Film da vedere la notte di Halloween: i consigli di Aiace Vda
Inutile dirlo: ormai Halloween, la notte più spaventosa dell’anno, è una di quelle occasioni in cui dare sfogo alle più sfrenate rassegne e maratone cinematografiche, non solo nel regno del terrore più puro, ma anche verso i territori della commedia. Ecco quindi undici film per prepararvi al meglio.
L’Esorcista di William Friedkin
USA, 1973 – Horror, drammatico (disponibile su Now Tv)
Cogliamo l’occasione dell’arrivo di Halloween e della scomparsa del regista Friedkin per festeggiare i 50 anni di questo capolavoro senza tempo, che ha mantenuto intatta e cristallina la sua potenza visionaria e solide le sue radici nell’immaginario collettivo. Se non avete mai visto questo cult assoluto, non aspettate a guardarlo, o Pazuzu si impossesserà della vostra anima.
Sono ben pochi i film nella Storia del cinema che possono vantare un’eredità di tale portata. Le tremende sofferenze della piccola Regan impossessata dal demone Pazuzu e il dolore di sua madre non solo hanno terrorizzato milioni e milioni di spettatori in tutto il mondo, ma hanno dato vita a un vero e proprio fenomeno di culto, a partire dai sequel che hanno tentato di ricalcarne le orme, spesso invano. Resta tuttora un capitolo imprescindibile per capire il cambio di pelle vissuto dal genere horror e del cinema in generale negli anni ‘70, oltre che rivelarci il tipo di spettatore nel periodo. Uno spettatore avido di cinema, che affolla le sale, pronto a lasciarsi terrorizzare e memore di quel fenomeno inaugurato dalla pietra miliare Rosemary’s baby (Roman Polanski, 1968). Finalmente con la New Hollywood sul grande schermo approda una nuova sessualità, e con essa una nuova violenza, destabilizzante e catartica, talvolta spettacolo fine a se stesso.
Ma L’esorcista non è solo effettacci e violenza, che a ben guardare occupano una parte esigua del film. Il capolavoro di Friedkin è ben altro. Innanzitutto porta l’orrore su un livello tutto psicologico, esplorando i demoni dell’individuo, i cambiamenti traumatici della scoperta di sé (in questo senso è d’obbligo recuperare il suo film maledetto Cruising), da leggere qui come passaggio dall’infanzia alla pubertà. E come dimenticare il coinvolgimento empatico che si prova assistendo al dolore della madre interpretata da una Ellen Burstyn in stato di grazia e quello di padre Karras che perde sua madre? Non si resta quindi solo terrorizzati dalla graduale metamorfosi della piccola, ma si è totalmente coinvolti sul piano emotivo, confermando il potere del film come esperto meccanismo narrativo, tanto che la sceneggiatura dello scrittore William Peter Blatty vinse l’Oscar. Se non vi accontentate di vedere soltanto Linda Blair posseduta, ripassate per il già citato Rosemary’s baby o il disturbante Madre Giovanna degli angeli (Jerzy Kawalerowicz, 1961).
Il bacio della pantera, Ho camminato con uno zombi, L’uomo leopardo di Jacques Tourneur
USA, 1942, 1943 e 1943 – Horror, Fantastico, Thriller (disponibili su Rai Play)
Per coloro che non si lasciano intimorire dalla data di uscita di film troppo arretrati, o dall’assenza del colore, ecco 3 capolavori seminali del cinema del terrore diretti da Jacques Tourneur per la RKO negli anni ‘40. Lasciatevi trascinare dalla magia di un cinema che riesce a trasmettere i brividi soltanto con atmosfere, ombre e allusioni. Un’autentica lezione per il genere.
