Con “RestHAlp” l’Institut agricole Régional punta al ripristino ecologico degli habitat alpini
La “restauration des habitats alpins” – o ripristino ecologico degli habitat alpini – passa in Valle d’Aosta attraverso l’articolato progetto Interreg-Alcotra Italia-Francia “RestHAlp”, conclusosi alla fine dell’anno passato ma naturalmente esteso grazie al progetto figlio “RestHAlp +”, prossimo a terminare entro il prossimo marzo. Promosso a livello regionale dal suo capofila, l’Institut agricole Régional, esso coinvolge una serie di altri partners tanto italiani quanto francesi che hanno come loro finalità la tutela di quegli ambienti e la valorizzazione di quei paesaggi coinvolti nella strategia “Area 2000” e a diverso titolo degradati a causa di interventi antropici o diffusione di specie esotiche invasive.
Piante invasive
Uno dei numerosi approfondimenti del progetto “RestHAlp” risiede nel suo tentativo di contrasto a specie vegetali di natura esotica in rapida e dannosa diffusione in tutta la Valle d’Aosta.
“È capace di formare popolamenti fitti e densi che impediscono la crescita di altra biodiversità, di erodere zone in prossimità di corsi di acqua e addirittura di penetrare i muri di edifici e abitazioni con le sue radici invasive il poligono del Giappone o poligono di Boemia, una pianta regolamentata in Gran Bretagna da norme strettissime di contenimento che portano il valore immobiliare di una dimora a crollare e spese assicurative notevoli a subentrare qualora ritrovata all’interno di cortili e giardini privati – spiega Mauro Bassignana, direttore della sperimentazione dello Iar -. Tale vegetale è stato da noi cartografato al fine di individuare le zone da sottoporre a opportuno intervento tramite innovative tecniche di diserbo non chimiche quali la distribuzione all’interno di una apposita schiuma di vapore a 100 gradi che disattivi le parti vegetali oppure l’elettrodiserbo, basato sul rilascio di scariche ad alto voltaggio che mandino in ebollizione i tessuti cellulari colpendo anche le radici”.
L’altra specie pericolosa sulla quale l’iniziativa del polo scolastico agricolo valdostano sta concentrando forze ed energie è il cosiddetto Senecio sudafricano, ben visibile per esempio sulle rotaie e nei passaggi a livello aostani per via della sua forma similare a piccole margherite gialle tuttora in fiore nonostante l’avvio della stagione autunnale.
“Si tratta di una pianta tossica che rischia, se diffusa, di contaminare quel fieno nutrimento essenziale per molti dei nostri animali – chiarisce ancora Bassignana -. In tal senso abbiamo agito non soltanto nella direzione dell’informazione e della sensibilizzazione volte a diffondere la consapevolezza di quanto sta accadendo sul territorio ma abbiamo anche sviluppato una app per smartphone che permette di segnalare la presenza di queste e altre specie al fine di generare una cartografia dinamica capace di illustrarne la propagazione”.
Risemina autoctona
Consci della gravità riscontrata da taluni interventi antropici quali scavi e cantieri su prati e pascoli valdostani, gli esperti del progetto “RestHAlp” mirano a ripristinare le condizioni preesistenti di tali habitat attraverso una pratica di risemina totalmente effettuata con semi nostrani.
“Vista la difficoltà nel reperire tali prodotti sul mercato odierno, dove generalmente è possibile acquistare soltanto varietà estere e non autoctone, abbiamo cercato di approfondire una tecnica di raccolta tramite appositi mezzi che spazzino l’erba prima dell’avvio fieni per raccogliere la parte più alta delle piante contenente semi per noi molto preziosi – commenta Bassignana -. Modificando e perfezionando una macchina similare anni fa acquistata dal Canada, abbiamo costruito un prototipo per il quale abbiamo già richiesto la registrazione di un brevetto e che ci permette di ridurre i tempi morti di elaborazione, di regolare meglio la spazzola in altezza e velocità e di rendere in generale più semplici le operazioni”.
I servizi ecosistemici
L’ultimo ramo di azione interessato dal progetto “RestHAlp” è quello della valorizzazione dei cosiddetti servizi ecosistemici, ovverosia la serie di vantaggi garantiti all’uomo da un dato ecosistema, tra i quali figurano per esempio la fornitura di foraggio da parte di un prato o di legna da parte di un bosco.
“Uno dei valori più importanti di un dato ambiente è la sua capacità di stoccaggio del carbonio nel suolo o nelle foglie e nei tronchi degli alberi, cui si associa per esempio il valore paesaggistico attribuito da residenti e turisti a una data area – conclude Bassignana, ricordando peraltro le numerose pubblicazioni rilasciate nell’ambito dell’iniziativa quali lunghi manuali o schede sintetiche contenenti piani e linee guida sulla tematica -. In tale ambito abbiamo voluto focalizzarci sulla regolazione delle acque nelle aree umide e la funzione di polmone spesse volte da esse svolta, non dimenticando per questo di strizzare l’occhio ad aspetti più turistici e di godimento prodotti da un dato ambiente”.