Robin Williams: sei film per ricordare l’attore tra sorrisi e nostalgia

29 Febbraio 2024

Sono passati quasi dieci anni dalla scomparsa del celebre attore Robin Williams, uno dei volti più amati del cinema statunitense dalla fine degli anni ‘80 ai primi anni 2000. Sempre al confine tra comico e tragico, ha commosso il grande pubblico spaziando tra una vasta gamma di personaggi, dal visionario Professor Keating ne L’attimo fuggente al papà premuroso in Mrs. Doubtfire, dal giocatore inselvatichito in Jumanji al saggio mentore in Will Hunting. Questi ruoli sono accomunati da una patina malinconica e da un’ironia intelligente, oltre che dalla straordinaria profondità con cui sono interpretati. È indimenticabile poi la storica amicizia tra Williams e il collega Christopher Reeve, che ha raggiunto la fama con la sua versione di Superman. In seguito all’incidente che ha provocato a Reeve la paralisi, Williams è stato tra i primi ad andare a trovarlo e, completamente travestito da chirurgo, lo ha aiutato a ritrovare il sorriso.

Nel corso della sua carriera, i riconoscimenti non sono mancati, tra cui i diversi Golden Globe e l’Oscar al miglior attore non protagonista per il  ruolo in Will Hunting. A partire dagli anni 2000, Robin Williams si è avvicinato a ruoli generalmente più cupi, come il solitario tecnico fotografico di One Hour Photo e lo scrittore di polizieschi di Insomnia. In questo periodo, entrava in una fase complessa della sua vita privata e professionale: a causa della malattia, la situazione si è inasprita nel 2014, durante la quale estate l’attore ha messo fine alla sua vita. In tutto il mondo, allora, fan ed esponenti dell’industria dell’intrattenimento si sono uniti per omaggiare Williams un’ultima volta. Barack Obama, al tempo presidente degli Stati Uniti, lo ha ricordato dicendo: “È arrivato nelle nostre vite come un alieno, ma ha finito per toccare ogni elemento dello spirito umano”. Il suo ultimo film Boulevard, un’ombrosa riflessione sull’identità queer, è solo uno dei molti titoli che hanno reso indelebile la figura di Robin Williams, proprio come lo sono state le sue intense interpretazioni.

GOOD MORNING, VIETNAM di Barry Levinson (1988)

“Goood Morning Vietnaaam! Ehi, non è una prova questa, questo è rock-n-roll!”

Good Morning Vietnam di Barry Levinson

Nel 1965 la guerra imperversa a Saigon. L’esercito americano sente la necessità di risollevare la radio locale, per tenere aggiornati i soldati sull’avanzamento conflitto e per motivarli con discorsi carichi di patriottismo. Il compito di speaker viene affidato ad Adrian Cronauer (Robin Williams), un aviere dell’aeronautica militare, che fin dal suo arrivo in Vietnam mostra di avere una personalità difficilmente domabile. Nel tragitto dall’aeroporto alla stazione radiofonica, stupisce il suo accompagnatore, il giovane soldato Edward Garlick (Forest Whitaker), cercando di approcciare alcune ragazze vietnamite. L’indomani, apre la sua trasmissione esclamando al microfono “Goood Morning Vietnaaam!”, da qui in poi un vero leitmotiv del film. La sua presenza porta scompiglio nella gestione delle emissioni radiofoniche: Adrian abolisce i comunicati ufficiali e la musica tradizionale, allietando i militari statunitensi con brani rock, alternati ad una trafila di battute irriverenti. Se la nuova conduzione informale convince molto i soldati, lo stesso non si può dire per i loro superiori, il sergente maggiore Dickerson (J.T. Walsh) e il tenente Hauk (Bruno Kirby), che considerano le sue gag un affronto alla morale americana.

