Il Pm a gennaio: “Arrestate Rollandin”. Il Gip ha respinto ad aprile: “Non ce n’è l’esigenza”
All’indomani della chiusura dell’inchiesta su un giro di corruzione in Valle d’Aosta emerge un dettaglio non irrilevante nella lettura della tempistica delle indagini, di cui sono stati notificati ieri, lunedì 14 maggio, a sei giorni dalle elezioni regionali, sette avvisi di chiusura delle stesse. La Procura della Repubblica, lo scorso gennaio, aveva chiesto l’emissione di una misura di custodia cautelare in carcere per l’ex presidente della Regione, Augusto Rollandin. Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Aosta Giuseppe Colazingari l’ha valutata e respinta tre mesi dopo, nella seconda metà di aprile.
A quel punto, il pm Luca Ceccanti e il procuratore Paolo Fortuna hanno disposto ai Carabinieri del Reparto operativo altre attività investigative, al termine delle quali sono partite le notifiche degli atti conclusivi, di cui diversi legali dei sette indagati sono stati stamane a Palazzo di giustizia per prendere visione, nell’ottica sia di strutturare la strategia difensiva, sia di valutare se (e come) avvalersi delle possibilità che la legge consente ai loro clienti in questa fase, tra le quali chiedere di essere interrogati o produrre memorie, o documentazione.
Nel chiedere l’arresto dell’ex Capo del Governo regionale, gli inquirenti ritenevano – sulla base degli elementi raccolti all’indomani delle prime misure cautelari eseguite nel novembre 2017 (nei confronti dell’imprenditore Gerardo Cuomo e dell’ex manager Finaosta Gabriele Accornero, poi venute meno nel dicembre dello stesso anno) – sussistere a suo carico sia un preciso quadro indiziario, sia le esigenze cautelari. Queste ultime, in particolare, erano rappresentate dai rischi di reiterazione del reato di corruzione (a questa ipotesi era riferita la volontà di procedere all’arresto) e di inquinamento delle prove. A quanto si apprende, non era invece valutato consistente il terzo elemento che, secondo la legge, può motivare l'applicazione di una misura del genere, vale a dire il rischio di fuga dell’indagato.
Con l’ordinanza di respingimento della richiesta, il Gip Colazingari ha confermato l’esistere degli indizi sulle attribuzioni mosse a Rollandin, ma non la sussistenza della necessità di limitarne la libertà personale in via cautelare. Da quel momento, la prosecuzione delle indagini affidate ai militari dell’Arma (è nell'ultima fase che gli inquirenti ritengono scorgere ancor più nitido il “collante” tra i tre principali indagati, che ha spinto alla contestazione di associazione a delinquere), con gli esiti messi nero su bianco negli avvisi recapitati ieri mattina ai diretti interessati.