Dall’orticello dietro casa a Lo Courti de François, tra verdura e frutta estiva a km zero

04 Giugno 2020

Sarebbe forse strano andare al mercato e trovare pesche, albicocche, prugne, fichi della Valle d’Aosta. Frutta “estiva”, più facile da coltivare in zone calde, ma che potrebbe prendere piede anche in una regione alpina come la nostra. L’idea – quasi una scommessa – è di François Vevey di Lo Courtì de François, che con la sua azienda agricola ha deciso di differenziarsi dalla tradizionale produzione di mele con un frutteto di 1600 mq dalle parti di Senin, a Saint-Christophe: “È un progetto che vorrei ampliare e che qui manca”, racconta.

In quegli stessi terreni dietro casa François ha mosso i primi passi come coltivatore nel 2012: “Ho lavorato per una decina di anni come segretario d’albergo, ma avevo bisogno di stare all’aria aperta e di non dipendere da nessuno. Abbiamo sempre avuto l’orticello dietro casa, mi piaceva, così mi sono chiesto: ‘Perché non farne un’attività?’ Ho iniziato così, ma c’era tanta richiesta e non riuscivo a soddisfare tutti, così mi sono espanso con 6000 mq di terreni vicino al castello di Saint-Christophe ed altri a Ollomont dove coltivo patate”.

Da poco l’orticello è diventato frutteto, mentre il terreno più grosso è dedicato alla coltivazione di pomodori, insalata, peperoni, fagioli, melanzane e tanto altro: “Quello che ha più successo sono i pomodori da sugo, ma anche i fagiolini e le cipolle vanno moltissimo. È un lavoro faticoso, non diventi ricco ma i clienti che apprezzano i tuoi prodotti sono la soddisfazione più grande. Ora mi piacerebbe dare la possibilità ad alcune famiglie con bambini di venire nell’orto e raccogliere direttamente il prodotto che desiderano acquistare”.

François ha imparato da sé, sul campo, soprattutto grazie ai consigli dello zio e di altre persone, ed ora punta sulla vendita diretta e sui mercati: “Il martedì ed il sabato vendo con Lo Tsaven, mentre il lunedì ed il giovedì nei mercati rionali. Raccolgo tutto il giorno prima del mercato, tranne l’insalata che prendo al mattino presto alle 5. Vorrei puntare di più sulla vendita diretta, perché la situazione dei mercati in questo periodo è complessa e rischi di perdere clienti”.

Vevey racconta che anche suo papà aveva un’azienda agricola ma come allevatore, mentre lui ha preferito l’orticoltura perché “meno faticoso e con altri ritmi. Certo, ti svegli presto, metti i trapianti, apri l’irrigazione, semini, poi raccogli e vai a vendere. Però sono contento, sono libero, è un lavoro rilassante nella natura e nel silenzio e, dopo 7-8 mesi di lavoro, i mesi invernali sono un meritato riposo”.

Il Covid non ha fatto troppi danni, se non creare un ritardo di circa un mese perché si faticava a trovare gli innesti. Insieme a lui c’è Simona, la sua collaboratrice: “Ero avvocata, ma non era il mio mondo. Ho lasciato tutto e sono uscita dall’albo. Cinque anni fa ho visto l’annuncio di lavoro di François sul sito della Regione: ho sempre amato l’aria aperta, ma ho ammesso subito di non aver esperienza. Lui mi ha dato fiducia e pian piano ho iniziato, ora non tornerei mai indietro”.

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