogramma riguardavano quattro temi e 14 punti: la valutazione non si può limitare ad un unico punto, per quanto importante. E’ stato fatto un grande lavoro, le mando una scheda che esamina lo stato di attuazione punto per punto, in modo che lei possa giudicare.
Il cronoprogramma va inteso nel suo significato e ruolo: indica degli obiettivi da raggiungere in un arco di tempo, ma questo non significa che se c’è un ritardo allora non si sta lavorando bene. Atti politici ed amministrativi importanti come quelli previsti nei 14 punti richiedono confronto con tanti interlocutori, in alcuni casi persino esterni alla Valle d’Aosta. Quindi ci si pone un obiettivo temporale, ci si impegna con serietà per perseguirlo (ed è quanto RC ha fatto), ma poi ci sono tante variabili che possono intervenire.
Le faccio un esempio concreto. La Legge sulla mobilità sostenibile era prevista per luglio, era iscritta all’ordine del giorno dell’ultimo consiglio prima della pausa estiva ed è stata invece approvata all’inizio di ottobre, perché sono stati necessari ulteriori approfondimenti e c’è stato, anche e soprattutto, l’ostruzionismo della Lega. Tuttavia consideriamo il varo della legge con circa due mesi di ritardo un successo, perché il risultato è stato raggiunto ed in tempi ragionevoli.
L’obiettivo della riforma istituzionale era stato fissato a fine novembre e non è stato raggiunto. L’Assemblea di Rete civica ieri sera lo ha ritenuto un fatto negativo ma ci ha chiesto di perseguirlo nei tempi tecnici-istituzionali strettamente necessari relativi all’iter della proposta di legge depositata il 29 novembre. Se la riforma verrà approvata nei primi mesi dell’anno le sembra che sia da considerare come un gran fallimento? Con le resistenze che stiamo incontrando, nonostante ciò fosse stato chiaramente dettagliato nell’accordo di luglio, il voto a febbraio sarebbe un risultato comunque molto importante.
Darsi e fissare delle scadenze, a mio avviso, non è presuntuoso o sbagliato, al contrario è un modo di operare serio, purtroppo per molti inconsueto, poco accettabile, ostico. Ma scendere da un treno che è in ritardo non permette di arrivare a destinazione.
Su tutti i punti dell’Accordo sottoscritto la partita è aperta e c’è un termine complessivo che è luglio 2020. Se arriveremo a quel punto vorrà dire che la riforma istituzionale avrà ottenuto l’approvazione a inizio anno e molti dei punti saranno stati realizzati. Altrimenti è certo che scenderemo prima.
Abbiamo la volontà di ottenere dei risultati ma vogliamo fare lo sforzo di argomentare e convincere, anche perché non possiamo decidere da soli.
Noi ci impegneremo al massimo, senza lasciare nulla di intentato, senza farci scoraggiare dalle critiche negative fine a se stesse, accettando di buon grado quelle costruttive, consci della fatica e delle difficoltà che un percorso come questo richiede. E lo sa perché? Primo perché sono cose utili alla comunità tutta, secondo perché siamo contrari a votare una volta all’anno, terzo perché l’alternativa alla collaborazione definita a luglio rischia di consegnare la Valle d’Aosta nelle mani della Lega. Prima di farlo ci pensiamo dieci volte.
Ringraziandola per l’attenzione,
Chiara Minelli
Gentile consigliera Minelli,
mi permetto di farle notare che l’enfasi sulla riforma istituzionale e sui tempi della sua approvazione siete stati voi a metterla. Noi non abbiamo fatto altro che rimarcare il mancato raggiungimento di un obiettivo da voi definito prioritario. Nei giorni dell’accordo con il governo Fosson il mantra era “se c’è la volontà politica si può fare e in tempi stretti”. Siete ancora sicuri che la volontà politica ci sia?
Silvia Savoye