Guidava l’auto su cui morì Matteo Guerrisi, la Procura chiede il rinvio a giudizio

16 Dicembre 2016

Era alla guida dell’Opel Corsa che uscì di strada a Saint-Christophe alle prime luci dello scorso 15 maggio – nel violento incidente a seguito del quale perse la vita il 26enne Matteo Guerrisi, di Aosta – ed ora per Nicholas Lucchini, 29 anni, anch’egli del capoluogo regionale, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, con l’accusa di omicidio stradale.

Il fascicolo sul sinistro è affidato al pubblico ministero Carlo Introvigne e l’evoluzione della vicenda è conseguente al mancato raggiungimento di un accordo sulla pena da applicare, in sede di patteggiamento. Matteo Guerrisi era stato soccorso in condizioni critiche dall’auto, capovoltasi dopo l’urto con un cordolo in uscita dalla rotonda “Sogno”, sulla statale 26 in direzione di Aosta, ed era morto quattro giorni dopo all’ospedale “Parini”, dov’era ricoverato in rianimazione, a causa del trauma cranico riportato.

Sull’incidente, la Procura aveva disposto una perizia dalla quale è emersa una velocità del mezzo (calcolata tramite i “frames” di una telecamera della zona) di 120 km/h, contro i 50 del limite nel tratto stradale interessato. Inoltre, a Lucchini era stato rilevato un tasso alcoolemico di 1,4 g/l, cioè quasi tre volte più del consentito dalla legge. Il quadro tecnico del tragico schianto si completa con il fatto che l’autovettura era sprovvista di airbag laterali, aveva i pneumatici invernali e Guerrisi non indossava le cinture.

I due ragazzi avevano trascorso la serata in una discoteca e stavano rincasando. Sarà ora il Gup a dover stabilire la data dell’udienza preliminare. Tra i riti disponibili, a Lucchini resta comunque la possibilità di chiedere il patteggiamento al giudice dinanzi al quale comparirà. Un dato è, al momento, nitido: secondo la formulazione della legge sull’omicidio stradale, alcuni aspetti messi nero su bianco dalla consulenza tecnica possono costituire aggravanti in grado di far lievitare significativamente la pena. Probabilmente, si tratta di una delle variabili che hanno fatto sfumare l’accordo sul patteggiamento.

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