Nel frattempo, Adrian si innamora a prima vista di una ragazza del posto, che a sua differenza non ama parlare molto e proprio per questo lo colpisce. Per passare più tempo con Trinh (Chintara Sukapatana), si improvvisa insegnante di inglese in una scuola vietnamita, dove attinge a tutto il suo repertorio di slang e parolacce. Così, comincia a stringere amicizia con Tuan (Tung Thanh Tran), il fratello di Trinh, e prende le sue parti quando alcuni soldati americani gli rivolgono insulti razzisti. Giorno dopo giorno, il carattere inscalfibile e positivo di Adrian viene messo alla prova da un clima di guerra sempre più opprimente, mentre i suoi superiori gli impongono di censurare l’escalation di violenza e morti, con l’ipocrita motivazione di non demoralizzare l’esercito. Tuttavia, quando le conseguenze della guerra minacciano le persone a cui più tiene, lo speaker non riesce ad eseguire gli ordini del tenente e comunica la scioccante notizia di un attentato terroristico, di cui è stato testimone in un locale vietnamita. Quest’ultima forma di disobbedienza non può che avere gravi ripercussioni: nonostante sia consapevole della grande popolarità di Adrian, il generale Taylor (Noble Willingham) deve sospenderlo. Quindi, il tenente Hauk si sostituisce a lui nel ruolo di DJ e speaker, ma la sua conduzione noiosa e priva di brio genera molte proteste da parte dei soldati. Il ritorno in radio di Adrian sembra inevitabile, ma l’ex aviere è deciso a non scendere a compromessi con le atrocità della guerra.

L’ATTIMO FUGGENTE di Peter Weir (1989)

“Carpe diem, cogliete l’attimo ragazzi, rendete straordinaria la vostra vita”.

I pilastri della Welton Academy sono tradizione, disciplina, onore ed eccellenza. A settembre del 1959, gli studenti si preparano ad affrontare il nuovo anno scolastico per inorgoglire le loro rispettabili e agiate famiglie, oltre che per inseguire il loro futuro in prestigiose università. Ma nella scuola soffia un vento rivoluzionario: il nuovo docente di lettere, il professor Keating (Robin Williams), non sembra affatto interessato a seguire i rigidi programmi di studio e a rispettare le datate regole di comportamento del collegio. Al contrario, l’insegnante si dedica a trasmettere l’amore per la poesia ai suoi studenti, con metodi didattici totalmente fuori dal comune. In una delle scene più celebri, Keating sale in piedi sulla cattedra e invita i ragazzi ad imitarlo, con l’obiettivo di mostrare loro come cambiare punto di vista sul mondo. Nonostante lo stupore iniziale, alcuni studenti rimangono affascinati dalle sue lezioni e riportano in vita un gruppo “clandestino” di poesia, “La setta dei poeti estinti” – da cui deriva il titolo in lingua originale del film, Dead Poets Society

Ispirato dal professor Keating, Neil Perry (Robert Sean Leonard) decide di assecondare la sua passione per il teatro, ottenendo una parte da attore dilettante in uno spettacolo. Suo padre, un uomo severo e tradizionalista, si infuria alla notizia, preoccupato che possa costituire una distrazione alla sua annunciata carriera da medico. Ma il ragazzo non demorde e cerca sostegno da parte del suo insegnante, che giorno dopo giorno diventa una guida per gli studenti. Anche il compagno di stanza di Neil, il timidissimo Todd Anderson (Ethan Hawke), riesce a superare le sue insicurezze, ritrovando un po’ di fiducia in sé stesso grazie allo spirito di libertà, che gli trasmette l’autentica scoperta della poesia. Nel frattempo, le modalità di insegnamento poco ortodosse di Keating richiamano l’attenzione alla Welton Academy, suscitando le ire del preside Nolan (Norman Lloyd). La situazione degenera la sera della rappresentazione dello spettacolo: Neil viene applaudito dagli amici e dall’insegnante di lettere, ma il padre prefigura per lui un destino da cui fuggire.

HOOK di Steven Spielberg (1991)

“Vivere. Vivere può essere un’avventura straordinaria”.

Peter Bagging (Robin William) è un avvocato impeccabile e dedito al lavoro. Tuttavia, le sue continue assenze hanno creato tensioni in famiglia: sua moglie Moira (Caroline Goodall) è risentita per il suo comportamento insensibile, mentre i figli Jack (Charlie Korsmo) e Maggie (Amber Scott) sentono di non potersi comportare da bambini in sua presenza. La magia inizia quando i Bagging si recano a Londra per far visita alla nonna di Moira, Wendy Darling (Maggie Smith), personaggio che non risulta nuovo a chi conosce le avventure originali di Peter Pan. Quando Peter torna a casa, dopo una cerimonia in onore dell’attività da filantropa di Wendy, scopre che i suoi bambini sono stati rapiti da un uomo che sostiene di averli portati sull’“Isola che non c’è” come vendetta nei suoi confronti, firmandosi “Capitan Uncino”. L’incredulità dell’avvocato non può che aumentare visto che Wendy lo chiama in disparte per rivelargli che lui è il vero Peter Pan, l’eroe delle fiabe che tutti conoscono, ma che purtroppo ha perso i suoi ricordi. Per la mentalità razionale e matura di Peter, tutto ciò risulta inconcepibile.

