La Carovana dei ghiacciai nella Valpelline: “le due fronti si ritirano sempre più in fretta”
La Carovana dei Ghiacciai 2024, la campagna nazionale di Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e in partnership con il Comitato Glaciologico Italiano è passata in Valle d’Aosta con la sua prima tappa italiana, la seconda del tour che è iniziato con la Mer de Glace, nella Valpelline. In questa zona adesso si trovano due ghiacciai lo Tza de Tzan e la Grandes Murailles, che fino agli anni ’80 confluivano in una stessa massa. Dal 1850 ad oggi, la fronte dell’antico ghiacciaio, che comprendeva gli attuali ghiacciai minori, è arretrata di ben 7 km.
In questa zona preoccupa – in particolare – l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci che si è registrata dagli anni 2000, con il ghiacciaio Grandes Murailles che ha perso 1,3 km di lunghezza dal 2005 e la sua fronte oggi si trova a circa 2900 m s.l.m., ben 500m più in alto. Anche il ghiacciaio di Tza de Tzan ha perso 1,2 km di lunghezza dal 2002 e la sua fronte è “risalita” di ben 400m, attestandosi alla stessa quota del ghiacciaio delle Grandes Murailles.
Ma questo spostamento non è l’unica cosa che i partecipanti alla carovana hanno osservato. “Durante la salita al ghiacciaio, abbiamo potuto vedere gli effetti dell’evento estremo del 30 giugno ed è stato impressionante. Abbiamo visto così tanta natura che si è mossa così velocemente. Se i ghiacciai ci ricordano che le temperature stanno aumentando inesorabilmente, la montagna ce lo dice con gli eventi estremi con cui dobbiamo fare i conti sempre più spesso” spiega Vanda Bonardo presidente di Cipra Italia e responsabile di Legambiente Alpi durante la conferenza stampa di oggi per la presentazione dei dati.
A crollare, dopo le piogge violente del 30 giugno, è stata la morena laterale del ghiacciaio Tza de Tzan, vicina al rifugio Aosta, la piana proglaciale è stata poi alluvionata e sovraincisa. Gli effetti si sono poi propagati lungo tutto il corso del Torrente Buthier de Valpelline, fino all’imbocco della diga di Place Moulin, dove sono giunti circa 2 milioni e mezzo di metri cubi di materiale che hanno creato non pochi problemi alla struttura fermando la produzione di energia, intasando gli scarichi profondi del lago con limo e detriti e portando 6 milioni di m3 di acqua e detrito nel lago, pari al volume trasportabile da circa 300mila camion movimento terra.
“Questa parte detritica depositatasi per effetto delle abbondanti precipitazioni verificatesi negli scorsi mesi era davvero impressionante. Questi fenomeni, come indicano le previsioni, aumenteranno di frequenza fino ad arrivare a modificare l’ambiente ad alta quota in modo irreversibile, senza contare che queste aree glaciologiche subiscono trasformazioni molto veloci” sottolinea Marco Giardino Vicepresidente del comitato glaciologico italiano.
Se le temperature che si alzano sono il problema principale, sono le conseguenze sul ciclo dell’acqua e sugli equilibri ecosistemici a creare i danni più grandi e le trasformazioni più repentine. Inoltre, l’arco alpino – secondo gli scienziati – sta subendo un innalzamento delle temperature tre volte superiore alla media dell’emisfero boreale e questo non fa che aumentare gli eventi estremi. Secondo l’ARPA Valle d’Aosta non è già più possibile riscontrare un’uniformità di comportamento tra i ghiacciai della nostra regione, anche dove la geografia è molto simile, insomma l’imprevedibilità è diventata l’unica certezza.
“Il mondo sta cambiando e non solo a causa del cambiamento climatico Consumiamo sempre di più e siamo sempre di più. La nostra regione negli ultimi 50 anni è passata da un’economia prevalentemente agricola, di allevamento e industriale – mentre ora è per la maggior parte turistica. La relazione tra la natura che subisce cambiamenti sempre più veloci e la nostra economia e società con i loro ritmi molto serrati, è qualcosa che va regolato e gestito. Non possiamo esimerci dalla responsabilità di fare qualcosa, noi possiamo mitigare gli effetti di questo cambiamento climatico, rallentare dei processi che con questa velocità rischiano di essere davvero devastanti in primis per le persone”, conclude Igor Rubbo, direttore di ARPA Valle d’Aosta.
La carovana, nei prossimi giorni, sarà ancora in Valle d’Aosta, sul Monte Rosa, per poi procedere sui ghiacciai alpini di Piemonte, Lombardia, Friuli-Slovenia e Veneto con monitoraggi, mobilitazioni, escursioni, arte e musica in ogni tappa, per coltivare la consapevolezza sulla necessità di combattere la crisi climatica. I dati sui ghiacciai della Valpelline sono stati presentati oggi, giovedì 22 agosto, in una conferenza stampa dove sono intervenuti: Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente CIPRA Italia, Marco Giardino Vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e professore all’Università di Torino, Igor Rubbo, Direttore generale per la protezione Ambientale (ARPA) della Valle D’Aosta, Marco Tesoro operatore Glaciologico CG, Alessandra Piccioni, Legambiente Valle D’Aosta.
