Con le chiusure del Traforo del Monte Bianco Confindustria stima una perdita del 9,8% di Pil
La recente chiusura del Tunnel del Monte Bianco, con i suoi impatti economici e le sue ripercussioni sociali, è stata il focus principale del convegno “Il fattore Tunnel – La fragilità delle connessioni tra Italia ed Europa”. L’evento, organizzato dal Consiglio delle rappresentanze regionali di Confindustria, si è tenuto presso Skyway Monte Bianco oggi, martedì 21 novembre, e ha visto la partecipazione tra gli altri del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
“Il fattore Tunnel”
“Il fattore Tunnel continua a incidere sulle programmazioni, sulle risposte che riusciremo a dare, sui tempi di consegna e sui margini che otterremo da ogni singola vendita perché tramite tali fattori possiamo investire sullo sviluppo delle imprese e del territorio, di cui rappresentiamo il 40% del valore aggiunto prodotto ogni anno – ha constatato in apertura il presidente di Confindustria Valle d’Aosta, Francesco Turcato, sottolineando l’impegno istituzionale dimostrato dall’Italia ma lamentando da parte francese collaborazioni giunte a singhiozzo -. Devo come imprenditore, dobbiamo come parte attiva dell’economia italiana e dovremo come europei pretendere che si esca da questo stallo preoccupante che colpisce sia l’Italia che la Francia a partire dal raddoppio del Traforo”.
Logistica ed economia
Come sottolineato da Guido Ottolenghi, presidente del gruppo tecnico Logistica e trasporti di Confindustria, la logistica gioca nel complesso e inatteso scenario transfrontaliero attuale un ruolo di strategica centralità sia in termini di valore economico sia in termini di continuità di funzionamento delle filiere merceologiche.
Tale caratterizzazione è resa manifesta dalle analisi effettuate da Stefano Di Colli, economist del Centro studi di Confindustria, e presentate proprio in seno al convegno “Il fattore Tunnel”. Secondo i dati illustrati oggi, martedì 21 novembre, nel 2019 sono transitati all’interno delle gallerie del Tunnel del Monte Bianco 1,3 milioni di auto e moto e 649 mila camion e pullman, per un totale di 1,5 milioni di presenze straniere sul territorio valdostano e introiti in termini di export verso la Francia pari a 152 milioni di euro.
Il costo della chiusura
La chiusura del Traforo di inizio millennio ha generato in un solo triennio ingenti perdite di traffico, pari a circa 7,4 milioni di veicoli, di cui 3,8 milioni di autovetture e motocicli e 3,6 milioni di autocorriere e tir. Ciò ha portato all’inevitabile contrazione delle presenze e degli arrivi turistici nella regione, scesi rispettivamente del 6,6% e del 10,2% nel solo 1999. Nel 2000, poi, la regione è stata l’unica realtà italiana ad aver registrato una diminuzione del proprio valore aggiunto (-0,3%, rispetto al 3,8% della Penisola e al 3,5% del nord-ovest) nonché uno scostamento del -6,2% rispetto al prodotto interno lordo nazionale.
Le stime vogliono che la sospensione del traffico programmata nei prossimi anni, della durata di 3 mesi all’anno per 18 anni, comporti per la Valle d’Aosta una perdita cumulata di valore aggiunto pari al -9,8% nonché una perdita di prodotto interno lordo pari al -6,7%. Parallelamente, essa avrà ripercussioni anche sulla Regione francese dell’Auvergne Rhone-Alpes, con un calo cumulato di valore aggiunto pari al -2,6%.
Il futuro del Tunnel
A fare seguito agli interventi del convegno “Il fattore Tunnel”, è stata una tavola rotonda cui hanno preso parte il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay, e l’assessore regionale Sviluppo economico, formazione e lavoro, trasporti e mobilità sostenibile, Luigi Bertschy; presente anche tramite videomessaggio Edoardo Rixi, viceministro Infrastrutture e trasporti.
In tale sede il presidente della Regione Renzo Testolin ha ribadito l’urgenza di un prossimo cantiere di raddoppio della canna finalizzato a fluidificare il transito sotto il Monte Bianco nonché ad affrontare i lavori di manutenzione in maniera più serena e ragionata.
“La Regione Valle d’Aosta sta sensibilizzando e stimolando il Governo italiano che attualmente è allineato su questa opportunità e questa necessità di costruzione – la sua osservazione -. Da parte francese credo che ci sia una situazione politica che non permette di approcciare in una maniera più pragmatica e meno ideologica questo tipo di situazione, ma confido che nel tempo possa modificarsi questo tipo di approccio e avvicinarsi a un’idea che possa portare benefici a entrambe le nazioni”.
Il Tunnel come risorsa
Il Tunnel del Monte Bianco rappresenta per la regione un punto fermo di mobilità frontaliera fondamentale sia per ciò che concerne l’attività turistica sia per ciò che concerne il trasporto merci.
“Il nostro Paese presenta purtroppo ampie aree in cui gli effetti del mancato sviluppo infrastrutturale hanno ripercussioni pesanti sulla vita di imprese e cittadini soprattutto nel Mezzogiorno, ciò che rende ancora più pressante la necessità di evitare che esso rimanga isolato rispetto all’Europa – ha dichiarato Vito Grassi, presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali e per le politiche di coesione, rammentando i fondi della politica di coesione nazionale ed europea nonché del Pnrr dedicati proprio alla riduzione dei divari -. L’utilizzo efficiente di queste risorse diventa, quindi, una vera e propria questione di strategia nazionale e di posizionamento competitivo dell’Italia nei prossimi anni”.