Quindi, interviene la fatina Trilli (Julia Robert), che dopo averlo avvolto in una coperta, lo conduce direttamente su un vascello dei pirati. Trovano ad aspettarlo Capitan Uncino (Dustin Hoffman) e la sua ciurma, desiderosi di vendetta, quanto mai sorpresi di vedere lo storico nemico così goffo ed invecchiato. Il capitano, dunque, concede a Trilli tre giorni per addestrare Peter, in modo da poter sostenere un duello che soddisfi la sua brama di rivincita. Mentre l’ormai ex avvocato cerca di conquistare la fiducia dei Bimbi sperduti, Capitan Uncino ottiene la fedeltà di Jack mostrandogli più affetto di quanto facesse suo padre: in particolare, supporta la sua passione per il baseball. In un disperato tentativo di volare, Peter si imbatte nella propria ombra e viene guidato fino al rifugio originale dei Bimbi sperduti. Alla vista del luogo, ritrova finalmente la memoria: è il punto di svolta, che gli permette di far luce sul suo passato sull’isola e nel mondo reale con Moira. Ma per lui le avventure non sono finite, mentre il confronto con Capitan Uncino si avvicina.

MRS. DOUBTFIRE di Chris Columbus (1993)

“Sono prole dipendente, signore”.

Mrs Doubtfire Credit © th Century Fox

All’apparenza, gli Hillard si presentano come una rispettabile famigliola americana. Daniel (Robin Williams) fa il doppiatore e ha un incredibile talento a modificare la sua voce, mentre la moglie Miranda (Sally Field) è una precisissima arredatrice di interni. La coppia ha tre figli, Lydia (Lisa Jakub), Chris (Matthew Lawrence) e la piccola Nattie (Mara Wilson), che spesso si divertono a giocare con il papà. Miranda non apprezza il comportamento infantile del marito e, quando lui organizza una caotica festa per il figlio nonostante la pessima pagella, si sente tanto esasperata da chiedere il divorzio. In seguito ad una lite con il suo capo, Daniel si trova senza lavoro, motivo per cui il giudice affida la custodia esclusiva dei bambini a Miranda, in udienza preliminare. In attesa di un nuovo confronto sull’affidamento, il personaggio di Robin Williams cerca disperatamente un modo per non restare separato da Lydia, Chris e Nattie. Quando scopre che l’ex moglie è alla ricerca di una governante, escogita un piano geniale. Con l’aiuto del fratello e del cognato, due truccatori, crea la figura di Mrs. Doubtfire: una gentile signora inglese di circa settant’anni. Daniel è irriconoscibile nei panni della governante e fa un’ottima impressione su Miranda.

Con il passare dei mesi, la famiglia si affeziona sempre di più a Mrs. Doubtfire, una vera garanzia di serietà. La sua costante presenza in casa porta Daniel a dover assistere alla relazione tra la ex moglie e il vecchio compagno di scuola Stu, un uomo ricco e spocchioso. Chiaramente, ciò non può che generare i più comici tentativi per far naufragare la storia. Alla lunga, mantenere l’identità segreta con Chris e Lydia si rivela impossibile, ma i ragazzini promettono di non svelare nulla alla madre. In vista del nuovo incontro con il giudice, intanto, Daniel rimette ordine nella sua situazione: compra una casa confortevole e inizia a lavorare come magazziniere negli studi di un’emittente televisiva. Ma proprio la convergenza di impegni dettati dalla sua doppia vita rende il travestimento ogni giorno più difficile, l’equilibrio di Mrs. Doubtfire è precario.

PATCH ADAMS di Tom Shadyac (1998)

“Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina”.