Chi lo dice che l’orrore è solo vedere? Anzi, probabilmente esso trova maggiore fertilità nella sua natura primordiale e più pura propria del non vedere. Ed è su questo presupposto che poggiano le loro solide basi numerosi film del terrore, specialmente nella Hollywood classica del codice Hays. Tourneur firma in tale contesto tre capolavori autentici di puro cinema, prodotti da Val Lewton per una delle più significative major dell’epoca, la RKO (da riscoprire anche tutti i suoi horror diretti da Mark Robson). La figura di Lewton era influente a tal punto che ci si interroga su chi sia il reale autore di questi film: produttore o regista? In un mare di cinema di mostri, freaks e altre creature, questi capolavori negli anni ‘40 portano sulla loro pelle i fantasmi della guerra, tanto che le atmosfere allusive ricreate possono essere ricondotte a una metafora più universale delle ansie di un mondo e di un periodo storico.
Non bisogna poi dimenticare che a realizzare tali film del terrore, così come accadeva per i noir, erano cineasti europei fuggiti nella solare East coast per allontanarsi dalla pestilenza nazifascista, memori dell’esperienza dell’espressionismo tedesco. Essi tendono a portare l’orrore tutto sul piano psicologico del fuoricampo, così come fuoricampo erano gli orrori del conflitto agli occhi dei cittadini statunitensi. Inoltre le esigenze produttive ed economiche legate al basso costo di queste pellicole, unite al bisogno di arginare la censura cercando di non mostrare, conducono alla necessità espressiva della dimensione di un punto di vista mai onnisciente, ma sempre obliquo, nell’ombra del chiaroscuro e in costante dialettica con il tanto fondamentale fuoricampo.
Nel regnante oculo centrismo del Novecento, lo sguardo qui è perennemente interrogato, posto in una condizione di incertezza che lascia evocare atmosfere, piuttosto che dichiararle chiaramente. Come dimenticare in questo senso la scena della morte della ragazza che grida fuori dalla porta, vista dall’interno (dunque solo udita) dalla madre impotente in L’uomo leopardo? O la tanto citata sequenza della piscina nel Bacio della pantera? E come non ricordare Ho camminato con uno zombie, precursore in chiave vodoo e psicanalitica dei film sui futuri non morti affamati di carne umana.
La bellezza di questi film sta nella capacità di condensare e suggerire allo stesso tempo, di spostare le immagini su un piano tutto eidetico. In altre parole, si mostra sempre meno per esprimere di più. Non salterete di certo dalle poltrone per la paura, ma sicuramente si instillerà nella vostra psiche il tarlo dell’inquietudine. Se avete divorato tutti e tre i titoli proposti di Tourneur, potete continuare a guardare altre perle del terrore del cinema classico con Il giardino delle streghe, bizzarro sequel di Il bacio della pantera o La cosa da un altro mondo (sì, La cosa di Carpenter è un remake), entrambi disponibili su Rai Play.
La maschera del demonio e I tre volti della paura di Mario Bava
Italia, 1960 e 1963 – Horror, fantastico (disponibili su Prime Video)
Se siete in vena di atmosfere gotiche e di classici dell’horror nostrano del passato, Mario Bava è un nodo fondamentale per capire l’evoluzione del cinema del terrore, che ha lasciato un’immensa influenza negli autori della modernità, da Dario Argento a Tim Burton, passando per Almodovar e Tarantino. Ecco qui due titoli imprescindibili firmati dall’artigiano del cinema italiano.
La maschera del demonio è considerato il primo vero film horror italiano. Qui una strega vendicativa e il suo diabolico servitore tornano dalla tomba e iniziano una sanguinosa ricerca per possedere il corpo della bellissima discendente e sosia della strega. Capolavoro del gotico che si colloca lungo la scia della casa di produzione Hammer e i capolavori di Roger Corman, mescola vampiri, famiglie con una oscura eredità e ovviamente una storia d’amore. Barbara Steele è qui al suo primo ruolo nell’horror, genere che non la lascerà mai più e di cui è considerata una delle icone femminili. Bava, alla sua prima regia dopo diversi titoli come aiuto regista, lascia anche qui la sua impronta stilistica, con una continua ricerca della fotografia e un uso artigianale quanto incantevole degli effetti speciali.