La Carovana dei ghiacciai: “La Mer de Glace” ha perso 30 metri negli ultimi due anni
19 Agosto 2024
“Il ghiacciaio Mer de Glace, il più grande della Francia, si sta ritirando. Un grande ‘mare di ghiaccio’ che sta diventando sempre meno profondo. Dal 1850 ad oggi il ghiacciaio del Monte Bianco ha perso 300 metri di spessore all’altezza della stazione Montenvers. Una perdita che ha registrato un’accelerazione dagli anni ‘90 con una riduzione di 190 metri. E se si guarda solo agli ultimi due anni, 2022/2023, il ghiacciaio ha perso ben e 30 metri di spessore”.
Sono questi in primi dati che la campagna di Carovana dei ghiacciai 2024 di Legambiente – in collaborazione con Cipra Italia e la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano – diffonde oggi in occasione della prima tappa in Francia, sul Monte Bianco il tetto d’Europa e il Re delle Alpi.
Obiettivo della campagna è il monitoraggio dello stato di salute dei ghiacciai alpini, in Italia e anche oltre confine, partendo proprio dal ghiacciaio per eccellenza, la Mer de Glace, la cui fronte ha registrato un ritiro di oltre 2,7 km dalla fine della Piccola Età Glaciale, nel 1850.
Oggi – scrive Legambiente – “la superficie occupata dal ghiacciaio Mer de Glace è scesa sotto i 30 km2, un’area che rappresenta comunque il doppio della superficie del ghiacciaio dell’Adamello, il più grande in Italia. Sul ghiacciaio francese, da decenni si registra anche un progressivo aumento della copertura detritica, ossia di frammenti rocciosi che affiorano o si accumulano sulla superficie del ghiacciaio per effetto della sua contrazione e per l’aumento dei crolli di roccia dalle pareti circostanti. Al contempo, si registra una instabilità delle morene e delle pareti rocciose della valle, con ripetuti crolli”.
Un ghiacciaio che “deve essere ripensato nella sua fruizione”
“Questo grande ghiacciaio nella sua complessità e varietà di risposte ai cambiamenti climatici ci racconta di un paesaggio di alta quota che sta completamente cambiando – spiega Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia –. Un paesaggio che in passato ha attirato turisti da tutto il mondo e che ora deve essere ripensato nella sua fruizione”.
La Mer de Glace, aggiunge Bonardo, “se da un lato ci ricorda che occorre cambiare rotta al più presto con forti politiche di mitigazione, dall’altro richiama l’attenzione sulla necessità di impellenti strategie di adattamento anche in alta quota, di nuove forme di turismo, ma anche di tutela dell’alta montagna. Questi sono alcuni degli aspetti che andrebbero affrontanti con un percorso di governance internazionale per le alte quote con la particolare attenzione agli ecosistemi glaciali”.
“La tappa della Carovana alla Mer de Glace ha permesso di constatare il valore di questo ghiacciaio dal punto di vista storico, scientifico, estetico e culturale – dice invece Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano –. Un patrimonio materiale e immateriale che i glaciologi francesi incontrati nella tappa hanno dimostrato di saper difendere e valorizzare, per impedire che le rapidissime trasformazioni imposte dal riscaldamento climatico facciano perdere la memoria scientifica e geomorfologica sugli ambienti d’alta quota del Monte Bianco”.
Un focus sul Monte Bianco
Secondo gli studi di Deline e Ravanel – si legge ancora nella nota di Legambiente – dal 1930 ad oggi, a fronte di un aumento di 1,7°C di temperatura, c’è stato una crescita dei crolli di pareti rocciose nel settore del Monte Bianco. Si parla, nel dettaglio, di 12 crolli in media all’anno tra il 2000 ed il 2010, mentre nell’intervallo 1940-1950 i crolli in media erano cinque all’anno.
In particolare, nella zona del Drus e delle Aiguilles de Chamonix , sul totale dei crolli avvenuti dalla fine della PEG (anno 1850) più dell’85 per cento sono stati registrati dagli anni 1990 fino ad oggi, in appena tre decenni.
Le prossime tappe Carovana dei ghiacciai
Dopo la tappa sul Monte Bianco, la Carovana dei ghiacciai si sposterà – dal l19 al 22 agosto – in Valle d’Aosta per monitorare lo stato di salute dei ghiacciai della Valpelline.
Con l’edizione 2024 dell’iniziativa, Legambiente ha lanciato a settembre la petizione online “Una firma per i ghiacciai, per chiedere al Governo azioni concrete partendo dall’attuazione di sette interventi indicati nel Manifesto per una governance dei Ghiacciai. Una petizione che l’associazione ambientalista ha lanciato a settembre.