Dopo un fallito tentativo di suicidio, Patch Adams (Robin Williams) decide auto-ricoverarsi in una clinica psichiatrica. In questo contesto, scopre che il suo umorismo può aiutare gli altri pazienti a ritrovare il sorriso; il buon umore diventa uno strumento quasi più efficace della medicina ordinaria. Quindi, dopo due anni, ottiene di essere dimesso e si iscrive all’Università della Virginia per inseguire la vocazione di diventare medico. Tuttavia, fin dal principio, appare evidente la sua difficoltà ad adattarsi al sistema universitario: oltre ad essere lo studente più aziano del primo anno, Patch contesta l’approccio poco umano che viene richiesto ai medici. Nonostante non sia previsto il tirocinio prima del terzo anno, inizia a frequentare l’ospedale ed a instaurare un rapporto di complicità con i pazienti. Interpretando ruoli buffi, come il pagliaccio dal grande naso rosso, si impegna per farli ridere. Giorno dopo giorno, prende forma la sua filosofia, che obbliga il medico a scendere dal suo piedistallo di autorevolezza, pretendendo invece un rapporto di amicizia e compassione con le persone assistite. Secondo Patch, il compito dei dottori non è quello di rinviare per sempre la morte, ma di migliorare la qualità della vita.

Il suo fare irriverente gli costa presto l’espulsione dall’università, ma ormai appare evidente che i suoi metodi non convenzionali hanno un impatto positivo sui pazienti. Una volta riammesso, Patch si concentra sul progetto di costruire una clinica basata proprio sui principi in cui crede, aprendosi alla possibilità di curare anche persone senza l’assicurazione sanitaria. In questo percorso, gli è di fondamentale ispirazione il suo legame con Carin Fisher (Monica Potter), una compagna di corsi molto determinata. Il suo carattere freddo e scontroso cela, in realtà, un trauma infantile. Patch la convince a tentare di superare il suo dolore aiutando gli altri, mentre la loro amicizia si trasforma in una storia d’amore. Tuttavia, i due si espongono a grandi rischi interagendo spesso con pazienti instabili: quando la situazione sfocia in tragedia, Patch si trova a mettere in discussione la sua fiducia nell’umanità. La comunità medica guarda con sospetto la sua clinica, in cui per altro lavora senza licenza. Una volta ritrovata la motivazione, però, il futuro dottor Adams si rivela inarrestabile. Il film è ispirato alla reale figura di Hunter “Patch” Adams (1945), fondatore del Gesundheit! Institute e ideatore della clownterapia. 

AL DI LÀ DEI SOGNI di Vincent Ward (1998)

“La gente spesso definisce impossibili cose che semplicemente non ha mai visto”.

L’aldilà assomiglia a un quadro di Monet o all’Inferno dantesco, a una tragedia di Shakespeare o a uno scenario onirico? Per il regista Vincent Ward queste realtà coesistono, almeno per quanto riguarda la storia di Chris Nielsen (Robin Williams). In uno scenario idilliaco, su un lago al confine della Svizzera, la barca di Annie (Annabella Sciorra) urta casualmente quella di Chris. Più tardi, i due si incontrano di nuovo e cenano insieme: nasce così una felice storia d’amore, che da lì a poco li vede diventare una famiglia. Chris fa il neurologo, mentre Annie è una talentuosa pittrice. La loro tranquilla quotidianità si spezza bruscamente, quando i due figli muoiono tragicamente in un incidente stradale. Nonostante il lutto lacerante, la coppia riesce a ritrovare un proprio equilibrio, che però non è destinato a durare a lungo. Quattro anni dopo, infatti, Chris rimane ucciso mentre soccorre dei feriti di un incidente. Non appena apre gli occhi nell’aldilà, Albert (Cuba Gooding Jr.), una guida che rievoca Virgilio, lo aiuta a prendere coscienza della sua morte. Chris si trova in Paradiso, in un meraviglioso paesaggio che ricorda i quadri della moglie e le montagne dove volevano passare la vecchiaia. Mentre impara a vivere in questa nuova realtà, creata dalla sua stessa mente, non può fare a meno di osservare con preoccupazione Annie. La donna, infatti, è caduta in una profonda depressione, che in poco tempo la spinge al suicidio.

Come spiega Albert, le anime che hanno interrotto la propria vita sono condannate all’Inferno, proprio come nel Canto XIII di Dante. Ma Chris non si arrende all’idea di lasciare sua moglie in quello scenario di sofferenza: inizia così la sua discesa verso l’Inferno, in una moderna versione del mito di Orfeo ed Euridice. Insieme alla sua guida, si lascia alle spalle le tinte rassicuranti del Paradiso, per dirigersi verso il tempestoso fiume delle anime. Di fronte alla porta dell’Inferno, Chris si deve congedare da Albert e, solo in questo momento, riconosce la sua vera identità, una scoperta estremamente commovente. La mente di Annie ha costruito per la sua anima una gabbia che assomiglia molto alla casa dove viveva con il marito, ma in completa rovina. In questo desolante ambiente, Chris riesce finalmente a ricongiungersi con lei, ma l’incontro e i tentativi di salvataggio si rivelano più ardui di quanto previsto.