I tre volti della paura invece va recuperato innanzitutto perché qui Bava libera tutta la sua fantasia artistica e crea atmosfere magnifiche, con una fotografia perfetta e coloratissima, un’autoironia che scorre lungo tutta la visione fino a culminare nella scena finale che ci svela la sua idea di cinema: lui, che rifiutava etichette quali autore o artista, lo vede come un gioco e un’illusione.
Tre storie, tre capolavori, tre stili che caratterizzano tutta la produzione del regista, precedente e successiva: il primo racconto (Il telefono) è un giallo che gioca sulla suspense e precede tutti i capolavori del thriller che verranno; la seconda (I Wurdalak) sembra un adattamento da Edgar Allan Poe firmato Roger Corman, con storie di creature diaboliche e il rapporto amore-morte che contraddistingue vari suoi film; l’ultima (La goccia d’acqua) è senza dubbio la migliore e più paurosa, la più mozzafiato dal punto di vista visivo, sospesa in un luogo e in un tempo indefiniti e indefinibili, oscillando tra il decadentismo e il Maupassant più visionario. Se gli orrori e i brividi di Bava vi hanno stregato e incantato, potreste continuare la sua filmografia con Operazione paura (1966) e Ercole al centro della Terra (1961), entrambi disponibili su YouTube.
The Craft (Giovani streghe) di Andrew Fleming,
USA, 1996 – Horror, fantastico, drammatico (disponibile su Prime Video)
Che Halloween sarebbe senza un bel film di streghe? E non uno qualsiasi, ma IL film di streghe per antonomasia, il più dark, gotico e cattivo che sia mai stato prodotto.
Sarah, giovane adolescente depressa con istinti suicidi, si trasferisce a Los Angeles con la propria famiglia che spera così di iniziare un nuovo capitolo. Nella nuova scuola, farà presto amicizia con tre ragazze additate da tutti come streghe. Quello che non sanno è che Sarah stessa si diletta con la stregoneria e diventa così il quarto elemento fondamentale per fortificare il cerchio delle streghe. Se in un primo momento le ragazze si supportano e riescono insieme a migliorare la propria vita anche grazie ai poteri che si fortificano l’un l’altra, le cose sfuggono di mano quando Nancy riesce a portare a termine un incantesimo molto pericoloso. Starà a Sarah riportare l’equilibrio.
Un cult imprescindibile per gli amanti e le amanti del genere “stregonesco”, una delle poche opere che ha osato addentrarsi in una trama incredibilmente dark e dove le protagoniste sono solo delle ‘innocenti’ adolescenti. Per restare in tema streghe, ma con toni decisamente più leggeri, potete guardare anche Hocus Pocus su Disney+, un altro cult perfetto per Halloween!
La casa dei mille corpi di Rob Zombie
USA, 2003 – Horror, commedia, grottesco (disponibile su Prime Video)
Ogni maratona di Halloween che si rispetti ha bisogno di uno slasher e non possiamo esimerci dal raccomandare uno dei più disturbanti di sempre, soprattutto perché è il film che ha coniato il personaggio di Captain Spaulding. Premessa: il film è così violento, grafico e onestamente disturbante che il regista Rob Zombie ci ha messo tre anni a trovare qualcuno abbastanza folle da distribuirlo. Stomaci deboli avvisati!
Due coppie di giovani stanno girando in auto nella campagna statunitense alla ricerca di storie folkloristiche per alimentare il libro che stanno scrivendo su killer, leggende metropolitane e storie del genere. Non credono ai loro occhi quando capitano alla pompa di benzina di Captain Spaulding, che ha creato un vero e proprio museo dedicato ai mostri e alle curiosità nel suo negozio. Dopo aver raccontato la storia dello scienziato pazzo Dottor Satan, indica loro l’albero in cui è stato impiccato consigliando di andare a vedere da vicino. Lungo il tragitto, i giovani raccolgono un’autostoppista che li inviterà a casa sua dove, ovviamente, non potranno più uscire. Se il genere vi piace, ma volete restare più sul classico, Texas chainsaw massacre è il titolo che fa per voi! Lo trovate su Apple Tv.
