La riforma del servizio idrico integrato è legge
Con un ritardo di 15 anni, la Valle d’Aosta, ultima regione italiana, dà corso alla riforma del servizio idrico integrato, allontanando il rischio di perdita di fondi europei. Il disegno di legge è stato approvato – 18 favore, 17 astenuti – nel pomeriggio di oggi dal Consiglio regionale.
L’articolato definisce il percorso per arrivare ad un gestore unico per il servizio idrico integrato. Le funzioni di governo sono assegnate al Bim, il Bacino imbrifero montano della Dora Baltea (BIM), individuato quale EGA (Ente di governo d’ambito) che andrà a sostituirsi ai sette sub-Ato oggi presenti, costituiti fra il 2009 e il 2011, ma mai pienamente operativi.
Oltre ad attuare le direttive, gli indirizzi e la pianificazione regionale per la tutela e la gestione delle acque per gli ambiti di competenza; riordinare i servizi e definire gli obiettivi di qualità del servizio idrico integrato; il Bim dovrà individuare la forma di gestione, provvedendo, conseguentemente, all’affidamento del servizio. Il modello pensato per la gestione è quello di una società In House, totalmente pubblica, composta dai 74 comuni.
Al Bim, attraverso la sua assemblea, composta da un rappresentante per ciascuno dei Comuni consorziati, compete anche l’approvazione del nuovo Piano d’Ambito, che prevede investimenti nel trentennio di mezzo miliardo di euro circa.
Le tariffe del servizio, che saranno stabilite sempre dall’Assemblea del Bim, a differenza di quanto avviene oggi, saranno uguali per tutti i valdostani.
Approvato all’unanimità un ordine del giorno, depositato in Aula dal gruppo Pcp, che impegna il Presidente della Regione a richiedere formalmente lo stralcio dell’articolo 6 (delega in materia di servizi pubblici locali) del disegno di legge Concorrenza all’esame del Parlamento che mette in discussione alla base la funzione pubblica e sociale degli enti locali, costringendoli di fatto al ruolo di enti unicamente deputati a mettere sul mercato i servizi pubblici di propria titolarità – quindi il servizio idrico integrato – con grave pregiudizio dei propri doveri di garanti dei diritti della propria comunità.
Risolta anche la querelle con gli enti locali sulle risorse per dar corso alla riforma. E’ infatti in arrivo un disegno di legge, che ha già ricevuto il parere positivo a inizio maggio dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) per aumentare di 4 milioni di euro i fondi del Bim.
“Per interventi strategici inseriti nel Piano d’ambito, l’EGA e la Regione possano contrarre mutui, a medio o a lungo termine, disciplinando la possibilità ulteriore che la Regione intervenga per la restituzione dei mutui accesi dall’EGA o per la copertura del costo dei relativi interessi. – ha ricordato in aula il relatore del dl Albert Chatrian – Il BIM, ha concluso Chatrian, una volta completata l’approvazione del progetto di legge oggi all’esame e di quello in fase di elaborazione sui canoni di concessione, potrà destinare annualmente almeno 7/7,5 milioni di euro al finanziamento dei programmi di intervento nel settore del servizio idrico”.
Fra i punti critici della riforma, segnalati dalla consigliera Chiara Minelli di Pcp, l’Osservatorio sulla risorsa idrica “che si configura piuttosto come una conferenza dei servizi, in quanto manca tutta la parte dei rappresentanti dei consumatori, dei consorzi, delle associazioni ambientaliste”, ma anche la questione del Piano d’ambito, “non ci sono nel testo indicazioni sul suo ruolo e la sua impostazione, sarà però un atto che condizionerà i 30 anni futuri di questa regione”.
Per il consigliere della Lega Vda Luca Distort il dl presenta due lacune: “in primo luogo vi è la necessità di compiere ulteriori approfondimenti per individuare le migliori forme di disciplina di questa materia così determinate, anche in considerazione del parere negativo espresso da Bim e Celva. La seconda condizione è quella di poter seguire correttamente il percorso di attuazione del testo normativo”.
Il Presidente della Regione Erik Lavevaz ha invece parlato di “una legge positiva che porta un cambiamento strutturale del servizio idrico dei territori e che non poteva più essere procrastinato, anche per accedere ai fondi Pnrr”. Lavevaz è poi ritornato sul parere negativo espressa dal Celva per dire che “non mi ha stupito per niente. Sapevamo che il punto di 4 milioni non era stato risolto nella forma. Mi hanno stupito solo le dichiarazioni colorite fatte da alcuni sindaci, per il fatto che questi sindaci non fossero stati sufficientemente informati”.