Robin Williams e i suoi personaggi 

Questi titoli costituiscono solo una parte della più ampia filmografia a cui ha contribuito Robin Williams. Tuttavia, si tratta dei principali ruoli da protagonista che ha ricoperto all’apice della sua carriera, negli anni ‘90. Sempre in questo periodo, nel 1992, ha sperimentato anche il doppiaggio nel ruolo del Genio di Aladdin. Poi, con l’arrivo del nuovo millennio, si è affacciato ancora su altre interpretazioni, come Teddy Roosevelt in Una notte al Museo. Inoltre, è interessante notare le sostanziali similitudini che accomunano i protagonisti dei film sopracitati. I vari personaggi incarnati da Robin Williams sono uniti dal desiderio di rivoluzionare il sistema di cui si trovano a far parte, che si tratti della rigida Welton Academy per il professor Keating o di una sanità troppo distaccata per il dottor Adams, delle regole dell’esercito americano per Adrian Cronauer  o delle gerarchie dell’aldilà per Chris Nielsen. Questi uomini si muovono spesso ai margini di contesti che li vedono come delle potenziali minacce con la loro irriverenza e la loro carica innovatrice. 

Oltre a ciò, gli alter ego dell’attore sono accomunati dal desiderio di tutelare l’infanzia e la gioventù come dei periodi felici, che non devono essere intaccati dal complesso mondo degli adulti. È la missione di Daniel Hillard, che è disposto a tutto per restare accanto ai suoi bambini, non escludendo neppure l’opzione di travestirsi da governante. Se Peter Bagging fatica maggiormente a manifestare affetto ai suoi figli, ritrovare il suo spirito infantile dimenticato gli permette di cambiare visione. La stessa passione muove Patch Adams, che si impegna a far sorridere i bambini malati, munito di naso da clown. Nel contesto scolastico invece, per John Keating è prioritario permettere ai suoi studenti di assaporare la vera vita, legittimando la loro libertà. 

Patch Adams di Tom Shadyac

Infine, è toccante notare alcune sensibilità che legano Robin Williams ai suoi personaggi più noti. Spesso, infatti, ha interpretato figure molto appassionate del loro lavoro: fin da ragazzo, l’attore americano ha sentito una forte propensione per la recitazione e, spaziando dal teatro al cinema, ne ha fatto la sua vita. Uno dei motivi di sofferenza che lo hanno segnato nell’ultimo periodo è stata proprio la difficoltà di memorizzare le battute e di svolgere lucidamente il proprio mestiere, provocata da una malattia neurodegenerativa. A dieci anni di distanza, colpisce vedere come il suicidio sia un tema affrontato incredibilmente spesso da Williams nelle sue vesti  d’attore, quasi come un’ombra ricorrente nella sua filmografia.

Ne L’attimo fuggente, il professor Keating perde un amico che si sente intrappolato nella sua vita, caricandosi di rimorsi per non averlo potuto aiutare abbastanza. Un senso di colpa simile grava sul protagonista di Al di là dei sogni, che confinato nell’aldilà non può salvare sua moglie dalla depressione, causata dalla sua stessa morte. Chris Nielsen si scontra con un sistema che giudica il suicidio senza alcuna umanità, secondo una mentalità severa, influenzata dalla religione. Ancora, la fragilità psicologica e la sensazione di mancanza di un senso sono due costanti che intrecciano la vita di Patch Adams, una continua minaccia quando le sofferenze sovrastano il suo ottimismo. Ma, proprio come il medico clown, Robin Williams ha sempre avuto il talento di far sorridere il suo pubblico, di regalare una risata, nonostante le difficoltà personali. È l’altruismo che anima gli insegnamenti di Keating, l’autoironia di Mrs. Doubtfire, la forza eversiva delle trasmissioni Cronauer. È il sogno infantile di Peter Pan, la sensibilità di Adams verso i pazienti, la struggente nostalgia di Chris Nielsen.

di Chiara Zoja 

 

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