La sposa di Chucky di Ronny Yu
USA, 1998 – Horror, sentimentale, comico (disponibile su Prime Video)
Halloween non è però solo film di paura, jumpscare e litri di sangue. Largo spazio anche ai film horror più sciocchi che ci conquistano per goffaggine e macabra tenerezza. La Sposa di Chucky ne è un esempio perfetto.
Ammettiamolo: nessuno di noi aveva paura di quel bambolotto alto quaranta centimetri posseduto da un serial killer. Avrà anche avuto le peggiori intenzioni omicide, ma rimane facilmente soggiogabile. Quindi, finalmente al quarto capitolo della saga, hanno deciso di andare molto più sulla commedia che sull’horror. Tiffany, fidanzata storica del pluriomicida Charles Lee Ray che è finito intrappolato in un bambolotto, recupera il corpo di Chucky sbrindellato dai fatti dell’ultimo capitolo e lo riporta in vita grazie a un rito voodoo. Potranno così finalmente sposarsi! Chucky non è d’accordo e fa il grave errore di prendersi gioco dei sentimenti della povera Tiffany che lo intrappola in un box per infanti. Tra vari tiri meschini l’uno con l’altro, Tiffany finisce uccisa e la sua anima intrappolata in una bambola Belle. La coppia ora è alla stessa altezza e potrà ricominciare a seminare morte e terrore assieme! Un film esilarante che solo per la presenza nel cast della sola e unica Jennifer Tilly merita la visione. Se volete cominciare dall’inizio, anche il primo film della saga è disponibile su Prime Video.
It di Andy Muschietti
USA, 2017 – horror, film tratti da libri (disponibile su Prime Video e Netflix)
Per rendere il vostro Halloween ancora più da brivido, un classico iconico come It non può mancare nelle vostre maratone di film dell’orrore. Era il 1986 quando Stephen King pubblicò il romanzo incentrato sul grottesco clown ballerino, che avrebbe poi ispirato una miniserie e due film. In questa occasione, vi proponiamo il primo capitolo del più recente adattamento di It, completato successivamente dalla seconda parte uscita nel 2019. Siete pronti ad immergervi nell’atmosfera tesa e misteriosa di una cittadina americana degli anni ‘80?
It si apre con un pomeriggio di pioggia scrosciante che si riversa su Derry, nel Maine, mentre un bambino con indosso un impermeabile giallo esce a giocare con la sua barchetta di carta. Quando, però, il piccolo Georgie (Jackson Robert Scott) si sporge in uno scarico fognario per recuperarla, l’animo horror più brutale e adrenalinico del film si rivela. Infatti, fa capolino sullo schermo e nella storia Pennywise (Bill Skarsgard), l’iconico clown dal sorriso terrificante, immancabilmente accompagnato da uno dei suoi palloncini rossi. Nell’estate del 1989, un anno dopo la misteriosa morte di Georgie, molti bambini della cittadina americana continuano a sparire in circostanze bizzarre, dietro alle quali opera il perfido pagliaccio. In un clima di bullismo e di odio ingiustificato, Bill Denbrough (Jaeden Martell) – l’insicuro e balbuziente fratello maggiore del bambino scomparso – si mette a capo di un’improbabile cerchia di amici, che si ribattezzano con orgoglio i “Perdenti”.
Tra le file del gruppo, trovano spazio l’ipocondriaco Eddie Kaspbrak (Jack Dylan Grazer), il nerd sovrappeso Ben Hanscom (Jeremy Rey Taylor), il ragazzo nero vittima di razzismo Mike Hanlon (Chosen Jacobs), Richie Tozier (Finn Wolfhard) con le sue battute impertinenti, il timido Stan Uris (Wyatt Oleff) e la affasciante Beverly Marsh (Sophia Lillis), in fuga da una situazione di violenza domestica. Tra i giovani protagonisti si crea un profondo legame di amicizia e di solidarietà contro i bulli, mentre sfrecciano sulle loro biciclette nel centro di Derry, avvicinandosi sempre di più ad un terrificante confronto con Pennywise. Bill, infatti, è determinato a scoprire la verità sulla scomparsa di Georgie e ad ottenere giustizia; per questo si sforza a superare le sue insicurezze e le sue paure più terribili. La suspense aumenta minuto dopo minuto tra missioni nelle fognature, fughe da una casa infestata e agguati improvvisi del clown danzatore. Se questo film vi ha convinto, vi consigliamo di vedere la celebre serie TV di Netflix, Stranger Things. Anche in questo caso, i protagonisti sono dei ragazzini poco popolari che si confrontano con il soprannaturale – anche se con toni decisamente meno horror – nell’America degli anni ‘80.
SUSPENSE di Jack Clayton
Regno Unito, 1961 – gotico, horror (disponibile su Youtube)
La melodia dolce e straniante di O Willow Waly, cantata dalla voce cristallina della piccola Flora (Pamela Franklin) è la prima cosa che lo spettatore percepisce di Suspense, secondo lungometraggio del regista Jack Clayton e ispirato alla novella gotica dell’orrore di Henry James Il giro di vite (The Turn of the Screw). Le note di O Willow Waly risuonano nell’atmosfera cupa del film a più riprese, come una nenia mortifera: suadenti, avviluppano dal primo momento chi le ascolta in una morsa incantatrice, anticipando quel movimento circolare che pervade tutta la pellicola.
La giovane Miss Giddens (Deborah Kerr) viene assunta come istitutrice di due orfani, Flora e Miles (Martin Stephens), dallo zio dei bambini (Michael Redgrave). Sin da quando varca i cancelli della villa in campagna dove si trovano i bambini e pochi altri domestici, la donna sembra percepire quasi costantemente la presenza di qualcuno di estraneo che però non può vedere. La scoperta della recente morte del giardiniere Peter Quint e della giovane istitutrice Miss Jessel, sentimentalmente legati tra loro, e la percezione di queste presenze altre che si manifestano tanto sul piano acustico quanto su quello visivo, convince sempre più Miss Giddens che il comportamento strano e ambiguo dei due bambini debba essere in qualche modo collegato a questi tragici fatti. Come una missione spirituale da portare a compimento, la donna si ostina dunque a voler aiutare Flora e Miles.
L’intera pellicola s’impernia sull’ambiguità e sull’incertezza che s’insinuano tanto nella mente della protagonista quanto in quella degli spettatori: non c’è un singolo elemento di “verità” al quale ci si possa aggrappare per cercare di orientarsi. L’interno della casa, fatto di porte chiuse e stanze buie, scale e lunghi corridoi, è labirintico quanto la mente di Miss Giddens, nella quale lo spettatore si ritrova immerso. Lo stato confusionale e inquieto in cui progressivamente si ritrova incatenata la donna rende difficile per lo stesso spettatore orientarsi nel film che, in fondo, è la rappresentazione delle percezioni dirette di Miss Giddens.
I sorrisi di Flora paiono inquietanti perché lo sono davvero o perché la mente di Miss Giddens li percepisce effettivamente così? I comportamenti di Miles come possono essere interpretati? La circolarità suggerita dalla musica – che si scoprirà provenire proprio dal meccanismo di un carillon – risulta forse l’unico movimento che è possibile compiere: non un percorso lineare che conduce da un punto ad un altro, ma un eterno giro che si avviluppa su se stesso e che, anche se svela qualcosa lungo il suo giro, è destinato a non fermarsi mai, a non chiarirsi mai. Qui, nell’indecifrabile instabilità tanto attraente quanto inquietante della narrazione, sta racchiuso il magnetico fascino di Suspense. Se vi è piaciuto potete guardare anche la serie disponibile su Netflix The Haunting of Bly Manor (Mike Flanagan, 2020) e il film disponibile su Prime Video The Turning – la casa del male (Floria Sigismondi, 2020) entrambi tratti da Il giro di vite.
Per un “Halloween da Brividi” l’Associazione Aiace Vda invita tutti alla maratona cinematografica del 31 ottobre.